Jane Austen e l’eterno bisogno di apparire

Il 16 dicembre ricorre l’anniversario della nascita di Jane Austen, una delle voci più originali e amate della letteratura inglese. Anche dopo 250 anni, i suoi scritti continuano a risuonare sorprendentemente attuali.

La scrittrice inglese ambienta i suoi romanzi nei primi vent’anni dell’Ottocento, in Inghilterra, nel periodo della cosiddetta epoca Regency, riconoscibile per alcuni tratti peculiari: la grande attenzione alle apparenze, la vita sociale intensa nelle città termali e i ruoli sociali rigidi, dove la classe, il denaro e un buon matrimonio determinano quasi tutto. Uno stile di vita fatto di balli, salotti e stagioni mondane, privilegio del ceto sociale in cui si muovono i personaggi della maggior parte dei romanzi di Jane Austen. 

Quella descritta dall’autrice è l’epoca perfetta per parlare di ostentazione, perché la società viveva letteralmente “in vetrina”: ogni gesto era osservato, commentato e interpretato. 

In questo articolo si intende mettere a confronto proprio i rituali di esposizione sociale dell’epoca Regency con le dinamiche di esibizione contemporanee, mostrando come il bisogno di apparire ed essere riconosciuti non sia mai davvero scomparso: ha solo cambiato linguaggio.

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Partiamo dall’inizio: chi è Jane Austen?

Jane Austen nacque nel 1775 nell’Hampshire, in una famiglia rurale appartenente alla gentry — la classe sociale storicamente situata immediatamente sotto l’aristocrazia e sopra la borghesia. Il padre era un pastore anglicano colto e curioso, che riconobbe per primo il talento della figlia. Le mise a disposizione la biblioteca di famiglia, la incoraggiò a leggere di tutto e la sostenne nella scrittura fin da bambina. Non solo curò la sua istruzione in un’epoca in cui l’educazione femminile era limitata, ma arrivò anche a inviare i suoi primi manoscritti agli editori, aprendo la strada alla sua futura carriera.

Quando iniziò a pubblicare, Austen lo fece in forma anonima, firmando le sue opere con la semplice dicitura “By a Lady”: era l’unico modo per una donna di essere accettata nel mondo letterario senza pregiudizi. 

La sua capacità di trasformare la vita quotidiana in una critica sottile e moderna fa di lei una pioniera della narrativa realista e una voce che riesce, ancora oggi, a parlare con sorprendente attualità. Ad esempio, è stata in grado di analizzare l’ossessione contemporanea per lo status, esaminando la vita nell’epicentro della vanità georgiana: la città termale di Bath.

Le origini del mito di Bath

La storia di Bath ha inizio con la leggenda del principe britannico Bladud nel IX secolo a.C.
Esiliato e malato di lebbra, scoprì i poteri curativi delle sorgenti termali osservando i suoi maiali guarire rotolandosi nel fango caldo. Bladud si curò, ascese al trono e promosse attivamente l’uso di queste acque.

L’importanza delle terme continuò a tramandarsi nel tempo, passando per il Medioevo e ricevendo un notevole innalzamento di status grazie alla visita della Regina Elisabetta I. 

Nel XVIII secolo, tuttavia, Bath perse il suo significato medico originario per diventare l’apice della moda per l’alta società. Durante la “stagione” — un periodo che poteva durare da alcune settimane a diversi mesi, dalla fine di settembre a giugno — i visitatori ricchi e privilegiati frequentavano la città principalmente per l’intrattenimento, la socializzazione e la conclusione di matrimoni vantaggiosi.

Bagni romani di Bath
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Jane Austen si trasferì a Bath nel 1801, nel suo venticinquesimo anno d’età, e nelle sue opere la descrive come un luogo tutt’altro che idilliaco.

Nel romanzo L’abbazia di Northanger, l’autrice utilizza la visita della protagonista, Catherine Morland, per evidenziare le futilità sociali della città. La routine quotidiana, come descritta nel Capitolo 3, si limita a:

“Fare il giro dei negozi, andare a vedere qualche parte nuova della città, essere presenti alla Pump Room, dove le due signore facevano mostra di sé per un’ora, guardando tutti e non parlando con nessuno.”

Le Pump Room, sale pubbliche costruite sopra le terme per bere le acque, erano di fatto usate come luoghi di socializzazione e pettegolezzo. Henry Tilney, personaggio del romanzo, riassume le serate tra teatri, concerti e Assembly Rooms, grandi saloni settecenteschi dedicati a balli e giochi di carte per l’alta società. Tilney osserva che il divertimento a Bath dura “solo per le prime sei settimane”, prima di trasformarsi in una ripetitiva rappresentazione sociale.

Ogni gesto diveniva un atto pubblico, ogni incontro poteva rafforzare o indebolire la propria posizione sociale. Austen osserva tutto questo con ironia: a Bath non si vive semplicemente, ci si rappresenta.

Da Bath ai social: una vita in vetrina

Oggi quel bisogno di esposizione sociale non è scomparso, ma si è trasferito online. 

Austen usò Bath per smascherare l’ossessione per l’apparenza, un tema tanto lontano quanto straordinariamente odierno. La sfilata nella Pump Room è il primo scroll ossessivo — e talvolta passivo — dei social media. Il ballo strategico delle Assembly Rooms è l’algoritmo che premia la nostra performance di status online. Anche qui ci sono regole non scritte: cosa mostrare, cosa tacere, come apparire. La differenza è che, mentre allora il gioco era riservato a pochi, oggi chiunque può partecipare.

Si cerca di essere visti, per sentirsi parte di qualcosa. La società continua a funzionare come uno specchio, nel quale si va in cerca del proprio riflesso negli occhi —  e negli schermi —  degli altri.
La ricerca della convalida, ieri nella Bath georgiana, si traduce oggi nell’ansia per like e approvazione digitale. Ogni giorno, miliardi di utenti scorrono, pubblicano, osservano. È una scena sociale immensa, governata da meccanismi simili a quelli della Bath ottocentesca.
Anche qui si cerca visibilità, ma ciò che viene mostrato è spesso una versione curata di sé, non la realtà: l’autenticità online è spesso costruita, proprio come lo erano le buone maniere e gli abiti eleganti dell’epoca Regency

Nonostante la promessa di connessione, i social possono alimentare la solitudine

L’uso passivo — guardare senza interagire, proprio come accadeva nella città termale degli scritti di Jane Austen — aumenta il senso di isolamento e il confronto costante con gli altri. È un paradosso moderno: si è costantemente in vetrina, ma spesso ci si sente più soli. La scrittrice inglese, con il suo sguardo ironico, avrebbe riconosciuto bene questo meccanismo. Anche a Bath, dietro le facciate impeccabili, si nascondevano fragilità, insicurezze e desideri di appartenenza. 

Sono cambiati gli strumenti, non le emozioni che li muovono.

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Uno specchio per l’oggi

L’anniversario di Jane Austen può diventare un’occasione per tornare ai suoi romanzi e ritrovare, nelle sue pagine, un’acuta descrizione delle stesse dinamiche sociali contemporanee. Rileggere Austen significa guardare il presente con più consapevolezza, riconoscendo quanto la vita — offline e online— resti legata al desiderio di essere vista, riconosciuta e accettata.

È forse questo il motivo per cui continua a parlare con tanta forza: costringe a guardare non solo il mondo che descrive, ma anche quello che viene abitato oggi.


Tecla Di Maria

Barbara Ferrari



Fonti

Austen Jane,  L’Abbazia di Northanger. Ediz. integrale, Rimini, Edizioni Theoria, 2023

Intini Elisabetta, “Psicologia Social media: come li usi importa più di quanto”, Focus, 10 dicembre 2024, ultima consultazione: 12 dicembre 2025, link: https://www.focus.it/comportamento/psicologia/social-media-come-li-usi-importa-piu-di-quanto

Jones Marian, Episode 5: Discovering Bath’s Georgian Architecture, [Podcast], in City Breaks, 15 febbraio 2023, ultima consultazione: 12 dicembre 2025, link: https://citybreakspodcast.co.uk/bath-georgian-architecture

Redazione ISFIPP, “I social e la solitudine: Il Paradosso delle Connessioni Moderne”, Istituto ISFIPP, 16 aprile 2025, ultima consultazione: 12 dicembre 2025, link: https://isfipp.org/i-social-e-la-solitudine-il-paradosso-delle-connessioni-moderne/

Visit Bath, “Bath’s Spa Heritage”, Visit Bath, ultima consultazione: 12 dicembre 2025, link: https://visitbath.co.uk/inspire-me/about-bath/history-and-heritage/spa-heritage

Wikipedia, Jane Austen, ultima consultazione: 12 dicembre 2025, link: https://it.wikipedia.org/wiki/Jane_Austen

Wikipedia, Reggenza inglese, ultima consultazione: 12 dicembre 2025, link: https://it.wikipedia.org/wiki/Reggenza_inglese

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