Il museo è uno dei punti culturali della città più visitati. Negli ultimi anni, anche grazie allo sviluppo tecnologico e alle innovazioni digitali, si propongono sempre più mostre interattive, volte a coinvolgere spettatori di tutte le età, a 360 gradi.
Visitare le mostre “all’antica” rimane un’attività affascinante, ma spesso il turista medio potrebbe annoiarsi nel passaggio da una sala all’altra o osservando una successione di quadri, tutti in fila e posizionati ugualmente, quasi a formare una serie. In questo ambito, il curatore cerca di organizzare il materiale artistico nella maniera più accattivante e originale possibile, prestando attenzione alle luci, alle descrizioni delle opere e alla disposizione generale. Il visitatore di un museo deve sentirsi trasportato in un altro mondo per poter far parte di un viaggio temporale e non solo. Organizzare una mostra è, dunque, un’impresa e le figure professionali che vi lavorano hanno bisogno di collaborare in sinergia. Le idee sono tante, ma è necessario trovare compromessi e soluzioni efficaci.
L’arte interattiva ne è un esempio. Questo tipo di installazione sta prendendo piede in varie forme. Si propone di coinvolgere totalmente il visitatore rendendolo parte dell’arte stessa e invitandolo in alcuni casi a creare, lasciare una traccia, entrare in contatto con ciò che tradizionalmente non si deve toccare. Sotto ai quadri o alle statue si legge spesso “Do not touch!”, “Non toccare”. Invece, in queste occasioni si può, e in certi casi si deve, toccare ciò che sta intorno, per sentirsi inclusi.
Al Tate Modern di Londra, museo di arte moderna internazionale, quest’estate, dal 20 luglio al 26 agosto, il pittore colombiano Oscar Murillo ha trasformato il Turbine Hall in un grande giardino, “The Flooded Garden“. In collaborazione con Uniqlo, ha reso lo spazio completamente interattivo: le persone sono state invitate a dipingere enormi tele a loro piacimento, usando tempere dai colori accesi. Una volta riempite di vernice le tele, ravvivate da disegni fantasiosi, sono state esposte nelle impalcature della Turbine Hall. L’artista si è ispirato al Giardino dell’artista a Giverny di Claude Monet, e alle sue stesse opere dette “Surge“.
Oscar Murrillo ha quindi ideato un’opera collaborativa, invitando persone di tutte le età e di diversa provenienza a parteciparvi. I colori usati sono stati principalmente rosa, blu e giallo. La libertà creativa ha permesso di trasformare l’arte in un gioco. Creare l’arte insieme ad altri sconosciuti, con idee e vite diverse, ma riuniti nello stesso posto per dipingere e lasciarsi andare nella pittura, sfida il visitatore del Tate Modern. Questo si sente coinvolto e chiamato a “fare arte”. Nello stesso spazio, bambini, adulti, anziani creano, dipingono, si sporcano le mani con gli stessi pennelli e sorridono. L’arte unisce e lenisce: è come una terapia. Il bello è poterne far parte nella semplicità.
Anche il mondo delle illusioni sta diventando interessante. Il Museo delle illusioni di Praga, aperto nel 2018, ospita installazioni 3D i cui giochi ottici stupiscono lo spettatore, che si sente catturato. Questi musei attirano soprattutto i bambini, perché propongono percorsi di visita divertenti e insoliti. L’opera diventa così uno stupefacente oggetto di divertimento. Questa proposta sembra avere l’intento di sfidare il tradizionale percorso museale, durante il quale le persone sono chiamate a contemplare le opere o quantomeno a osservarle, anche di sfuggita.
Infatti, soprattutto nei grandi musei, affollati di turisti, l’opera artistica è quasi mercificata, oggettificata. Spesso, ci si limita a fare foto e ci si preoccupa più di postare le storie, che di ammirare il quadro o la statua in questione. Fermarsi, prendersi il proprio tempo per osservare è quello che qualsiasi visitatore dovrebbe fare. Le visite guidate sono un buon modo per accompagnare i gruppi, ma possono non essere sempre la soluzione ideale. Spesso seguire un percorso prestabilito è un rischio: è senz’altro una scelta con un suo costo, le guide selezionano solo alcune opere. La libertà di sorpassare questa visita pianificata, poi, sta al visitatore, che o segue la guida o ha la curiosità di allontanarsi per un attimo dal gruppo e osservare qualche altra opera o installazione.
In realtà, per visitare veramente un museo ci vorrebbero giorni. Un artista potrebbe aver impiegato mesi a realizzare un’opera che una qualsiasi persona può vedere per qualche minuto. Tutto ciò è impressionante: la sproporzione di tempo tra il prodotto finale artistico e quello impiegato dal visitatore tra un’opera e l’altra. Ad esempio, visitare il Louvre in un solo giorno è impossibile, la vastità di arte presente non permette di vedere tutto nella stessa giornata.
Lo stupore si sta perdendo. Ormai con i social, tutto è già condiviso e ripubblicato. In alcuni, tuttavia, questo può rivelarsi un aspetto positivo! Far conoscere l’arte tramite Tik Tok, per esempio, è un valido modo per raggiungere un pubblico eterogeneo e avvicinarlo a questo mondo.
ll potere dell’arte è unico e trovare delle modalità nuove e coinvolgenti di mostrarla al pubblico è l’obiettivo ormai di molti enti culturali in giro per il mondo. L’arte è di tutti e per tutti.
Cecilia Blunda



