Più sapere significa più certezze? Fin dal principio della loro storia, gli esseri umani, confrontandosi con la realtà, hanno sviluppato sempre più conoscenze che permettessero loro di migliorare la propria condizione. Nei secoli, però, molte concezioni sono state messe in discussione e sono state ribaltate, correnti di pensiero opposte sono coesistite per poi prevaricare una sull’altra. Se pensiamo alla storia della letteratura, per esempio, dal Barocco – corrente artistica dominata dall’incertezza e dal disordine – si passa al Classicismo, che ha come valori cardine il rigore e l’armonia; se l’Illuminismo celebra la razionalità, il Romanticismo si basa sul sentimento e sull’immaginazione. In un mondo in costante cambiamento, quindi, è possibile costruire delle proprie certezze?
Nella Francia della fine del Cinquecento, uno dei filosofi rinascimentali più importanti, Michel de Montaigne, pone questo interrogativo sia a sé e sia a chi lo legge. Da questa domanda nascono gli Essais (i Saggi), una delle opere che più ha influenzato il modo di pensare e di scrivere dell’era moderna. In quegli anni, la Francia e, più in generale l’Europa, vedono molte delle loro certezze infrangersi: la Chiesa riformata contesta quella tradizionale portando a lunghe e aspre guerre civili; i viaggi oltreoceano mettono in contatto tra loro realtà diverse, e con lo sviluppo di nuove tecniche, quali la stampa, viene rivoluzionato il modo di concepire e diffondere il sapere. Dal 1570, ritiratosi nella sua residenza, Montaigne inizia quindi a redigere l’opera che lo accompagnerà per tutta la vita, ponendo il dubbio come motore della sua ricerca, e andando così ad analizzare ogni aspetto della realtà, non dando mai nulla per scontato. Il punto di partenza è sempre la sua interiorità, la sua esperienza, che gli permette di allargare il pensiero al mondo fuori di sé.
Qualche anno dopo in Inghilterra, William Shakespeare porterà sul palco del Globe Theatre l’Amleto (1600) una delle tragedie più conosciute e recitate al mondo. Ciò che avvia l’azione è proprio il dubbio: il giovane principe danese, di fronte alla rivelazione dello spettro del padre, vede infrangersi tutte le sue convinzioni e si trova costretto a dover prendere decisioni e scelte con sicurezza in un mondo che ne è privo.
Paradossalmente, gli uomini sono coloro che, allo stesso tempo, creano e distruggono le proprie certezze. Portando il discorso a tempi più recenti, le due guerre mondiali del Novecento hanno lasciato segni indelebili nella memoria collettiva, e hanno fatto di nuovo vacillare tutte le sicurezze che negli anni gli uomini avevano costruito. Oltre alle macerie materiali c’erano soprattutto delle macerie spirituali. Questo ha avuto molti riflessi anche nell’arte: la disillusione, lo sconforto, l’ansia e il dubbio costituiscono il centro di opere postbelliche, come dimostrano i componimenti del poeta T.S. Eliot o le opere teatrali di Samuel Beckett, ad esempio .
Anche oggi sembriamo essere dominati dall’incertezza: lo sviluppo dell’intelligenza artificiale che ultimamente è fonte di ampi dibattiti, ha ancora una volta messo a repentaglio la nostra realtà: come possiamo distinguere il vero dal falso, se si assomigliano così tanto? Riusciamo veramente a distinguere fake news da notizie verificate in un mondo dove le informazioni circolano sempre più rapidamente e che puntano più a suscitare stupore che informare?
Di fronte al fatto che il mondo è il perpetuo cambiamento e che l’essere umano non potrà mai raggiungere pienamente alcune verità, sia Montaigne che Amleto si sono rivolti alla propria interiorità: “il cielo stellato sopra di me, e la legge morale dentro di me.” scriveva Immanuel Kant nella Critica della Ragion Pratica nel 1788. Se le il mondo esterno pare incomprensibile e inafferrabile, forse il punto di partenza, come suggerisce il filosofo francese, potrebbe essere il mondo interno: costruirsi dei “fari morali”, per usare un’espressione di Zerocalcare, potrebbe essere un modo per convivere con l’instabilità che fa parte della nostra storia e della nostra esistenza.
Maёl Bertotto
Crediti immagini copertina: https://www.chronicle.com/article/thinking-bigger-than-me-in-the-liberal-arts/
