Metacinema: istruzioni per l’uso e per il futuro

Uno dei settori più affollati e affascinanti del mondo cinematografico è quella del metacinema: quel gruppo di film sui film, di prodotti cinematografici che riflettono su loro stessi, sulla materia di cui sono fatti, sulla strada che li hanno portati ad essere quello che sono e sulla compagnia trovata nel tragitto.

Fonte: https://www.lascimmiapensa.com/2020/03/31/quarantena-cinefila-guida-al-metacinema/

I film metacinematografici hanno un obiettivo ambizioso: quello di racchiudere dentro di sè qualcosa di infinitamente più ampio e talvolta dispersivo, di diventare qualcosa di più di loro stessi covando nelle pieghe delle loro trame l’ambizione. Ambizione, un pizzico di autoreferenzialità ma anche uno smisurato amore: sono le correnti sotterranee che animano i film che si propongono come lettere d’amore al cinema. Una tradizione che si estende per tutto il Novecento e che vanta degli esempi illustri come l’ di Federico Fellini, Il disprezzo di Jean Luc-Godard, Effetto di notte di Francois Truffaut.

Il metacinema non è mai scomparso completamente dai radar delle produzioni cinematografiche: si potrebbe anzi dire che quasi ogni regista, se non proprio tentato dall’impresa di realizzare un film metacinematografico, abbia degli elementi di autoriflessione sul mezzo sparsi qua e là tra i propri lavori, quasi come un’istinto automatico, come un’urgenza di fornire risposta a qualche interrogativo interiore su quel che si fa e come lo si fa che si riversa, volente e a volte nolente, sulla pellicola.

Tuttavia è indubbio che il genere del film sul film – che spesso, giocoforza, assume la forma di un film nel film, in un gioco di matrioske di set che assume anche una sua estetica ben distinta – abbia conosciuto una rifioritura rilevante negli ultimi anni, che già si distingue rispetto agli esempi celebri e ormai canonizzati del passato per una posa distinta e delle inquietudini diverse che lo pervadono, causate da delle circostanze socioculturali e da una situazione della produzione e della distribuzione cinematografica chiaramente differenti rispetto a quelle di un Fellini o di un Truffaut. Oggi gli attori in gioco sono diversi: le piattaforme in streaming e il modo in cui hanno modificato il modo di fruire del prodotto cinematografico, l’evidente e innegabile crisi delle sale.

Fonte: https://www.movies.ch/it/film/babylon/

A livello internazionale gli ultimi esempi eclatanti possono essere Babylon di Damiel Chazelle, che si presenta esplicitamente tanto nella forma quanto nelle dichiarazioni programmatiche del regista, come un film sul cinema: ma tanto le intenzioni quanto il risultato finale non sono così lineari e non si esauriscono in una lettera d’amore sentimentale per il cinema. Al contrario, quello che viene spiattellato sullo schermo è un grumo di sentimenti tanto viscerali quanto contraddittori, che si materializzano sottoforma di un’alternanza tra l’innegabile magia che pervade il set, soprattutto nei momenti concentrati sul cinema come forma d’arte nel suo massimo livello di astrazione, e le scene dai poco sottili toni infernali che ritraggono la vita dell’Hollywood anni ’20 e i soprusi e le ingiustizie che animano la struttura gerarchica cinematografica. Non c’è nulla di tenue nella lacerazione che si crea: il risultato è una lettera d’amore e d’odio, entrambi totalizzanti, annichilenti e pervasivi.

The Fablemans di Steven Spielberg è un’altra pellicola che può rientrare nella categoria: priva dei toni foschi e delle zone d’ombra di Babylon, è una vera e propria lettera d’amore al cinema ma dall’afflato più individuale, improntata a un netto autobiografismo e incentrata sulla figura del regista, alla cui storia personale è fortemente ispirata. Un classico film sul cinema dai toni fiabeschi e rassicurante (forse troppo), che sceglie la strada dell’autobiografia per esplorare l’amore per il cinema.

Un altro elemento degno di nota è il periodo da cui escono questi film: molti sono stati concepiti, o direttamente girati, durante la pandemia, periodo che ha influenzato e ridirezionato in modo significato le modalità di fruizione delle opere cinematografiche e che ha stravolto il settore mettendolo in grande difficoltà. Il periodo di isolamento e la modifica delle dinamiche che ha portato con sè ha certamente affrettato la necessità di un ripensamento sul mezzo cinematografico.

Altra cosa che lega questi esempi di cinema che parla di cinema degli ultimi anni è il loro legame con il passato: tutti i film citati sono rivolti verso il passato, sia in un’accezione intimistica con l’esplorazione dell’infanzia e dell’adolescenza sia in un senso collettivo che si esprime con uno sguardo nostalgico verso il cinema del passato, dai riferimenti puntuali alle star e ai film più iconici fino alla ricostruzione storica di un’intera epoca della storia del cinema (come nel caso della Los Angeles degli anni ’20 di Chazelle). Lo scrutare il passato porta con sè un senso di perdita e di smarrimento: quel che è andato si può celebrare, si può rimpiangere (pur guardandolo con sguardo critico) ma non recuperare. Que faire?

Fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/04/28/il-sol-dellavvenire-nanni-moretti-sceglie-di-fare-la-rivoluzione-permanente-a-se-stesso/7144699/

A discostarsi da un totale ripiegamento sul passato, pur non sconfessando, ma anzi onorandolo e riprendendo le fila proprio dalle cose passate, è invece un film italiano appena uscito nelle nostre sale e che si inserisce nel discorso metacinematografico con il suo essere un film nel film, incentrato sulla storia di un regista alle prese con le riprese del suo ultimo lavoro e con le difficoltà di produzione che si accompagnano a quelle personali. Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti incarna proprio questa necessità di riflessione metacinematografica di cui abbiamo parlato finora, ma le domande che si pone sul come continuare a fare cinema e come continuare a lottare per farlo sono accompagnate da un tono più ottimistico: non un senso di sconfitta irreparabile, ma da una presa di coscienza di quel che è stato e di quel che è da cui rinnovarsi.

Sofia Racco

Crediti immagine di copertina: http://reflectionandfilm.blogspot.com/2011/12/metacinema-or-metafilm.html

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