Hey teacher, don’t leave those kids alone: quando la scuola sostituisce il welfare

Tempi difficili per il governo conservatore di Rishi Sunak, attento negli ultimi mesi a recuperare i voti dello zoccolo elettorale della destra più radicale e identitaria in vista delle elezioni politiche del 2024. Le promesse fatte dal discepolo thatcheriano – cioè far crescere l’economia, istituire il blocco navale per i barconi che tentano l’attraversata della Manica e ridurre l’inflazione – sono state in parte disattese: chi, a destra, ha sperato nell’attuazione del progetto di rinvio in Ruanda dei cosiddetti “immigrati irregolari” è rimasto deluso dalla decisione presa dalla Corte di Appello, che ha ribadito l’illegalità del piano. Inoltre, rispetto al netto abbassamento registrato del tasso inflazionistico, attestato ad agosto attorno al 6.7% contro l’11% del dicembre scorso, numerosi economisti ritengono che il governo non abbia avuto alcun reale ruolo decisionale in merito.

Intanto, mentre l’entourage di Sunak racconta alla stampa di come il Prime Minister abbia salvato l’economia, 14 milioni di persone si trovano sotto la soglia di povertà: 1 inglese su 5 non ha i soldi per pagare le bollette e i beni di prima necessità (come, ad esempio, latte, formaggi e uova), il cui costo è aumentato negli ultimi due anni di più del 30%. Comprare un po’ di carne, per molti cittadini della quinta potenza mondiale, è diventato un lusso e, a volte, chi ha famiglia è costretto a ricorrere al più antico dei reati per miseria: il furto. “Un uomo, la settimana scorsa”, afferma il proprietario di un piccolo supermarket di Coventry, “si è riempito la valigia di cibo e non è la prima volta che vedo incidenti del genere”.

D’altra parte, Huw Pill, il capo economista della Banca d’Inghilterra (per inciso, uno degli uomini più ricchi del Regno Unito), ha dichiarato chiaramente che “i britannici devono accettare di essere poveri”. Il liberismo funziona così, recita il sottotesto, che vi piaccia o meno. Secondo Philip Alston, professore della Scuola di Legge dell’Università di New York, il fatto che in Gran Bretagna il 20% della popolazione più povera possieda un patrimonio venti volte inferiore rispetto a quello dell’1% percento della popolazione più ricca è frutto della precisa scelta politica di proteggere le ricchezze dei ceti benestanti, attraverso gli sgravi fiscali, e di disinvestire nella sicurezza sociale.

Crediti immagine: https://www.childrenscommissioner.gov.uk/blog/fact-checking-claims-about-child-poverty/

E quando il welfare viene meno, tocca ad altri organismi sociali il compito di prendersi cura dei più fragili; tra questi, la scuola gioca un ruolo fondamentale: di fronte all’aumento di ragazzi che, per ristrettezze economiche, vanno a scuola affamati, con le divise e i denti sporchi, molti istituti scolastici hanno aumentato gli aiuti forniti agli studenti più bisognosi. Secondo uno studio pubblicato dalla onlus The Hygiene Bank, che considera un campione di 500 scuole inglesi, il 72% dei dirigenti scolastici ha notato un aumento nella diffusione della “povertà igienica” tra gli studenti e più della metà degli intervistati ritiene che ciò possa avere un impatto molto negativo sulla salute mentale e sul rendimento scolastico. Voucher, pacchi di cibo, vestiti, detersivi e biglietti dei trasporti sono alcune delle spese che la scuola pubblica d’oltremanica deve sostenere quasi quotidianamente per assistere i ragazzi. Spesso, ammette Julie McCulloch, direttrice dell’Association of School and College Leaders, sono gli stessi professori di educazione fisica a lavare le divise degli studenti a o fornire, comunque, il detersivo alle famiglie.

Ad aiutare gli istituti scolastici nel difficile (se non impossibile) compito di sostituire lo Stato, è stata in più occasioni la Caritas, che negli ultimi anni si è diffusa in modo capillare sul territorio inglese. L’ente confessionale della CEI per la promozione della carità ha stanziato nel 2020 324 mila euro per la distribuzione di buoni per fare la spesa e ha contribuito alla creazione dei cosiddetti “warm spaces”, cioè spazi al chiuso dotati di riscaldamento, destinati alla socializzazione e alla distribuzione gratuita di pasti.

Chi oggi rifiuta di ospitare i migranti che attraversano il canale dimentica che, di questo passo, un giorno saranno gli stessi inglesi a chiedere ospitalità in uno dei tanti stati al di qua della Manica.

Micol Cottino

Crediti immagine in evidenza: https://unsplash.com/it/foto/x_TJKVU1FJA?utm_content=creditCopyText&utm_medium=referral&utm_source=unsplash

Lascia un commento