Dal campo da calcio al carcere: la storia di Michele Padovano

9 luglio 2006: la nazionale italiana alza la coppa all’Olympiastadion di Berlino trionfando contro la Francia, ma tra gli undici giocatori in campo ne manca uno, Michele Padovano. L’attaccante non può guardare i suoi compagni da bordo campo perché si trova recluso in una cella, dove rimarrà ancora per molto tempo.

Padovano in nazionale nel 1997, crediti: magliarossonera.it.

Cresciuto nei pressi di Torino, nel 1996 Michele Padovano conquista la vittoria della Coppa dei Campioni con la Juventus, segnando in finale uno dei calci di rigore decisivi. I suoi guai con la giustizia hanno inizio il 10 maggio del 2006: l’“Harley Davidson”, come viene chiamato da compagni e tifosi, sta tornando a casa dopo una cena con amici, quando tre macchine dei Carabinieri lo fermano a un incrocio, seguendolo poi a casa per una perquisizione. L’accusa è quella di essere il braccio destro di una banda di narcotrafficanti con al vertice un caro amico d’infanzia, Luca Mosole. Sia il tribunale di primo grado che la Corte d’appello lo accusano di essere il promotore e il finanziatore di questo sodalizio criminoso: ogni volta che Mosole partiva per mettere in atto i suoi accordi internazionali di importazione ed esportazione di stupefacenti, casualmente chiamava Padovano. I giudici interpretano queste telefonate come segno che Padovano non è solo un amico, ma un complice del narcotrafficante.

Molte delle intercettazioni telefoniche vengono interpretate dalla Corte e dal tribunale in maniera “contro-testuale”, ovvero attribuendo un significato nascosto alle parole pronunciate. Questa chiave interpretativa si basa sull’idea che, oltre a ciò che viene detto esplicitamente, ci sia nella conversazione un messaggio implicito non espresso a parole. Una delle principali applicazioni riguarda le telefonate in cui Mosole e Padovano conversano di immobili e di documenti relativi a edificazioni che avrebbero dovuto costruire insieme in società. Sebbene questi discorsi appaiano come semplici questioni legate a un’attività legittima, vengono letti dalla magistratura come un riferimento a operazioni illecite. Un altra telefonata ritenuta “criptica” dalla Corte riguarda i documenti che la moglie di Padovano doveva fornire a Mosole in riferimento a una questione assicurativa riguardante un’auto: anche questo dialogo, piuttosto che come una semplice discussione di natura privata, è considerato come un possibile collegamento ad attività criminali. Una delle intercettazioni più significative, infine, è quella in cui i due chiacchierano di cavalli: questo scambio di parole, apparentemente inoffensivo, è invece interpretato come espressione di un traffico illecito. Nell’insieme, queste letture contro-testuali giocano un ruolo fondamentale nell’accusa, suggerendo che, dietro a conversazioni apparentemente banali e innocenti, si nascondano in realtà collegamenti con attività criminose, tra cui il traffico di stupefacenti.

crediti : http://www.linserto.it

Michele Padovano trascorre dieci giorni in isolamento nel carcere di Cuneo, per poi essere trasferito per tre mesi nel penitenziario di Bergamo e successivamente agli arresti domiciliari per altri nove, prima di affrontare il processo. Il pubblico ministero richiede 24 anni di carcere, ma il calciatore viene condannato in primo grado a 8 anni e 6 mesi, ridotti poi a 6 anni e 8 mesi in appello. Secondo gli inquirenti Padovano aveva prestato denaro a un amico d’infanzia, che effettivamente era coinvolto nel traffico di stupefacenti, finanziando così l’acquisto di droga. Come dimostrato sin dal principio, tuttavia, in realtà i soldi erano stati utilizzati per acquistare due cavalli da corsa. La Cassazione, fortunatamente, annulla la condanna in appello ordinando un nuovo processo. Dopo 17 anni, finalmente, ecco l’assoluzione, resa definitiva soltanto nel 2023.

Michele, sei stato assolto”: con queste parole, pronunciate dagli avvocati alla fine di quella lunghissima odissea, l’ex bomber della Juventus è potuto tornare a vivere.

Beatrice Bonino

Fonti:
Docufilm di Sky Sport Michele Padovano – Innocente, 17 anni senza libertà; articolo del Corriere della Sera “Michele Padovano, perché fu arrestato: che cosa fa oggi l’ex attaccante della Juventus”

Fonte immagine in evidenza: goal.com

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