Beati innocenti: le indagini sul ponte Morandi e il jolly della prescrizione

Incuria, manutenzione inadeguata, omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, crollo doloso, omissione di atti d’ufficio, attentato alla sicurezza dei trasporti, falso e omissione dolosa di dispositivi di sicurezza sui luoghi di lavoro: questi sono i capi d’accusa avanzati dalla Procura di Genova a carico dei 58 indagati per il crollo del viadotto Polcevera del 14 agosto del 2018, un disastro all’italiana che rischia di restare senza colpevoli. Cadono nel vuoto le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, in occasione del quinto anniversario della caduta del ponte, chiede chiarezza su quanto accaduto.

“È responsabilità fare giustizia, completando l’iter processuale”, sottolinea la massima carica dello Stato, “con l’accertamento definitivo delle circostanze, delle colpe, delle disfunzioni, delle omissioni”.

Facile a dirsi, quasi impossibile a farsi: Autostrade per l’Italia e Spea, le due società responsabili del viadotto, nonché satelliti del pianeta Benetton, sono uscite dal processo con un’aggraziata piroetta, patteggiando una multa di appena 30 milioni di euro. Restano, però, indagati i singoli dirigenti, manager, tecnici e ingegneri, che sperano nella grazia della prescrizione. Il procuratore capo di Genova Nicola Piacente è stato molto chiaro in merito: le accuse avanzate nel cosiddetto “filone bis” del processo, che imputa a 47 individui i reati di falsificazione dei rapporti relativi allo stato dei viadotti e delle barriere antirumore – i cui pannelli erano attaccati tra loro con la colla Vinavil, com’è emerso in un’intercettazione tra due dirigenti – decadranno per prescrizione, dato che la prima udienza del processo non si terrà prima dell’autunno di quest’anno.

Difficile dimenticare le parole di Luciano Benetton, che nel 2019 invia una lettera strappalacrime ai principali quotidiani della penisola in cui denuncia la “campagna d’odio” lanciata dall’opinione pubblica contro la sua famiglia, “parte lesa” e innocente. È vero che Autostrade non ha svolto i dovuti controlli, ma, si sa, in un sistema complesso può sempre celarsi qualche mela marcia.

La mela è marcia perché l’albero – così come le corde che sorreggevano il pilastro n°9 del ponte Morandi – è avariato dalle radici. Ciò che è emerso grazie alla testimonianza depositata da Gianni Mion, amministratore delegato di Edition Holding (il portafoglio Benetton), è che tutti i quadri dirigenti del gruppo erano informati sullo stato di deterioramento del ponte dal 2010.

“Sapevamo di un problema strutturale, ma non abbiamo fatto nulla, anche se era a rischio crollo. Non mi è venuto di fare casino, forse temevo di perdere il posto di lavoro. Ho chiesto, durante una riunione, se ci fosse qualcuno che certificasse la sicurezza del viadotto e Riccardo Mollo mi ha risposto che ce la autocertificavamo. Tra i presenti ricordo Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Atlantia, il collegio sindacale di Atlantia e Gilberto Benetton”. Una confessione carica di rimorsi, che sconfessa la tesi ridicola del “non c’ero e se c’ero dormivo” firmata Luciano Benetton.

Come stabilito dal contratto di concessione ad Autostrade per l’Italia – che prevedeva, tra i vari articoli, penali altissime in caso di revoca ingiustificata, il rinnovamento automatico del contratto dal 2014 al 2038 e pedaggi eccessivi rispetto ai costi di manutenzione – tutte le attività di monitoraggio venivano affidate a Spea, del Gruppo Atlantia. Una vera follia per l’Autorità Anticorruzione, preoccupata per l’evidente conflitto di interessi.

“Lo Stato”, scrive la portavoce del Comitato dei parenti delle vittime, Egle Possetti, “non ha fatto i propri interessi, perché è giunto a patti col nemico.” Quello Stato che oggi ricorda le vittime è lo stesso che non ha avuto esitazioni quando, pur di salvare le azioni della holding Benetton, ha accettato di comprare, attraverso la Cassa depositi e prestiti, Autostrade per l’Italia a 9,1 miliardi di euro, una cifra stellare.

La rabbia è tanta per le famiglie che hanno perso una persona cara e che cercano giustizia tra le macerie di un ponte, o forse di un Paese, fatiscente.

Immagine in evidenza da: https://newsgo.it/2020/08/crollo-ponte-morandi-a-due-anni-dalla-tragedia-genova-ricorda-le-43-vittime/

Immagine in copertina da: https://www.lanazione.it/prato/cronaca/vitangelo-bini-grazia-mattarella-7128c4c6

Micol Cottino

Un commento Aggiungi il tuo

  1. Avatar di Daniela Daniela ha detto:

    coi soldi di un impero industriale si compra tutto, anche un certificato di sicurezza unito al silenzio di molti- e ci si ripulisce facilmente il nome dal fango di fronte all’opinione pubblica

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