Qualche giorno fa, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha presentato una proposta da quasi 2 trilioni di euro per il Quadro Finanziario Pluriennale UE (QFP) per il periodo 2028-34. L’idea è quella di “rivoluzionare” il bilancio comunitario, con l’obiettivo di una grande semplificazione che mirerà a redistribuire le risorse verso nuove priorità: meno soldi per agricoltura e coesione, più risorse per competitività e difesa.
“Flessibilità” e “semplificazione” sono le nuove parole d’ordine del bilancio secondo la Commissione, per la quale il nuovo QFP dovrà “essere in grado di agire come una forza d’intervento d’emergenza”.
La proposta di bilancio da parte della Commissione non è che l’inizio di un processo di negoziazione lungo circa due anni fra diverse parti sociali, con protagonisti gli Stati e il Parlamento europeo, i quali dovranno approvarlo per la sua entrata in vigore. Non sarà semplice: la proposta di von der Leyen, nel tentativo di innovare e seguire (almeno parzialmente) le raccomandazioni del Rapporto Draghi, al momento sembra scontentare un po’ tutte le parti.
Un Big Budget?
Secondo la presidente, il bilancio sarà “larger, smarter, and sharper”. Effettivamente, il nuovo bilancio, di circa 1.800 miliardi, prevede cifre superiori rispetto a quello precedente, che ammontava a circa 1.200 miliardi: si tratterebbe di un aumento dall’1,1% all’1,26% del RNL.
Tuttavia, come fa notare Siegfried Mureșan, uno dei relatori per il QFP al parlamento, parte di tale aumento si deve all’adeguamento al tasso di inflazione; inoltre, una fetta dei fondi del nuovo bilancio (circa 149 miliardi) servirà a rimborsare il debito di Next Generation EU, implementato durante l’emergenza del Covid-19. “Sicuramente non si tratta di un ‘bilancio storico’ come la Commissione europea sta cercando di presentarlo. È allo stesso livello del bilancio dell’UE negli ultimi sette anni”, ha dichiarato Mureșan in conferenza stampa. Ed effettivamente, secondo i calcoli degli esperti, l’aumento effettivo della spesa per le politiche europee ammonterebbe a un +0,04% del RNL.
Agricoltura e Coesione in un fondo comune
La principale novità della proposta di bilancio è che molti dei fondi verranno ridirezionati dalle politiche tradizionali verso nuove priorità. La Politica Agricola Comune (PAC) e la Politica di Coesione, storicamente due grandi pilastri del bilancio europeo, subiranno dei vistosi tagli, passando dal 70% al 45%. Inoltre, in ottica di semplificazione, saranno accorpate in un grande fondo da circa 865 miliardi.
Grande cambiamento sarà anche il modo in cui le risorse verranno elargite: il fondo, infatti, seguirà il modello dei PNRR. In altre parole, i governi firmeranno dei Piani di Partenariato Nazionale e Regionale in cui proporranno riforme e investimenti; i fondi verranno consegnati sulla base della realizzazione degli obiettivi prefissati dai piani. Salvo alcuni criteri comuni fondamentali, gli Stati avranno grande libertà nel decidere come allocare le risorse.
In tal modo, la politica agricola e la politica di coesione verranno fondamentalmente rinazionalizzate, ampliando i poteri delle capitali sul direzionamento dei fondi. Inoltre, il modello PNRR lascia sostanzialmente fuori il Parlamento europeo, in quanto il processo di negoziazione e gestione dei fondi avviene essenzialmente fra Stati e Commissione. Il Parlamento è già sul piede di guerra: i gruppi parlamentari della maggioranza von der Leyen hanno firmato una dichiarazione che evidenzia le preoccupazioni sull’indebolimento della dimensione europea delle politiche comuni e dei poteri di supervisione del Parlamento.
Anche la presidente del Comitato delle Regioni, Kata Tüttő, ha espresso in un post su X la sua opposizione alla proposta di bilancio: “Dietro il pretesto della semplificazione emerge un piano MOSTRUOSO per inghiottire la politica di coesione e spezzarne la spina dorsale attraverso la nazionalizzazione e la centralizzazione”.
Non solo: anche gli agricoltori si sono già riuniti per protestare contro la riduzione dei fondi per la Politica Agricola. I tagli sono “disastrosi per il futuro del settore”, ha affermato Elli Tsiforou, segretaria generale di Copa e Cogeca, la principale lobby del settore.
Un nuovo Fondo per la Competitività e il “Global Europe”
Altra importante novità è la creazione di un Fondo per la Competitività, che riunirà quasi tutti i programmi a gestione diretta della Commissione. Il Fondo riguarderà settori strategici, come la decarbonizzazione e il green tech, il digitale, la salute, la difesa e lo spazio, il programma Horizon, e ammonterà a 410 miliardi, ben il doppio della cifra prevista per il periodo 2021-27.
Le risorse per la politica estera saranno poi concentrate in un altro capitolo, denominato “Global Europe”, per il quale sarà previsto un budget leggermente superiore a quello passato, di circa 200 miliardi. Per l’Ucraina, sarà previsto uno stanziamento aggiuntivo di 100 miliardi fuori dal bilancio nell’ambito della “Facility per l’Ucraina”.
Infine, è stato annunciato un nuovo meccanismo di crisi che dovrebbe consentire di emettere debito per fornire prestiti fino a 400 miliardi in situazioni di emergenza, seguendo il modello degli strumenti Sure e Safe (usati durante la pandemia e per il riarmo).
Su quest’ultimo punto è già arrivato il “no” perentorio dei Paesi “frugali” (contrari a un bilancio più grande e al debito comune), con capofila i Paesi Bassi e la Germania. Per il cancelliere Merz, l’UE rischia di affidarsi eccessivamente al debito comune, un’eccezione possibile durante la crisi pandemica, ma non giustificabile al giorno d’oggi, dove tali turbolenze sono diventate la nuova normalità.
Altro punto di scontro con le capitali riguarda il metodo di finanziamento del nuovo bilancio, che prevederebbe, fra le varie, un’imposta sulle grandi imprese. Merz ha messo fuori questione l’idea, affermando che non sussisterebbero le basi legali per una simile imposta da parte dell’UE.
Insomma, la strada per il nuovo budget sembra già lunga e tortuosa, e trovare un accordo fra tutte le parti, e le loro diverse e numerose istanze, sarà particolarmente complesso per la commissione von der Leyen, che dovrà mettere tutte le proprie forze in campo per raggiungere un compromesso accettabile.
Sara Stella
Per approfondire:
https://www.politico.eu/article/friedrich-merz-germany-company-tax-joint-borrowing-eu-budget/
fonte immagine in evidenza: https://www.liberoquotidiano.it/news/europa/43293236/ursula-von-der-leyen-resa-conti-chi-puo-affondarla/
