Laura Imai Messina: romanzi come viaggi interiori

Provate a immaginare dei romanzi in cui il paesaggio non è semplice sfondo ma guida, nei quali i luoghi e i dettagli che li compongono diventano delle mappe emotive che conducono il lettore in un viaggio interiore fatto di riflessioni, ricordi e gesti di cura.
È proprio questa l’atmosfera che si ritrova sfogliando le pagine dei libri di Laura Imai Messina, e non ci si potrebbe aspettare poi molto di diverso da una scrittrice con un cuore diviso tra due luoghi: il Giappone e l’Italia.

Laura Imai Messina è nata a Roma, dove ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza. Si è formata all’Università “La Sapienza”, dove ha conseguito la laurea in Lettere. A ventitré anni si è trasferita in Giappone, a Tokyo, incuriosita dalla lingua che aveva avuto modo di scoprire durante i corsi universitari, e lì ha completato un master e un dottorato di ricerca in Letterature Comparate, ma soprattutto ha capito di essere esattamente nel luogo in cui avrebbe voluto trascorrere il resto della sua vita.
Nella capitale giapponese lavora come docente di lingua italiana, ha trovato l’amore ed è diventata mamma di due bambini. Oltre ad arricchire il suo bagaglio emotivo, questi eventi l’hanno portata a scrivere saggi, romanzi e libri per ragazzi incentrati per lo più su luoghi e tradizioni giapponesi, ma con uno stile sempre orientato al ricordo e alla nostalgia del suo paese natale, come prova anche la scelta di scrivere in italiano.

«In fondo era quanto ci si augurava per tutti, che un posto dove curare il dolore e rimarginarsi la vita, ognuno se lo fabbricasse da sé, in un luogo che ognuno individuava diverso.» (L. Imai Messina, Quel che affidiamo al vento, Piemme, 2021)

Quel che affidiamo al vento è uno dei romanzi più celebri dell’autrice e condensa in poche righe l’intero messaggio della sua scrittura: partire da un luogo e dalle vicende a esso legate per far comprendere al lettore che il vero viaggio è quello che ognuno di noi compie interiormente.
In questo percorso di scoperta (e, in un certo senso, di “riscoperta”) l’autrice non lascia solo chi legge, ma lo accompagna verso temi universali filtrati attraverso la lente delicata della cultura giapponese: lutto, memoria e cura sono i motivi ricorrenti dei suoi romanzi, di fronte ai quali il lettore rallenta, percepisce e compie un piccolo spostamento interiore.
Non si tratta di trame ripiegate su sé stesse, ma di strutture narrative che usano il paesaggio e gli oggetti per mettere in moto la memoria dei personaggi e, per risonanza, la nostra, facendo coincidere geografia esterna e topografia emotiva e permettendo così ai lettori di scandagliare la propria vita interiore.

Quel che affidiamo al vento

Il telefono del vento, giardino di Bell Gardia. Crediti immagine: https://temizen.zenworld.eu/images/approfondimenti/kaze-no-denwa/kaze-no-denwa-01.jpg

Il luogo-protagonista di questo romanzo è il giardino di Bell Gardia, uno dei luoghi più devastati dallo tsunami del 2011, situato nei pressi della città di Ōtsuchi, dove è stato collocato “il telefono del vento”, un luogo di pellegrinaggio simbolico per chiunque voglia dedicare delle parole ai propri cari scomparsi affidandole al vento.
Laura Imai Messina ha reso questo luogo il centro del suo romanzo. Attorno a esso si dipana una vicenda che presenta le due facce di morte e rinascita: due personaggi segnati da perdite devastanti si incontrano in questo posto magico, dove solitudine e dolore trovano una casa e il coraggio di essere esternati, dove l’ascolto e l’attenzione diventano un vero e proprio rituale di cura. Ed è proprio nella cornice di un giardino dove tutto sembra essere al suo posto che i due riscoprono il calore di un affetto che l’assenza aveva da tempo trasformato in ricordo.
D’altronde, chi nella sua vita non sperimenta l’assenza? A partire da un luogo fisico, il romanzo di Imai Messina ci permette di capire che tutto avviene a un livello molto profondo e che il “telefono del vento” può essere dentro ognuno di noi, a patto di trovare il coraggio di ascoltarci sinceramente.

Tutti gli indirizzi perduti

Questa storia nasce da un altro luogo reale, l’ufficio postale di Awashima, il cosiddetto “Ufficio postale alla deriva”, un deposito che custodisce con cura meticolosa lettere spedite da ogni parte del mondo ma che non hanno un reale destinatario, lettere “terapeutiche” per i mittenti perché permettono di lasciar andare e al tempo stesso di costruirsi un futuro.
Anche in questo caso il luogo diviene sfondo della vicenda individuale della protagonista, spinta ad Awashima per catalogare e dar voce a una sacca intera di lettere ma anche, e soprattutto, per cercare tra quelle tantissime righe un pezzo di sé. Questo romanzo è un inno alla forza delle parole e un invito a usarle per lasciar fluire le emozioni e scoprire riga dopo riga chi siamo davvero nella nostra vulnerabilità. Avete mai scritto una lettera indirizzata a voi stessi? Se la risposta è no, leggendo questo libro probabilmente vi verrà voglia di farlo; se poi dopo anni la rileggerete, allora capirete davvero cosa intende dirci l’autrice.

I romanzi di Laura Imai Messina non promettono soluzioni, propongono percorsi. Sono viaggi senza biglietto di ritorno, sentieri dove perdersi è condizione necessaria per ritrovarsi. Pagina dopo pagina impariamo a conoscere ferite che richiedono attenzione e pazienza, scopriamo che i piccoli gesti quotidiani funzionano come mappe e che i luoghi, anche quelli lontani, parlano una lingua che tutti possiamo comprendere. Il vero paesaggio da attraversare è dentro di noi.

Letizia Feyles

Fonti:

https://lauraimaimessina.com

https://www.patriziagariffo.it/libri-laura-imai-messina-best-seller-letteratura-giapponese/

https://www.studiobellesi.com/news/blog/giardino-bell-gardia/

Laura Imai Messina, Quel che affidiamo al vento, Piemme, 2021

Laura Imai Messina, Tutti gli indirizzi perduti, Einaudi, 2024




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