Non è un mistero che la serie TV animata “Arcane: League of Legends” o più comunemente Arcane sia uno dei prodotti di punta di Netflix, e che la sua seconda e ultima stagione sia stata una delle uscite più attese degli ultimi anni.
La prima stagione, uscita nel 2021, terminava infatti con un cliffhanger, ovvero con un finale che assicurava una seconda stagione, uscita poi a novembre dell’anno scorso in tre diverse date di rilascio di tre episodi, per un totale di nove episodi da un’ora. La serie, tratta dal videogioco League of Legends, è stata creata dallo studio di animazione francese Fortiche Production e prodotta dallo studio che ha creato il videogioco, la Riot Games, ed è stata considerata dalla critica il migliore adattamento di un videogioco di tutti i tempi.
Dimenticate infatti Super Mario Bros: con un occhio sia ai fan accaniti del videogioco che agli spettatori occasionali e utilizzando animazioni e character design innovative, si può dire che la prima stagione della serie sia una piccola chicca di animazione, insieme alla premessa originale e alla trama accattivante.
Ma la seconda stagione, sicuramente, non ha incontrato le aspettative.
Prima di continuare, è necessario avvertire che questo articolo contiene un’ingente quantità di spoiler, pertanto è consigliata la lettura alle persone che hanno visto almeno la prima stagione.
La trama della prima stagione seguiva la storia delle due sorelle Vi e Powder, nate e cresciute a Zaun, città sotterranea alla mercé di Piltover, città ricchissima e avanzata tecnologicamente, in costante tensione. Rimaste orfane da piccole a causa di un attacco della polizia piltoveriana, Vi e Powder vengono prese sotto l’ala di Vander, un uomo che crede nella liberazione pacifica degli zauniti. Ma quando anche Vander viene ucciso in un’esplosione causata proprio da Powder, le due sorelle si separano e quest’ultima diventa il braccio destro di Silco, un criminale che cerca di prendersi la dignità calpestata dai piltoveriani con la forza e la violenza, mentre Vi si avvicina sempre di più a Caitlyn, la rampolla di una delle famiglie più ricche di Piltover.
Una trama parallela a quella delle due sorelle di Zaun è quella che segue Jayce e Viktor, due inventori di Piltover (nonostante il secondo sia di provenienza zaunita), impegnati nella creazione dell’Hextech, una misteriosa tecnologia.
La premessa è chiara: due sorelle, due città, violenza contro pacifismo, speranza contro disperazione, il ruolo della scienza nella politica. Temi interessanti, raramente esplorati nell’animazione moderna e soprattutto in adattamenti di videogiochi, che avevano dato grandi aspettative per una seconda stagione.
Date queste premesse, è giusto iniziare a parlarne partendo dalle cose positive.
Uno dei più grandi punti di forza di questa serie è sicuramente l’ambito artistico. È innegabile che le animazioni, il character design e le ambientazioni, create con un misto di CGI e animazione tradizionale, siano sorprendenti: la fluidità dei movimenti rende le (numerose) scene di combattimento veramente spettacolari, per non parlare dell’attenzione messa nelle scelte simboliche dei colori associati a personaggi e alle due città e alle estetiche dei personaggi stessi, dove l’occhio più attento avrà notato una prevalenza di motivi art decò nei personaggi piltoveriani e motivi art nouveau nei personaggi zauniti, per marcare ancora di più non solo le differenze estetiche ma soprattutto quelle ideologiche.
Inoltre, l’inserimento di parti di lunghezza media realizzate in acquarello l’ha resa ancora più interessante dal punto di vista grafico della prima stagione.
La colonna sonora è originale e piena di artisti eccellenti, tra cui gli artisti francesi Pomme e Stromae in duetto con Ma Meilleur Ennemie, da molti considerata la canzone migliore della colonna sonora insieme a The Line, della band statunitense Twenty One Pilots.
Date queste premesse, è ora di parlare dei punti negativi: la trama.
Non si è mai vista una serie TV di questa durata (solo nove episodi che variano dai cinquanta ai trenta minuti ciascuno) perdere così tanto di vista la stagione iniziale, sia nei messaggi che si voleva trasmettere sia nella gestione dei tempi narrativi. La stagione è, per dirla in modo succinto, sbrigativa. Molti punti di trama essenziali, che realisticamente avrebbero necessitato più tempo per essere elaborate sia dai personaggi all’interno della serie che dal pubblico, sono risolti in neanche metà di un episodio, per non parlare del modo in cui l’obiettivo principale della prima stagione, ovvero la liberazione degli zauniti dalla violenza dei piltoveriani, si perda principalmente a causa del modo in cui gli autori abbiano voluto gestire determinati personaggi.
Lo stesso si può applicare al tema della relazione tra sviluppo tecnologico e potere, minimizzato e reso “inutile” a causa dello sviluppo dei personaggi.
I personaggi introdotti nella prima stagione, infatti, hanno degli sviluppi poco soddisfacenti oppure vengono praticamente tagliati fuori dalla narrativa, mentre quelli introdotti in questa stagione hanno solamente il ruolo di esistere per lo sviluppo di altri personaggi, per poi essere uccisi senza un vero sviluppo.
Contando che sia anche la stagione finale, con troppe porte lasciate aperte e troppi personaggi maltrattati dagli sceneggiatori, è stata una vera delusione. In conclusione si può dire che questa serie abbia dimostrato, in questi ultimi nove episodi, di aver dato molta più importanza all’aspetto grafico rispetto alla storia e ai personaggi. Non che sia un grande problema, le animazioni sono oggettivamente splendide, è solo che sarebbe stato più consono non mettere tutta questa carne al fuoco, che poi si è rivelata ingestibile.
Sole Dalmoro
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