“Outlander”: un biglietto di sola andata per il XVIII secolo scozzese

La Scozia, terra di contrasti geografici, storia travagliata e folclore millenario, ha sempre esercitato un fascino particolare sull’immaginario collettivo. Il fascino di questo Paese, già intrinseco nelle nebbiose Highlands — la regione montuosa e selvaggia che si estende nella maggior parte della Scozia settentrionale e occidentale —  e nelle fortezze immerse nel mistero, ha trovato una risonanza globale nella serie televisiva del 2014 Outlander. Basata sui romanzi di Diana Gabaldon, la serie non è solo un racconto d’amore e viaggi nel tempo, ma un vero e proprio inno alla cultura, al paesaggio e alla storia scozzese. Ed è anche in grado di attirare un flusso turistico massiccio e mirato.

Scena di Outlander, stagione 1.

Crediti immagine: pop-culturalist.com/wp-content/uploads/2016/04/Outlander-featured.jpg

Il fascino narrativo: storia, romance e mistero

Il successo di Outlander risiede nella sua capacità di intrecciare diversi generi: romanzo rosa storico, giallo, fantascienza.
La protagonista, Claire Randall, un’infermiera della Seconda guerra mondiale, viene catapultata attraverso un cerchio di pietre (ispirato ai reali cairns scozzesi — tumuli di pietre con funzioni funerarie o celebrative) nel 1743, nel cuore delle rivolte giacobite. Questo espediente ha avuto il merito di far conoscere al grande pubblico questo difficile periodo e, in particolare, la tragica Battaglia di Culloden, svoltasi tre anni dopo l’inizio della storia raccontata nella serie televisiva, che segnò la fine del sistema dei clan e l’inizio di una dura repressione culturale nelle Highlands.

Outlander rende omaggio all’identità degli Highlanders: un popolo la cui cultura, lingua — il gaelico, spesso parlato nella serie e ancor più apprezzabile se guardata in inglese e tradizioni erano sull’orlo dell’estinzione. Il tutto è ambientato in una cornice di castelli imponenti come il Doune Castle, che nella serie funge da Castello di Leoch del Clan MacKenzie, dimore storiche come Midhope Castle (Lallybroch nella serie) e villaggi pittoreschi come Culross e Falkland, che nella finzione rievoca l’Inverness degli anni ’40.

Il fenomeno “set jetting” e la riscoperta della Scozia

L’impatto di Outlander sul turismo è stato così significativo da aver dato vita al termine “Outlander Effect“. L’ufficio del turismo scozzese, VisitScotland, ha registrato un notevole incremento di visitatori internazionali — in particolare americani, attratti dai luoghi della serie. Questo fenomeno di “set jetting“, ovvero l’atto di viaggiare sulle tracce dei set cinematografici, ha portato un aumento delle prenotazioni e, di conseguenza, della spesa, trasformando destinazioni precedentemente meno battute in mete di pellegrinaggio per i fan, comunemente noti come “Outlanders“, specialmente nelle zone rurali delle Highlands.

I castelli e i siti storici che hanno fatto da sfondo alle vicende di Claire e Jamie Fraser hanno visto un boom di presenze. Il Doune Castle, per esempio, ha sperimentato un aumento vertiginoso della popolarità, diventando un’attrazione di fama mondiale nonostante le sue ridotte dimensioni rispetto ad altre fortezze scozzesi. Lo stesso vale per il campo di battaglia di Culloden e il complesso neolitico di Clava Cairns — sebbene il fittizio cerchio di pietre citato in precedenza sia stato ricreato in un’altra area. Questi luoghi sono ora considerati quasi “sacri” dalla comunità dei fan, trasformando il turismo in una forma di devozione narrativa.

Ciò che rende questo fenomeno particolarmente potente è la percezione di un viaggio nel tempo e nella storia, unendo il fascino del passato scozzese alla dimensione emotiva del racconto romanzesco. I visitatori non cercano semplicemente di spuntare delle caselle su una lista di luoghi d’interesse: desiderano profondamente calarsi nell’atmosfera del XVIII secolo, cercando un’esperienza immersiva e quasi spirituale. Vogliono toccare con mano la pietra dei castelli e camminare sulle brughiere che hanno ospitato gli eventi narrati, ricreando mentalmente le scene iconiche e connettendosi emotivamente ai personaggi della saga.

Glencoe, luogo che appare nei titoli di testa della serie.
Crediti immagine: Mike Brian, https://wildernessgroup.co.uk/wp-content/uploads/outlander-glen-coe.jpg

La rinascita della cultura scozzese

Outlander ha avuto l’effetto di riattivare l’interesse verso la cultura gaelica, l’artigianato scozzese sostenendo, in alcuni casi, piccole imprese artigiane e culturali legate alla tradizione, in particolare alla produzione di tessuto tartan e di kilts e la lingua. La serie ha saputo veicolare un’immagine romantica ma anche storicamente consapevole della Scozia e, nonostante sia un’opera di finzione, ha spinto il pubblico a esplorare la storia autentica dei clan, delle guerre giacobite e della vita nelle Highlands prima che venisse spazzata via.

In conclusione, questa serie non è solo un successo televisivo, ma è diventata un innegabile motore culturale ed economico per la Scozia. Ha saputo catturare l’essenza mistica e storica del Paese, trasformandola in un invito irresistibile a esplorare una terra dove i confini tra passato e presente, tra storia e leggenda, sembrano assottigliarsi fino quasi a svanire.

La serie ha offerto al mondo un biglietto di sola andata per le Highlands, favorendo quello che viene definito il “turismo delle radici— tra gli scozzesi-americani e garantendo alla Scozia un posto d’onore nell’immaginario turistico globale per gli anni a venire.
Il suo lascito va ben oltre l’intrattenimento, affermandosi come un potente strumento di promozione e di conservazione del patrimonio nazionale scozzese.

Tecla Di Maria

Fonti

VisitScotland, The Outlander Effect & Tourism, ultima consultazione: 2 dicembre 2025, link: visitscotland.org/binaries/content/assets/dot-org/pdf/research-insights/the-outlander-effect-tourism.pdf
VisitBritain, Visit Outlander filming locations, ultima consultazione: 2 dicembre 2025, link: visitbritain.com/en/things-to-do/visit-outlander-filming-locations

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