Nella città di Torino, CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia ospita una mostra dedicata ad Alfred Eisenstaedt dal 13 giugno al 21 settembre 2025.
Ritenuto uno dei padri del fotogiornalismo, Eisenstaedt nasce nel 1898 nella Prussia Occidentale, da cui si trasferisce con la famiglia a Berlino. La passione per la fotografia sboccia in lui sin dall’adolescenza, quando uno zio gli dona una Eastman Kodak Nr. 3, la macchina fotografica con la quale si esercita dilettantescamente e a 15 anni realizza il suo primo scatto, che ritrae un lago vicino a Berlino.
In occasione della Grande Guerra, si arruola nell’esercito in qualità di artigliere e nel 1918 viene ferito gravemente alle gambe; segue una fase di guarigione e il ritorno alla vita normale, la quale gli consente di ricominciare a scattare fotografie nei momenti liberi dal lavoro. In breve tempo diviene, da semplice cultore, professionista, e proprio negli anni ‘20 inizia la sua carriera, in un periodo in cui c’è un’ampia circolazione di riviste illustrate e la vendita di macchine fotografiche più veloci.
La mostra — a cura di Monica Poggi — propone un percorso attraverso la geografia dell’esistenza di Eisenstaedt e ne delinea la trasformazione del linguaggio.
La prima sala accoglie le fotografie degli anni ’20-’30, molte delle quali hanno come protagonista il ceto aristocratico e sono ambientate a Saint Moritz. L’immagine della tennista sul campo svolge un ruolo cruciale nella carriera dell’artista, poiché, a partire dalla sua vendita al settimanale Der Weltspiegel, Eisenstaedt inizia a collaborare con le riviste tedesche più in voga dell’epoca.

Crediti immagine: https://it.pinterest.com/pin/799951952535345703/sent/?invite_code=28d9816473b34bf3a2269a246fbee1b3&sender=815785057410346737&sfo=1.
A partire dal 1929 è testimone dell’ascesa del nazifascismo e degli avvenimenti politici che precedono la diffusione della guerra in tutta Europa. Nel 1933, durante l’Assemblea delle Nazioni a Ginevra, scatta una foto di Joseph Goebbels, il cui sguardo corrucciato e minaccioso è stato interpretato da alcuni come una manifestazione di disprezzo nei confronti di Eisenstaedt, di origini ebraiche.

Crediti immagine: https://it.pinterest.com/pin/83879611795586588/sent/?invite_code=d724b51692404375b3b067603229ae68&sender=815785057410346737&sfo=1
La collaborazione con le riviste fa sì che Eisenstaedt si sposti come fotoreporter in tutta Europa, immortalata non soltanto attraverso gli eventi politici che l’animano e le sue celebrità, ma pure tramite le persone e gli ambienti naturali, che rivelano la versatilità del fotografo.
L’osservazione della gestione della luce di pittori come Rembrandt e Rubens è fondamentale per la successiva composizione delle sue fotografie. “Sono certo che questo abbia avuto un effetto, sia consapevole che inconscio, sul modo in cui ho percepito e utilizzato la luce nella mia fotografia”, dichiara Eisenstaedt in un’intervista del 1969.
Nell’immagine Domenica mattina lungo il fiume Arno, i corpi del pescatore e del passante proiettano due ombre che ne raddoppiano le dimensioni e creano un gioco di chiaroscuri, probabilmente prodotto della sua precedente analisi dei dipinti nei musei d’arte.

Crediti immagine: https://it.pinterest.com/pin/303218987414933727/sent/?invite_code=02dcf96ab51349f5b1c062a8e90d893f&sender=815785057410346737&sfo=1
I suoi soggetti privilegiati sono le ballerine e il teatro, che coglie nei loro aspetti poetici e spettacolari.

Crediti immagine: https://it.pinterest.com/pin/541628292700200043/sent/?invite_code=e0fc7c2c4eaa4f538897c82c16e8e948&sender=815785057410346737&sfo=1
L’abilità di Eisenstaedt di manipolare l’illuminazione si coglie, per esempio, nella fotografia di un’indossatrice imbellettata e vestita elegantemente, che guarda la sua immagine nello specchio, dando le spalle allo spettatore. Strabiliante è l’effetto della moltiplicazione all’infinito del riflesso del lampadario, creato dalla presenza di un altro specchio dietro la protagonista.

Crediti immagine: https://it.pinterest.com/pin/374361787781037350/sent/?invite_code=102d169fbaff4b49964e12655e4f9646&sender=815785057410346737&sfo=1
Le leggi razziali inducono l’artista a fuggire dal continente europeo per recarsi negli Stati Uniti, dove è già un fotografo rinomato. Nel 1936 è assunto dalla nuova rivista LIFE, per cui Eisenstaedt continuerà a lavorare fino al 1972, anno di pubblicazione dell’ultimo numero.
Gli scatti di questo periodo rappresentano la società americana – spesso in chiave ironica – e hanno come tema precipuo il secondo conflitto mondiale, a partire dall’ingresso in guerra degli Stati Uniti nel 1941. Eisenstaedt decide di consacrare un intero servizio fotografico ai baci d’addio fra i soldati e le fidanzate.

Crediti immagine: https://it.pinterest.com/pin/560909328604556208/sent/?invite_code=b24515a518484507976b5802f1b2ed97&sender=815785057410346737&sfo=1
L’esposizione accoglie anche V-J Day in Times Square, datato 14 agosto 1945 e sua immagine-simbolo. Lo scatto viene effettuato a Times Square, gremita di persone in festa, in seguito all’annuncio del Presidente Truman della vittoria degli Stati Uniti sul Giappone, e rappresenta la fine del periodo bellico, annuncia la libertà tanto agognata e si configura come un grido di speranza per il futuro.
A prima vista, l’immagine sembra ritrarre una coppia di fidanzati che, felice della fine della guerra, si stringe in un abbraccio caloroso; tuttavia, i protagonisti sono in realtà dei perfetti sconosciuti.
Così Eisenstaedt racconta il dispiegarsi degli eventi che precede lo scatto: “Ho visto un marinaio che correva lungo la strada afferrando qualsiasi ragazza vedesse. […] Poi, all’improvviso, in un lampo, ho visto che afferrava qualcosa di bianco: mi sono girato e ho cliccato nel momento in cui il marinaio baciava l’infermiera. […] Ho scattato esattamente quattro immagini, nel giro di pochi secondi. […] La gente mi dice che quando io sarò in cielo mi ricorderanno per questa immagine”.
A causa dei volti nascosti dei due giovani, non è stato facile identificarli e tanti, in passato, hanno provato a dimostrare di essere i protagonisti dell’immagine; a oggi, si ritiene che fossero Greta Zimmer Friedman e George Mendonsa.
Tra la fine degli anni ‘30 e gli anni ’60, lo stile di Alfred subisce un’evoluzione e cattura la dinamicità del reale, coerentemente con il senso di urgenza e rapidità che caratterizza l’ambiente urbano.
Eisenstaedt, inoltre, palesa gli effetti della guerra sulle società civili, com’è possibile vedere nella fotografia di una madre e del suo bambino in Giappone, quattro mesi dopo lo sgancio della bomba atomica. Notevole è l’impatto visivo che producono le due figure umane in primo piano su uno sfondo di completa devastazione.

La sala con cui si chiude l’esposizione è dedicata ai ritratti di personalità famose, a riprova della varietà di esseri umani che Alfred incontra nel corso della sua esistenza.
“Quando guardo indietro tra i miei file, mi sento stupito: ho davvero incontrato tutte quelle persone e scattato tutte quelle foto?”
L’ultima fotografia presente nella sala — e della vita dell’artista — rappresenta il Presidente Bill Clinton, insieme alla figlia e alla moglie, e risale al 1993, due anni prima della sua morte.

Crediti immagine: https://it.pinterest.com/pin/324399979381833432/sent/?invite_code=dbf631b0677e419286eea05c5fbf0762&sender=815785057410346737&sfo=1
Vanessa Musso
Fonti:
https://camera.to/mostre/alfred-eisenstaedt/
https://www.arte.it/calendario-arte/torino/mostra-alfred-eisenstaedt-101215
https://www.focus.it/cultura/curiosita/la-vera-storia-della-foto-del-bacio-a-times-square
https://www.artribune.com/arti-visive/fotografia/2025/06/mostra-alfred-eisenstaedt-camera/
Fonte immagine in evidenza: https://www.lastampa.it/torino/2025/06/13/news/mostra_alfred_eisenstaedt_camera_torino-15189920/amp/
