La leggenda della velocità: Michael Schumacher

Michael Schumacher è una delle figure più iconiche nella storia dello sport automobilistico. Nasce il 3 gennaio 1969 in una cittadina in Germania dell’Ovest, Schumacher ha ridefinito il concetto di eccellenza in Formula 1 grazie al suo talento fuori dal comune. La sua storia è quella di un campione che ha saputo lasciare un’impronta indelebile nel cuore di milioni di appassionati.

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Gli inizi

Il viaggio di Schumacher comincia all’età di quattro anni, quando inizia a guidare i primi kart, passione trasmessa dal padre Rolf, che gestiva una pista dei piccoli veicoli alti poco più di due spanne. Michael inizia a correre giovanissimo, dimostrando subito un grande talento per la guida. A 12 anni, vince il campionato tedesco junior e da lì in poi la sua storia è tutta in salita.

Dopo vari successi nei campionati di Formula Ford e Formula 3, il suo debutto in F1 arriva nel 1991. A metà stagione sostituisce il pilota Eddie Jordan, ritrovandosi al volante di una monoposto dell’omonimo team, durante il celebre Gran Premio di Spa, in Belgio. È circondato da nomi leggendari come Ayrton Senna (campione del mondo con la McLaren), Nigel Mansell, che gareggiava con la Williams e Alain Prost, impegnato con la Ferrari. Nonostante la trafila di campioni, il giovane pilota tedesco conclude la gara sul grandino più alto del podio.

Dopo un solo weekend di corse con la scuderia Jordan, Schumacher passa alla Benetton-Ford (dopo una lunga trattativa in cui Flavio Briatore, noto imprenditore piemontese, gioca un ruolo cruciale), un team cui conquisterà i suoi primi due titoli mondiali nel 1994 e 1995.

Il primo titolo arriva in un anno drammatico nel mondo automobilistico, segnato dalla morte del brasiliano Ayrton Senna, suo grande rivale e modello di riferimento. Il secondo, nel 1995, consacra definitivamente Schumi come il nuovo re della F1.

L’era Ferrari: il suo nome diventa leggenda

Nel 1996, Schumacher compie una scelta che in molti considerano azzardata: passa alla Ferrari, scuderia storica ma che all’epoca non vinceva un titolo piloti dal 1979. Inizia così una delle collaborazioni più leggendarie nella storia della F1. I primi anni sono difficili, costellati da ritiri e sviluppi tecnici complessi, ma il lavoro con Jean Todt, Ross Brawn e Rory Byrne porta frutti straordinari.

Dopo alcuni tentativi solo sfiorati tra il 1997 e il 1999, il campione tedesco vince finalmente il terzo titolo nel 2000, riportando il cavallino rampante sul tetto del mondo dopo 21 anni. Da lì, inizia un dominio assoluto: Schumacher vince cinque titoli mondiali consecutivi dal 2000 al 2004, portando a sette il numero totale dei suoi campionati. Durante questi anni gloriosi, stabilisce record su record: maggior numero di vittorie, pole position, podi e giri veloci (in ordine, oggi, sono stati battuti da Hamilton, rispettivamente 105, 104, 202).

A bordo pista, tra i cordoli e l’asfalto, il suo nome diventa sinonimo di perfezione. Dopo il campionato del 2006, Shumi decise di ritirarsi per la prima volta, ma la fiamma dentro di lui per le corse non riesce a spegnersi del tutto. Nel 2010 ritorna in F1 con la Mercedes, squadra emergente con un progetto ambizioso. Sebbene non riesca a raggiungere i livelli del passato, Michael aiuta a gettare le basi per il futuro dominio della Mercedes portato alla ribalta da Sir Lewis Hamilton, che prenderà il via dopo il suo secondo ritiro nel 2012.

Il freddo 29 dicembre di un anno dopo, nel 2013, segna un punto di svolta critico nella vita del campione Ferrari. Durante una discesa sugli sci in “fuori pista” a Méribel, in Francia, cade in modo rovinoso e batte violentemente la testa contro una roccia. Nonostante indossasse il casco, l’urto fu devastante. Schumacher entra in coma e viene sottoposto a multipli interventi chirurgici a dir poco delicati. Da quel momento, sino ad oggi, le notizie pubbliche sulle sue condizioni sono state pochissime: la famiglia ha scelto un riserbo assoluto, protetto da un rispetto quasi religioso da parte dei fan e dei media. Il pilota vive lontano dalla scena pubblica, in cura nella sua residenza in Svizzera.

La sua sfortuna non si è abbattuta a 300 all’ora su un circuito, ma tra le montagne innevate dove cercava normalità. E oggi, quel silenzio ha reso ancora più leggendaria la sua figura, quasi mitologica, come se il tempo si fosse fermato al momento del suo ultimo trionfo. Ciò che resta è il dolore di una parabola spezzata proprio quando avrebbe potuto cominciare un nuovo capitolo.

addio di Schumacher alla rossa autoappassionati.it

L’eredità di un campione

Oltre ai numeri impressionanti e le numerose vittorie (7 titoli mondiali, 91 vittorie, 155 podi), Michael Schumacher ha lasciato un’eredità che va oltre la F1 e oltre lo sport. Ha ispirato una generazione di piloti, tra cui Lewis Hamilton e Sebastian Vettel, che spesso hanno dichiarato di aver iniziato a correre seguendo proprio le sue gesta. Il figlio Mick Schumacher ha seguito le sue orme, arrivando in F1 e portando avanti il nome glorioso della sua famiglia. Perché suo padre non è stato solo un campione, ma un simbolo. E mentre il mondo attende speranzose notizie sul suo stato di salute, una cosa è certa: Shumi sarà per sempre leggenda.

Beatrice Bonino

Fonti: “Storia di un mito chiamato Michael Schumacher” f1race.it “Formula 1, Michael Schumacher: carriera, vittorie e record. Trent’anni fa il primo titolo” “sport.sky.it” 

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