Il simbolo per eccellenza dell’industria cinematografica? I caratteri cubitali bianchi che si stagliano sulla collina di Mount Lee, a Los Angeles. Una semplice parola, nove lettere che però hanno fatto il giro del mondo: Hollywood. Ma è riduttivo pensare sempre il cinema nei termini dell’industria americana, o di quella occidentale in generale. Hollywood ha dominato per così lungo tempo il panorama cinematografico mondiale che altri concorrenti, riprendendo il suo nome, hanno invece elaborato un cinema che non solo riflette la cultura di quei paesi, ma talvolta diviene rivendicazione di identità, appartenenza e credenze, non solo culturali. Tutti avranno sentito della ormai ugualmente celebre Bollywood, ma esistono anche Kollywood (sua acerrima rivale) e addirittura Nollywood. Ma cosa sono e da dove provengono?
L’India è un perfetto esempio di appropriazione del cinema come mezzo per esprimere la varietà culturale. Bollywood è forse la seconda industria cinematografica più celebre e conosciuta al mondo dopo Hollywood: se prima era legata alla nicchia del pubblico indiano, ora le sue produzioni sono apprezzate in tutto il mondo. Si distingue soprattutto per film dalla lunga durata, con peripezie che mischiano avventura, romance e musical, tra scene d’azione mirabolanti ed elaboratissime coreografie di danze e canzoni. Ma nel subcontinente indiano esistono moltissime altre industrie di cinema, che nascono dalla particolare suddivisione della nazione indiana in vari stati in base alla lingua. Ognuna di queste industrie fa riferimento alla lingua parlata in un certo stato, oltre che al suo background culturale, e quindi entra molto spesso in gioco una dialettica egemone-subalterno fra Bollywood, vista come “vero cinema indiano“, e le altre industrie più locali. Ma il fiorire di così tante realtà diverse è la prova del fatto che non si può mai generalizzare parlando di India: al contrario questo è un paese ricco di una varietà culturale, linguistica e identitaria fortissima, proprio a causa delle sue vicende storiche e nonostante il suo passato coloniale, che al contrario ha cercato di fare di questo mosaico complesso un campo monocolore.
Ed è così che allora troviamo Kollywood, il cinema in lingua tamil, una lingua autoctona del Tamil Nadu, nel sud dell’India. Kollywood in particolare ha una storia molto legata alla sfera politica: il Tamil Nadu infatti è una zona particolare, che ha sempre sentito un certo distacco rispetto al background linguistico-culturale egemone del nord, proveniente dall’hindi e dalla cultura sanscrita. Questo è dovuto soprattutto al fatto che qui fin dall’antichità risiedono popolazioni autoctone che parlano lingue completamente estranee al ceppo indoeuropeo, e con tradizioni e pratiche anche molto differenti. Nei secoli il Tamil Nadu diventò parte dei grandi imperi che si susseguirono, ma conservò sempre una sua anima culturale precisa, che durante e dopo la lotta per l’Indipendenza trovò sfogo in alcuni movimenti indipendentisti dravidici (dravidica è l’origine linguistica della lingua tamil). Questi trovarono nella nascente industria del cinema un mezzo per rappresentare i loro tratti e costumi, ma soprattutto un’espressione e rivendicazione della propria indipendenza. E’ infatti interessante analizzare come ancora oggi spesso Kollywood venga deriso o schernito da alcune produzioni bollywoodiane, che ne fanno parodia come cinema “di serie b” e sempliciotto, mentre nel Tamil i film proiettati e conosciuti sono quasi esclusivamente quelli di Kollywood. Infine molte star e grandi nomi del cinema kollywoodiano sono entrati a far parte della classe dirigente politica del Tamil Nadu, diventando appieno simbolo della cultura e dell’identità Tamil.

(Fonte immagine: https://www.bbc.com)
Oltre a Bollywood e Kollywood troviamo anche Ollywood e Tollywood. Ma spostandoci altrettanto interessante è il caso di Nollywood, ovvero l’industria cinematografica della Nigeria: qui più che l’appartenenza culturale è curioso osservare come il cinema rifletta un fenomeno molto importante che ha interessato molti stati africani, ovvero la diffusione del Pentecostalismo, una corrente evangelica proveniente dagli USA ma diffusa molto in Africa e Sud America. Con la loro predicazione per le strade, la ricerca di nuovi adepti “dal basso”, molto spesso in quartieri periferici e degradati, e la promessa di rinnovamento spirituale ma anche di successo personale, le chiese pentecostali si sono diffuse a macchia d’olio e a una velocità impressionante nelle principali capitali africane. E ciò a cui si deve questo grande successo è l’aver utilizzato fin dall’inizio i mezzi di comunicazione come strategia di evangelizzazione: molte chiese sono state ricavate da cinema in disuso, e le stesse chiese fanno largo utilizzo di social e delle piattaforme online per diffodnere il credo. Non risulta quindi così folle che tantissimi temi religiosi vengano rappresentati in molte pellicole di Nollywood, quasi come mezzo di trasmissione del pensiero pentecostale.

Parlando di cinema quindi può essere sempre illuminante volgere lo sguardo ad altri contesti, dove la settima arte diventa quindi non solo un simbolo di culture diverse, ma anche un vero e proprio mezzo per rivendicare istanze, credenze, talvolta contro un’industria egemone da cui non ci si sente rappresentati, altre volte come strumento di persuasione moderno a servizio invece di qualcosa che consideriamo tradizionale come la religione.
Rachele Gatto
