La nuova stagione del Teatro Stabile di Torino, dal titolo Esseri Umani, nasce da un dubbio profondo e attuale: «Il teatro può essere rilevante in questa fase storica così complessa?». È una domanda spinosa, che non a caso si sviluppa nella piena maturità dello Stabile, giunto ormai al suo settantesimo compleanno.
Fondato nel 1955 e indicato dal Ministero della Cultura come Teatro Nazionale nel 2015, lo Stabile è il fiore all’occhiello del mondo teatrale torinese. Dieci anni fa, inoltre, ha assunto particolare importanza anche nel panorama europeo, entrando a far parte di network come Mitos21 e la European Theatre Convention; il suo animo, però, rimane profondamente radicato alla città di Torino e alla sua vita culturale.
Curata da Valerio Binasco, Direttore artistico dal 2018, la settantesima stagione dello Stabile vede il teatro e l’uomo legarsi in un nodo indissolubile: la rassegna di Esseri Umani è una riflessione sull’identità individuale e collettiva, sull’essere parte di una comunità, ma anche sul sentirsi soli, vulnerabili, disorientati.

L’umanità: Amleto e Pinocchio
Come definire in modo preciso la comunità umana?
Esseri umani. Nessuno probabilmente è in grado di fornire un’interpretazione univoca di questa locuzione. In realtà, siamo di fronte ad un confuso composto alchemico che somma certezze e negazioni, […] una capanna di significati […] che […] prova a tenersi in equilibrio tra le nostre aspirazioni più luminose e la costante tentazione di autosabotarci […]. Eppure non c’è scampo: solo noi abbiamo veramente il potere di definirci – e ci proviamo – ma nella maggior parte dei casi finiamo per stabilire soprattutto come dovremmo essere.
Questa la risposta di Binasco, tutt’altro che definitiva. D’altronde, però, è proprio questa la natura di Esseri Umani: non imporre una visione irrevocabile, bensì lasciare che il pubblico sviluppi dei dubbi e rifletta autonomamente sulla propria umanità. A tal proposito, la stagione si apre con l’Amleto di Shakespeare: dal 6 settembre il regista Leonardo Lidi cerca di guidare gli spettatori nella crisi d’identità del protagonista, che non riconosce più sé stesso né il mondo in cui ha sempre vissuto. Amleto viene identificato universalmente come il prototipo dell’uomo moderno, che rimane sconvolto dalla morte del padre non tanto per la perdita in sé, quanto per la scoperta del «nulla dietro alle cose»: le ambizioni, le occupazioni, gli obiettivi… la vita improvvisamente perde ogni certezza e significato.
Questo dramma seicentesco incarna a pieno l’idea di fondo di Esseri Umani, ma non è l’unico. La locandina della stagione è occupata, in effetti, anche da colui che ha sempre sognato di diventare un “bambino vero”: Pinocchio. Spettacolo che andrà in scena dal 6 dicembre al 4 gennaio, si preannuncia tanto «coinvolgente, ironico e avventuroso» quanto riflessivo. Il drammaturgo Diego Pleuteri spiega con queste parole perché la figura di Pinocchio sia così centrale in questa stagione:
Forse anche noi, come Pinocchio, non nasciamo umani. Forse anche noi, come lui, possiamo – e desideriamo – diventarlo. Allora essere umani non è una condizione biologica – non bastano il sangue e la carne a renderci tali – ma si rivela più simile ad un percorso, una tensione verso qualcosa che non conosciamo davvero, ma che ci eleva e ci completa e alla quale sentiamo di appartenere.
La parabola di Pinocchio sembra felice, a primo impatto, soprattutto considerando la celebre versione Disney: dopo una serie di peripezie – il rischio di perdere il proprio padre, la trasformazione in asino e il timore di morire – il protagonista riesce finalmente a ottenere l’agognata umanità. A ben guardare, però, Collodi ci racconta un’altra storia – e anzi, è bene sottolineare che il libro è ricco di significati nascosti e profondi che non è possibile analizzare in questa sede.
Nel finale di Collodi, infatti, il burattino non subisce alcuna metamorfosi: il nuovo Pinocchio, fatto di carne e ossa, osserva il suo vecchio corpo legnoso riverso su una sedia, privo di vita. Il burattino muore per far spazio all’uomo. Non sapremo mai cosa accadrà al cadavere della marionetta, né il destino del bambino vero. Sicuramente, la sua avventura gli ha permesso di maturare, al punto che inizia a occuparsi del padre (ormai invecchiato) e non considera più il mondo come una prigione, oppure – più criticamente – il mondo è finalmente riuscito a plasmarlo sotto il proprio volere e ordine. E se il Pinocchio-bambino fosse meno libero, meno umano del burattino? E se il suo viaggio avesse avuto come unico risultato il conformismo nei confronti della società? Collodi lascia il lettore incerto: sarà interessante scoprire come la regista dello spettacolo dello Stabile, Marta Cortellazzo Wiel, affronterà il tema.

Il programma: i classici, le collaborazioni e Torinodanza EXTRA
Insieme all’Amleto e Pinocchio, la stagione conta oltre 90 titoli programmati tra produzioni, coproduzioni e ospitalità, articolati in tre sale principali – Teatro Carignano, Teatro Gobetti e Fonderie Limone – ma anche in spazi non convenzionali, proseguendo il percorso itinerante avviato negli ultimi anni.
Grande spazio è dato ai classici: sono programmate altre opere shakespeariane (Re Lear, Riccardo III, Otello) e i capolavori dei nostri celebri connazionali, come Pirandello (Il berretto a sonagli), Testori (Cleopatràs), Machiavelli (Mandragola) ed Eduardo de Filippo (Sabato, domenica e lunedì).
Numerose le ospitalità, come Ascanio Celestini nella Trilogia dei poveri Cristi, Lino Guanciale nei panni di Napoleone (Napoleone. La morte di Dio) o Stefano Massini in Donald, che esamina l’ascesa del Presidente statunitense Trump.
Si conferma, inoltre, la collaborazione con Torinodanza EXTRA, sotto la direzione artistica di Anna Cremonini. Per chi ama il genere è impedibile Juliet & Romeo, una rivisitazione della celebre tragedia compiuta dal visionario Ben Duke, che immagina i due amanti nel pieno di una crisi di mezza età. Un altro appuntamento da segnalare è Notte Morricone, l’omaggio al maestro Ennio Morricone da parte del coreografo spagnolo Marcos Morau.

Biglietti e accessibilità
I biglietti per la nuova stagione sono acquistabili online e in punti vendita fisici, a partire dal 4 settembre. Sono disponibili, inoltre, diverse formule di abbonamento, con agevolazioni anche per studenti universitari o famiglie a basso reddito (si pensi all’iniziativa Un posto per tutti, che donerà ben mille spettacoli gratuiti grazie al sostegno della fondazione CRT).
L’accessibilità è un tema fondamentale per il Teatro Stabile: dal 2021 l’obiettivo principale dello staff è rendere lo spettacolo fruibile a chiunque. Per riuscirci, vengono messi a disposizione soprattitoli, video in LIS, audiodescrizioni, tour tattili e varie modalità di lettura (riservando attenzioni a chi, per esempio, soffre di epilessia o di ADHD).

Alessia Vinci
Fonti:
https://www.teatrostabiletorino.it (in particolare, le sezioni: Stagione 2025/26, Biglietteria, Accessibilità)
https://www.teatrostabiletorino.it/cartellone/amleto-6-26-ottobre-2025/
TST-cartellastampa-stagione2025-26-web.pdf
https://www.iltascabile.com/era-del-disagio/
https://www.treccani.it/enciclopedia/pinocchio_(Enciclopedia-dei-ragazzi)/
G. Manganelli, Pinocchio: un libro parallelo, Adelphi, 2002.
