“Will you marry me?”: una proposta in musica

Intervista al cantante torinese Walter Cavallo

Negli ultimi anni le proposte di matrimonio sono diventate vere e proprie performance. Dai video virali su TikTok ai maxi schermi dei concerti, dalle scritte luminose sulle colline ai flash mob nelle piazze: dichiararsi con originalità è ormai un’arte. Le coppie cercano sempre più modi personali e creativi per rendere indimenticabile quel momento. C’è chi si affida a scenografie spettacolari, chi coinvolge amici e parenti, chi prenota un elicottero o un palco.
Ma c’è anche chi decide di raccontare tutto attraverso una canzone, scritta appositamente per la persona amata. È il caso di Walter, cantante torinese e vocal coach con un passato nel musical. La sua proposta è diventata una melodia: prima in italiano, poi tradotta in inglese, senza perdere l’anima originale. 

L’idea di partenza: una proposta fuori dagli schemi
Come nasce questa canzone?

«Avevo deciso di fare la proposta in un modo speciale, qualcosa che andasse oltre il classico anello. Spesso Alessandra mi mostrava video di proposte di matrimonio – quelle con scritte luminose, la Tour Eiffel sullo sfondo o quelle fatte ai concerti. Volevo che il momento fosse unico, intimo, indimenticabile. Una proposta fatta con le emozioni che solo una canzone può trasmettere davvero.» 
«Ho parlato col mio produttore, gli ho spiegato l’idea e lui mi ha mandato due basi musicali. A quel punto ho iniziato a costruire tutto: prima ho scelto la base che mi ispirava di più, poi ho iniziato il lavoro di adattamento del testo, a livello di metrica e di melodia, sulla base scelta, infine ho inciso il pezzo in studio».

Così Walter racconta la genesi del suo brano Mi vuoi sposare?, nato proprio per fare la proposta alla sua compagna, Alessandra. Un’idea romantica e coraggiosa, che ha preso forma tra studio di registrazione, ricerca musicale e sentimenti messi in metrica. La canzone è uscita per la prima volta in italiano l’anno scorso, poi in una nuova versione in inglese uscita il 9 aprile, dal titolo Will You Marry Me?, mantenendo lo stesso significato, ma vestendolo di nuove sonorità.

Vorrei sapere come ha reagito Alessandra all’ascolto del brano.

«La prima volta che Alessandra ha ascoltato la canzone, stava leggendo una lettera che avevo scritto per lei e si è emozionata subito. Poi quando si è voltata, mi ha trovato inginocchiato con l’anello».

È stato difficile trasporre il brano in inglese?

«Molto più di quanto immaginassi», racconta Walter. «È stata la prima volta in cui ho lavorato su un mio brano in lingua inglese. Ho fatto tradurre il testo da un esperto che si occupa della traduzione dei musical dall’inglese all’italiano. Volevo che la versione inglese mantenesse non solo il senso, ma anche la metrica e la cadenza dell’originale. Non era un semplice adattamento, ma una vera riscrittura musicale su una base preesistente».
«All’inizio mi sembrava di cantare per la prima volta. La lingua inglese ha una fluidità diversa rispetto all’italiano, che invece è più serrato, più “denso”. Ho dovuto abituarmi a un altro modo di respirare, di appoggiare la voce, di stare dentro al tempo. Il brano in inglese attacca molto di più in levare, ha richiesto una revisione profonda anche a livello ritmico. La base è stata modificata in post-produzione per adattarsi meglio alla versione inglese. In fase di registrazione ho seguito con attenzione anche l’aspetto metrico, proprio perché l’intonazione e l’attacco delle parole dovevano rimanere fedeli all’intenzione originale».

Che tipo di sound hai voluto dare al brano?

«È partito come un pezzo pop-rock, ma si è trasformato lungo il percorso. Ho cominciato a mescolare influenze che mi appartengono: il country-rock di Elvis Presley e Bruce Springsteen, ma anche la scrittura più cantautorale e diretta di Ultimo. Abbiamo arricchito l’arrangiamento con elementi folk, come i mandolini, per dare al brano un’anima più acustica e sincera. Alcune sonorità ricordano le prime canzoni di Taylor Swift, con un sound morbido e country».

Raccontaci del tuo percorso artistico.

«Vengo dal mondo del musical, quindi ho una formazione in danza, canto e recitazione. In Accademia mi ero concentrato inizialmente sulla recitazione, ma poi ho investito molto sull’aspetto vocale, anche grazie alla mia vocal coach. Nel 2020 ho scritto e portato in scena uno spettacolo che unisce musica e teatro: Amigdala, incentrato sugli attacchi di panico. Il mio secondo brano, Lunapark, parla degli effetti dell’ansia. Anche lì ho lavorato con un produttore consigliato dalla mia vocal coach, cercando sempre di unire le mie due anime artistiche: quella musicale e quella teatrale».

Marina Palumbieri

Fonte immagine: https://www.notateatrale.it/wp-content/uploads/2024/01/chisono-agg-2.jpg

Un commento Aggiungi il tuo

  1. Avatar di Vincenza63 Vincenza63 ha detto:

    Caspita, mai avevo pensato a tutto questo

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