In Francia il diritto all’aborto è stato inserito in Costituzione

Il 4 marzo, in una sessione congiunta dell’Assemblea nazionale e del Senato convocata per l’occasione, i parlamentari francesi hanno votato per l’inserimento del diritto all’interruzione volontaria di gravidanza nella Costituzione: 780 voti favorevoli, a fronte di solo 72 contrari, hanno sancito il termine di un iter iniziato nel 2022 con una proposta di legge di Mathilde Panot (La France Insoumise), in seguito a tentativi analoghi degli anni precedenti.

La “libertà garantita alla donna all’interruzione di gravidanza” è stata inserita nell’articolo 34 della Costituzione, e non nel 66 come previsto dalla versione originaria: allo stesso modo non determina un “droit fondamental”, ma una “liberté garantie”: non un diritto quindi ma una libertà, una concessione fatta per ottenere il voto favorevole del Partito Repubblicano, di destra. Nelle prime discussioni era inoltre stato proposto di inserire un riferimento al diritto alla contraccezione e di utilizzare il termine “personne” (persona), poi sostituito da “femme” (donna).

È opinione diffusa che il parere dei parlamentari francesi riguardo la costituzionalizzazione dell’aborto sia stata cambiata da quanto accaduto negli Stati Uniti riguardo la sentenza Roe v. Wade nel 2022: in seguito al rifiuto dei presidenti democratici di codificare il diritto all’aborto (cioè, semplificando molto il funzionamento di un sistema legislativo diverso dal nostro, trasformare la decisione della Corte Suprema a favore del diritto all’aborto del 1973 in una legge federale), infatti, la Corte Suprema –  i cui membri sono nominati a vita dal presidente degli Stati Uniti e che, per via della morte di tre di loro durante la presidenza Trump, ora è composta in maggioranza da giudici di estrazione repubblicana – ha ribaltato quanto stabilito da Roe v. Wade e deciso che sia prerogativa degli stati, e non del governo federale, decidere sulla legalità o meno dell’interruzione volontaria di gravidanza. Da allora sono state introdotte limitazioni e divieti in ventuno stati; in quattordici abortire è proibito in quasi ogni circostanza; in otto non sono previste nemmeno eccezioni per casi di stupro o incesto; in uno solo per lo stupro, ma non per l’incesto.

In Francia l’interruzione volontaria di gravidanza è legale dal 1975: la legge che l’ha decriminalizzata porta il nome di Simone Veil, filosofa al tempo Ministra della Sanità. Negli anni precedenti la sua liberalizzazione era stata al centro di campagne come il manifesto delle 343, stilato da Simone de Beauvoir e firmato appunto da 343 donne, che affermavano:

“Je déclare que je suis l’une d’elles. Je déclare avoir avorté”,

e la politicizzazione del processo di Bobigny, che chiamava in giudizio per l’aborto procurato alla minorenne Marie-Claire Chevalier cinque donne, tra le quali la Chevalier stessa.

Nel Paese era inoltre stato attivo il MLAC, Mouvement pour la liberté de l’avortement et de la contraception, un gruppo che si occupava di sottrarre la pratica dell’aborto a “cucchiai d’oro” – ginecologi disposti a violare la legge per somme di denaro ingenti – e mammane: il MLAC praticava gli aborti con il metodo Karman, meno invasivo del raschiamento, e organizzava viaggi per le donne che ne avessero necessità a Londra e ad Amsterdam, dove l’IVG era legale.

La Francia è ora il primo Paese al mondo ad avere costituzionalizzato l’aborto in maniera esplicita, ma non il primo in assoluto: dal 1974 alla dissoluzione del Paese, infatti, in Jugoslavia è stato garantito il diritto “a decidere liberamente sulla procreazione”. 

In Italia, nel frattempo, la legge sull’IVG, che risale al 1978 ed è figlia di quegli anni e di quel contesto politico e culturale (e che è stata oggetto di profonde critiche da parte del movimento femminista sin dalla sua approvazione), non solo non è mai stata modificata o aggiornata, ma, a fronte di una maggioranza contraria alla libertà di scelta, viene difesa ciecamente dalle opposizioni, le quali affermano che “la 194 non si tocca” ignorando, o scegliendo di ignorare, che l’unico modo per garantire realmente il diritto all’aborto consiste in una sua riforma radicale.

Virginia Platini

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