Dall’età del bronzo a quella del ferro
L’espansione territoriale dei primi agricoltori sud-anatolici, i cui albori potrebbero risalire a 12000 anni fa, raggiunge l’Europa circa 3000 anni dopo, dove, nell’arco di meno di un migliaio di anni, si insediano praticamente ovunque, portando con loro l’agricoltura.
La popolazione della penisola italica, a questo punto, è ormai prevalentemente discendente da questa ondata migratoria.
In Sardegna il contributo è ancora più dominante, dato che questi potrebbero essere stati i primi colonizzatori dell’isola.
Tra gli 8000 e i 5000 anni fa, la situazione rimane stabile e raggiunge gradualmente un equilibrio, dipendente anche dalle barriere geografiche del territorio italiano.
Proprio verso la fine di questo periodo, la parte occidentale dell’Eurasia e il Nord Africa iniziano a vedere lo sviluppo di grandi civiltà, concentrate soprattutto nei pressi del bacino mediterraneo, con alcune importanti eccezioni.
Una di queste è la cultura Yamnaya, originaria di un’area che corrisponde all’incirca all’attuale Ucraina, tra il Mar Nero e il Mar Caspio.
Il nome di questa cultura deriva dal termine ucraino che sta per “cultura della tomba a fossa“, per via dell’utilizzo dei kurgan, tumuli coperti di colore ocra nei quali seppellivano i morti.
Gli Yamnaya, nonostante conoscano e pratichino l’agricoltura nei pressi dei fiumi e su colline fortificate, sono prevalentemente nomadi e grazie all’utilizzo dei cavalli e della ruota sono in grado di espandersi molto nel continente eurasiatico, soprattutto verso ovest e verso est.
Nell’allontanarsi dal luogo di origine, gli Yamnaya portano con loro una serie di tecnologie avanzate, come asce in bronzo particolarmente pregiate, un uso estensivo del cavallo e un forte sfruttamento della pastorizia.
L’accesso a queste risorse contribuisce allo stabilirsi delle persone appartenenti a questa cultura nei ranghi più alti della società nella maggior parte dei luoghi toccati dall’espansione, diffondendo la propria lingua e la propria cultura anche dove il contributo genetico non è così preponderante.
Nel giro di circa un millennio, i discendenti degli Yamnaya raggiungono quasi ogni parte dell’Europa. La prima espansione, che prende il nome di “cultura della ceramica cordata“, abbraccia il nord-est Europa, mentre la parte ovest viene colonizzata dalla “cultura del vaso campaniforme“, molto probabilmente discendente di quella della ceramica cordata.
Nella penisola Italica queste popolazioni si insediano a partire dal nord e si diffondono verso sud con il passare dei secoli, fino al 4000 a.C. quando raggiungono la Sicilia.
La Sardegna è nuovamente l’isola meno toccata da questa espansione, avendo la quantità minore di DNA proveniente dalle steppe asiatiche rispetto alla media italiana.
Questo periodo vede, però, anche un altro flusso genico, questa volta che coinvolge prevalentemente il sud Italia.
Intorno ai 4700 anni fa sull’isola di Creta inizia a svilupparsi la civiltà minoica, che sopravvive per circa 1300 anni, fino all’arrivo dei micenei. Essi sono un altro gruppo stanziatosi nella parte continentale della Grecia, esistente tra il 1600 e il 1100 a.C., e riescono ad annettere Creta ai suoi territori, probabilmente in seguito all’eruzione di Thera (attuale Santorini).
La presenza di queste due popolazioni nel bacino del Mediterraneo ha un effetto sulla genetica della parte meridionale dell’Italia, che inizia ad incorporare materiale di origine iranica ben prima della conquista della Magna Grecia, la quale avverrà durante l’età del ferro.
Mario Colabello
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