Ideato, creato e comunicato nello stesso stabilimento, dal filato al prodotto finito, il tutto vicino a una stazione della metropolitana del capoluogo piemontese: non è fantascienza, è la realtà di Oscalito, brand di intimo e maglieria nel cuore di Torino. Fondato nel lontano 1936, il marchio, prodotto da Maglificio Po e oggi membro della rete Slow Fiber, abbraccia corpi femminili e maschili con capi al passo con i tempi, ma fuori dal radar dei micro-trend, favorendo uno stile timeless, durevole e di qualità.
Oscalito è la storia di un’impresa di famiglia: l’attuale amministratore delegato, Dario Casalini, rappresenta già la terza generazione, in quanto l’azienda è stata fondata da suo nonno Lino, insieme al fratello Osvaldo. In effetti, il nome del marchio –all’apparenza spagnoleggiante – è l’acronimo di OSvaldo, CAsalini, LIno, TOrino, con quest’ultima quale sede di lavoro fin dal primo giorno. L’aria di tradizione che si respira in azienda è molto forte, ma è indubbia anche la necessità di adattarsi ai nuovi mercati. Come Dario ha dichiarato: «Il modello di business è sempre stato una filiera verticalmente integrata dal filo al prodotto finito, attraverso tessitura, finissaggio del tessuto, taglio e confezione, soltanto con fibre naturali. È cambiato, invece, il tipo di prodotto, che, da puro intimo, è passato a un sottogiacca – un intimo un po’ più esternabile».
The Password vi accompagnerà passo dopo passo alla scoperta di questa realtà del nostro territorio, attraverso i suoi valori, i suoi prodotti e, infine, all’interno delle mura stesse dello stabilimento torinese.
Il DNA di Oscalito
Da sempre, la sostenibilità è al centro del mondo Oscalito: sin dalla sua nascita, prima ancora che si parlasse di etica e ambiente, l’azienda è stata attenta a queste tematiche, grazie all’utilizzo di fibre naturali e con una produzione che avviene al 100% in territorio italiano. Nel descrivere la missione del brand, Dario afferma: «Desidero offrire un prodotto che sia bello e a cui il consumatore si affezioni, perché ha dei contenuti forti, per il modo in cui l’ho prodotto e per i valori in cui ho creduto nel produrlo, anche considerando che in Piemonte abbiamo un distretto tessile che è molto importante. L’affetto che vorrei dal consumatore non è allo stile, ma alla filosofia del brand. Non mi sento neanche una casa di moda, mi sento uno che fa un buon prodotto e il consumatore comprando quel prodotto fa un favore al territorio».
Buono, sano, pulito, giusto e durevole: queste le parole chiave – che partono dal manifesto di Slow Food (buono, pulito e giusto) – abbinate al marchio e sviluppate da Dario Casalini con Slow Fiber. Secondo l’AD di Oscalito, è sempre possibile raggiungere la sostenibilità del prodotto, tema centrale per l’azienda e incarnato proprio da questi aggettivi da lui sviluppati. Sostiene, in effetti, Dario: «Il tessile è sempre stato sostenibile, se fatto bene e in dimensioni corrette. La deviazione insostenibile è molto recente: il problema è il concetto di valore che si associa a un prezzo. Quello che è cambiato, negli ultimi anni, è semplicemente l’abitudine al consumo, cioè il proprio budget si è spostato verso tante altre cose (sempre più care) e si è risparmiato sempre e solo sul tessile. Se vuoi risparmiare sull’abbigliamento, cerca di comprare il meno possibile, perché quello che fai, purtroppo, crea un danno che non si può risolvere».
Courtesy of marketing Oscalito
I prodotti di punta
Ma quali sono i capi che contraddistinguono questo brand dal sapore e dal sapere tutto italiano? Ce lo racconta Alexa Pastore, che, all’interno dell’azienda, si occupa di marketing, comunicazione e fashion design. Quando ha iniziato non sapeva cosa aspettarsi; ha poi avuto modo, riporta la designer, grazie alle diverse posizioni e attività che le offre il suo ruolo, di imparare molte cose e fare esperienza sul campo, arricchendosi molto.
In merito alla produzione Oscalito, ci dice Alexa: «Abbiamo dei capi best seller che sono senza tempo, letteralmente capi che sono stati creati negli anni ’40 e che sono rimasti così ancora oggi: dolcevita, lupetto, canotta classica realizzati in lana-seta per l’inverno o in cotone filo scozia per l’estate. Sono capi veramente versatili, sia in termini di target, perché si copre una fascia che va dai 20 ai 60 anni (noi abbiamo infatti una clientela molto vasta in termini di età), sia come gusto, perché alla fine con i capi semplici racchiudi un po’ tutti i gusti; sono dei passe-partout per tutti i giorni». Insieme alla versatilità dei pezzi cardine del brand, trovano spazio anche interessanti novità. Riferisce la designer sorridendo: «La grossa modifica che ho portato è l’introduzione dello scollo all’americana su top realizzati in cotone (che sembra una cosa banale, però è stata una rivoluzione). Poi abbiamo le loro varianti in pizzo, che Oscalito utilizza diffusamente, in particolare il pizzo francese di Calais, che è un pizzo tracciato, numerato e certificato».
Courtesy of marketing Oscalito
Inside Oscalito
«È una grande famiglia, si sta bene. Io sono qua da dieci anni e mi hanno permesso di crescere; sono arrivata neolaureata (in Ingegneria gestionale, Ndr), in stage, e sono diventata responsabile di produzione». Queste le parole utilizzate da Giulia Pocaterra, dipendente, per descrivere il clima che si respira all’interno dello stabilimento. La stessa aria di famiglia è riportata dalle e dai dipendenti che, grazie al loro lavoro di squadra, animano questa realtà del tessile torinese.
Ma cosa si cela dentro alle mura del maglificio? Quali antichi strumenti vengono utilizzati per dare vita ai capi? Nel reparto produttivo, le abili mani delle collaboratrici e dei collaboratori si intrecciano a macchinari più o meno moderni, come gli affascinanti telai circolari anni ’60, che ormai non sono più comunemente utilizzati. Per creare un capo classico –come un lupetto semplice senza accessori – dopo aver smacchinato il tessuto con l’ausilio di questi telai d’altri tempi, quest’ultimo «passa al taglio nella sega circolare, dove viene rifilato sulla base del cartamodello, poi cucito, controllato e imbustato da noi» – ci spiega Giulia. Uno dei capi più complessi da realizzare, invece, con nostra grande sorpresa, è il boxer da uomo. Ci confessa la responsabile di produzione: «Per assurdo, sono capi molto complicati i boxer da uomo, perché hanno un sacco di cuciture».
Courtesy of marketing Oscalito
Con un due sedi a Torino – il negozio di via Mazzini e lo spaccio di via Asiago – e rivenditori in Europa, in Asia e in America, Oscalito si presenta come un brand in grado di combinare la fedeltà verso se stesso e la propria natura con il cangiante mondo di oggi.
Alessandra Picciariello










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