Esiste una sensazione molto particolare nella nostra vita. Si tratta di un sentimento impalpabile, o meglio, di uno stato emotivo sfuggevole e non ben definito: l’amarezza. Un insieme di tristezza e rassegnazione, di soddisfazione insipida, come un gusto dolce ma leggermente pungente.
Past Lives è il film che descrive, a suo modo, questo stato di cose. Scritto e diretto dalla regista coreana Celine Song, è stato girato in pellicola da 35 mm. Na Young e Hae Sung ne sono i protagonisti, i poli della storia. Come due anime, lontane ma legate da un filo rosso, si perdono e si ritrovano nell’arco di 24 anni. Le loro strade si dividono presto, infatti Na Young parte con la famiglia per il Canada, lasciando l’amico in Corea del Sud. Ritornano casualmente in contatto ben 12 anni dopo, tramite una pagina Facebook dedicata a un film del padre di Na Young, che cambia il nome in Nora Moon. Lei scopre che Hae Sung la sta cercando. Iniziano, così, a sentirsi quasi ogni giorno in videochiamata. Nora si trova a New York, dove lavora come sceneggiatrice.

Di nuovo sprofondano in un lungo periodo di assenza e lontananza. Si incontrano davvero, 12 anni dopo, proprio a New York, quando Hae Sung va a trovare Nora. I due sono cresciuti, hanno vissuto nuove esperienze, Nora si è sposata. L’incontro diventa un riaccendersi di ricordi di infanzia, emozioni del passato riemergono nei cuori dei due personaggi. Il destino li ha divisi per un tempo dilatato ma, per qualche motivo, come in una terza vita, sono insieme, si parlano, si guardano e fisicamente sono nello stesso posto. In alcune scene, sorge proprio un’intimità mista a imbarazzo, come tra due bambini. Ora, adulti, con storie e scelte di vita diverse, ritornano a essere i due amici di una volta. Le loro anime si sfiorano dopo tanto tempo, finalmente.
Il loro rapporto non è mai esplicitato con chiarezza. Per tutto il film, sappiamo che da bambini si piacevano, qualcosa di quel sentimento è rimasto negli anni, semplicemente non è mai venuto fuori. Il loro amore non è mai stato dichiarato o, quantomeno, il vero significato dietro al loro legame, inizialmente così stretto, che è andato a perdersi. Tuttavia, non appena si vedono a New York, sembra accendersi non tanto la fiamma, piuttosto il desiderio di una vita non vissuta, una nostalgia di qualcosa che non è mai accaduto. Per questo motivo, tutto sembra condurre a quel senso di amaro in bocca, un gusto che permane.

La storia di Nora e Hae Sung ci porta a una dimensione quasi platonica. “La teoria dello In-Yun (parola coreana, che vuol dire provvidenza o destino) si riferisce ai rapporti tra le persone”, dice Nora ad Arthur, il ragazzo con cui si sposa. “È un In-Yun persino quando due sconosciuti camminano per strada e i loro vestiti si sfiorano appena, perché significa che c’è stato qualcosa tra loro nelle vite passate”. È affascinante pensare a questa visione di vita, ma è difficile crederci. Ciò che lega due persone è davvero riconducibile alle loro vite passate? Questa domanda è simile a quella che Hae Sung pone a Nora in una scena: che cosa saremmo stati? C’è quel desiderio in lui di conoscere nuovamente la bambina che era Nora, la Na Young di dodici anni. In una delle ultime scene, in un bar, lei gli dice che quella bambina non c’è più ma che esisteva. Tornare indietro è, dunque, impossibile; aggrapparsi ai ricordi è solo deleterio per sé stessi.

Il film ha riscosso critiche positive, ma anche negative, perché si rivela una storia pesante da digerire, sentimentalista o troppo intimista. Quel che colpisce è la semplicità che si crea lungo tutte le scene, le emozioni nascoste, gli sguardi, i silenzi. Past Lives è la rappresentazione cinematografica di una storia apparentemente insolita, ma dai moltissimi punti in comune con le nostre vite (presenti!). Ci porta a quei sentimenti e alla malinconia di quei rapporti sospesi nel tempo e nello spazio.
Cecilia Blunda
Crediti immagine di copertina: https://pin.it/3YdsoXJ6P
