Ragazze Elettriche: potere, femminismo, distopia

“Il mondo che conosciamo potrebbe non essere più lo stesso.”

Ragazze Elettriche è una serie distopica di nove episodi pubblicata da Amazon Prime nel 2023, tratta dall’omonimo romanzo di Naomi Alderman del 2017.
La trama ruota attorno ad un cambiamento repentino e inspiegabile dello status quo: dall’oggi al domani, le adolescenti di tutto il mondo scoprono di avere il potere (non a caso il titolo originale della serie è The Power) di dare scosse elettriche attraverso le mani. Questa capacità è legata alla comparsa di un nuovo organo, nel corpo femminile, con funzione difensiva: Madre Natura la sa lunga, la miglior difesa è l’attacco.

Lo sforzo per tradurre in immagini il caos che si crea a livello globale è certamente notevole: la storia si concentra in particolare sulle vicende di quattro giovani donne, sparse ai quattro angoli del mondo.
In America abbiamo Jos (Auliʻi Cravalho), prima dei tre figli della sindaca di Seattle (Toni Collette), ed Allie (Halle Bush) che si è chiusa nel mutismo per via degli abusi subiti dalla famiglia adottiva e che sente nella testa la voce (femminile, non a caso) di Dio.
In Europa invece ci sono Roxy (Ria Zmitrowicz), figlia illegittima di un boss della malavita londinese, e Tatiana (Zrinka Cvitesic), insofferente moglie del premier moldavo.
Infine, un po’ fuori dal coro, la voce di un co-protagonista uomo: l’aspirante giornalista nigeriano Tunde (Toheeb Jimoh) che vuole raccontare le potenzialità del “nuovo mondo elettrico”.
A complicare questa impostazione corale c’è la tentazione (lodevole, per carità) della regia di dare tridimensionalità anche ai personaggi minori: così, per quanto le singole performances siano davvero pregevoli, l’effetto finale risulta un po’ caotico.

La strada per la realizzazione di questi nove episodi è stata poi a dir poco tortuosa.
Naomi Alderman ha curato la realizzazione della serie come co-autrice e produttrice esecutiva insieme ad un team tutto al femminile, composto da Raelle Tucker, Claire Wilson e Sarah Quintrell. Avrebbe dovuto far parte della squadra anche Reed Morano (la firma cinematografica de Il Racconto dell’Ancella), che però ha deciso di abbandonare il progetto per motivi creativi: il primo di una lunga serie di imprevisti, concretizzati in due anni di ritardo nel lancio della serie.
Infatti, la pandemia di Covid-19 ha costretto a rimandare l’inizio delle riprese da fine 2019 a fine 2021; inoltre non hanno certo aiutato i numerosi cambi in corso d’opera, sia nella composizione del cast – con conseguenti reshoot e ulteriori ritardi – sia nelle location*, già numerose ed eterogenee in partenza.
*Ci si riferisce qui alla scelta di non girare le scene americane nello stato della Georgia, come gesto di protesta contro la legge antiabortista approvata nel 2019.

Da notare la caratterizzazione visiva (e la costante opposizione polare) di ogni luogo narrato: colori freddi e fumosi per la Londra di una arrabbiatissima Roxy, inquadrature dal basso e toni caldi per la divina Allie. E mentre gli sgargianti abiti della Nigeria di Tunde raccontano di rapporti affettuosi e genuini, il lusso sfacciato della dimora di Tatiana si oppone alla sua arida vita interiore.

I temi che questa serie vuole toccare sono certamente molti: lo spazio di sole nove puntate non rende giustizia alla profondità emotiva raggiunta dallo show.
Centrale la dimensione del corpo: la serie, come il libro che la precede, è una potente metafora dei cambiamenti portati dall’adolescenza, del potere generatore (e quindi distruttore) del femminile e dell’oppressione patriarcale. Rispetto alla definizione di “donna” e “femminile”, il cast e lo sviluppo della narrazione sono genuinamente inclusivi e non si cade mai nello stereotipo di genere binario: si percepisce l’attenzione e la delicatezza nel raccontare il dramma interiore vissuto da Ryan, il fidanzato transgender di Jos.
È però interessante notare che l’opera non condanna (solo) il patriarcato, ma qualsiasi forma di –arcato: l’avvento del matriarcato non può infatti essere una soluzione, in quanto ogni forma di organizzazione oppressiva non è auspicabile per realizzare, davvero, un mondo migliore.
Forse è per questo che la serie è un po’ lenta a partire: la “mollezza” delle prime puntate può essere assimilabile al quadretto di un mondo idealizzato, che precipita rapidamente non appena il mondo cede alla tentazione di vendicarsi all’oppressione patriarcale.
Inoltre, il tema della fisicità si collega ad altri aspetti di riflessione attualissimi, quali la viralità, sicuramente una strizzata d’occhio al Covid – il potere si può “passare” da un corpo all’altro attraverso una breve scossa sulle clavicole – che viene declinata sia in senso social (l’esplosione mediatica sulla narrazione del fenomeno), che in senso ideologico (il labile confine tra setta e misticismo religioso).

In conclusione, Ragazze Elettriche è un prodotto brillante e un’occasione preziosa per riflettere sul mondo che abbiamo… e su quello che vorremmo.
Buona Visione!

Arianna di Pascale

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  1. Avatar di wwayne wwayne ha detto:

    Questo è il miglior romanzo distopico che abbia mai letto: https://wwayne.wordpress.com/2024/10/12/una-prof-speciale/. L’hai letto anche tu?

    "Mi piace"

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