André Breton incrocia la prima pittura metafisica di De Chirico nel 1916 a Parigi. Questa esperienza lo segnerà profondamente, incidendo sul suo successivo percorso personale e professionale e portandolo a scrivere a sua volta un capitolo fondamentale nella storia dell’arte novecentesca.
La pubblicazione del primo Manifeste du surréalisme (15 ottobre 1924) formalizza ciò che Breton aveva già divulgato negli ultimi anni, designando De Chirico come padre del nascente movimento surrealista.
Diversi artisti surrealisti rimangono colpiti dai dipinti metafisici di De Chirico degli anni ‘10, con protagonisti le piazze deserte, i manichini senza volto, i manufatti di tutti i giorni intrecciati a giustapposizioni imprevedibili quanto inquietanti.
La portata artistica di De Chirico è difficile da misurare, ma la sua eredità è inconfutabilmente radicata: aprendo le porte del suo universo metafisico enigmatico quanto rivelatorio, De Chirico ha avviato un mondo di scrittori surrealisti come André Breton, Paul Eluard, Louis Aragon, nonché a numerosi artisti come Jean Cocteau, René Magritte, Max Ernst, Paul Delvaux, Man Ray, André Masson, Jean Arp, Kay Sage, Leonora Carrington, Dorothea Tanning, Leonor Fini, Dora Maar, Lee Miller.
De Chirico si trasferisce da Ferrara a Roma all’inizio del 1919. È in questo periodo che sceglie di aderire all’arte del passato – che in una qualche forma ha sempre incluso nei suoi primi dipinti metafisici, quelli dal 1910 al 1918 – in maniera sempre più palese.
Riprendendo lo studio della scultura classica e dei grandi maestri, diventa un assiduo frequentatore dei musei di Roma e Firenze, primi fra tutti la Galleria Borghese, gli Uffizi e Palazzo Pitti.
In “Testa mitologica” (1921-1923) riflette l’interesse per le statue classiche esposte nella sala della Niobe agli Uffizi; nel ritratto “Testa di San Giovanni” (1921) è influenzato da Perugino; in “Ritratto di signora” (1921) è di rilevante importanza il paesaggio nebbioso leonardesco che fa da sfondo.
Breton giudicò sempre quest’arte “da museo” in accezione dispregiativa, sebbene per De Chirico essa rappresentava un’evoluzione coerente della sua produzione precedente.
Inoltre, nel 1925 De Chirico partecipa alla “Terza Biennale Romana – Esposizione di Belle Arti” (Roma; marzo – giugno 1925) dove tra le altre opere porta “Autoritratto” (1925), che menziona in maniera lampante la ritrattistica quattrocentesca di Giovanni Bellini con i tendaggi che incorniciano la composizione, il parapetto e il paesaggio sullo sfondo.
Il rapporto tra de Chirico e il gruppo dei surrealisti, segnato da incredibili collaborazioni professionali e di amicizia, si spezza nel corso dell’anno 1925, con una rottura definitiva nel 1926 e la dichiarazione pubblica di Breton secondo cui De Chirico era morto “artisticamente” già nel 1918.
Per i surrealisti difatti, la sua trasformazione avvenuta a partire dal 1919 a favore del classicismo, era incomprensibile e soprattutto inferiore rispetto all’acuta pittura metafisica degli anni ‘10.
Nonostante ciò il pittore mantenne sempre un elemento di continuità con l’opera metafisica degli anni ‘10, come “La mia camera nell’Olimpo” (1927) o “Facitori di trofei” (1926-1928), una chiara evoluzione del primo periodo metafisico, in cui convivono elementi del passato e del presente.
Dopo dieci anni in Italia (1915-1925), De Chirico ritorna nella ville lumière verso la fine del 1925, rimanendo fedele alla sua prima produzione metafisica così come all’adesione al Classicismo e alla tradizione.
Gli assemblages di oggetti giustapposti secondo un ordine di casualità che troviamo negli “archeologi” ricorrono anche nella serie dechirichiana dei trofei, totem ideati da unioni di elementi che legano passato e presente.
Negli interni stipati di “cose” inaspettate, dai frammenti di colonne, ai frontoni, a rocce, agli acquedotti o strutture di letti in metallo, si fanno spazio in visioni che coniugano i due grandi filoni della sua carriera artistica con risultati straordinari.
Greta Sberna
Fonte immagine in evidenza: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Giorgio_de_Chirico_-_L%27%C3%89nigme_de_l%27heure.jpg


