Nucleare e guerre stellari: un possibile sviluppo del conflitto Russia-Ucraina

Satellite militare

La situazione geopolitica internazionale risulta sempre più instabile e il rischio che i conflitti in corso si estendano a livello mondiale si fa sempre più concreto, in particolare per quanto riguarda la guerra russo-ucraina.

Attualmente, la Russia rappresenta una delle maggiori minacce per l’equilibrio occidentale: un mese fa l’intelligence statunitense ha fornito un resoconto sulle risorse e capacità nucleari russe, rivelando lo sviluppo di un’arma nucleare anti-satellite che presumibilmente sarà lanciata nello spazio entro la fine dell’anno.

Tale iniziativa violerebbe l’“Outer Space Treaty”, entrato in vigore nel 1967, in piena Guerra Fredda,  i cui paesi depositari sono Stati Uniti, Russia e Regno Unito. Esso costituisce la struttura giuridica del diritto internazionale aerospaziale e, secondo quanto stabilito nell’articolo 4, proibisce di condurre manovre militari e di collocare qualsiasi genere di armi di distruzione di massa nell’orbita terrestre o sui corpi celesti, il cui utilizzo è consentito unicamente per scopi pacifici. Inoltre, l’articolo 2 afferma che lo spazio extra-atmosferico non è soggetto ad appropriazione nazionale né rivendicazione di sovranità, in quanto considerato “patrimonio comune dell’umanità”.

L’intelligence di Washington non ha rivelato la natura esatta del progetto in fase di elaborazione da parte della Russia, ma potrebbe trattarsi di un missile, di una testata atomica o, secondo la maggior parte degli esperti, di un reattore orbitante che alimenterebbe sistemi volti a guastare le tecnologie e le reti satellitari avversarie, ostacolando le comunicazioni civili, la sorveglianza dallo spazio e le operazioni di comando e controllo militare degli USA e dei suoi alleati.

Mosca ha replicato negando l’esistenza di quest’arma e respingendo ogni ipotesi. Il viceministro degli Esteri, Sergei Ryabkov, ha definito la notizia apparsa sul New York Times una “maliziosa montatura”, cioè un espediente della Casa Bianca finalizzato a incoraggiare il Congresso ad approvare ulteriori fondi da stanziare per gli aiuti diretti a Kiev.

Certamente la sola ipotesi dell’esistenza di un tale ordigno allarma gli Stati Uniti, memori dell’esperimento “Starfish Prime” condotto nel 1962, quando fecero esplodere a 400 km di altitudine dall’atollo Johnston, nell’Oceano Pacifico, un razzo con a bordo un dispositivo termonucleare a idrogeno da 1,4 megatoni. L’esplosione provocò un impulso elettromagnetico così potente da generare una tempesta geomagnetica, le cui radiazioni distrussero un terzo dei satelliti nell’orbita terrestre bassa e gli stessi strumenti di misurazione realizzati dagli USA per studiare gli effetti del test.

Un’esplosione simile oggi, considerato il perfezionamento delle tecnologie militari, danneggerebbe tutti i satelliti in orbita, privando gli USA e gli altri Stati del controllo dei propri strumenti di comando militare che si trovano nello spazio, compresi quelli per il lancio di eventuali bombe atomiche. In ogni caso la Russia è consapevole della dipendenza dell’economia e dell’esercito statunitense dallo spazio e del vantaggio che si assicurerebbe danneggiando i sistemi satellitari.

Per prepararsi all’eventualità della minaccia, il CDE, ovvero la componente della Forza armata dell’Aerospazio francese, ha organizzato per il quarto anno un’ingente esercitazione spaziale, denominata “AsterX”, che si è svolta a Tolosa durante le prime due settimane di Marzo.

L’obiettivo è simulare, secondo i protocolli NATO, uno scenario di guerre stellari, immaginato sulla base degli attuali risvolti geopolitici e dei possibili pericoli che essi potrebbero determinare in futuro. L’operazione riflette inoltre reali timori occidentali legati alla minaccia di attacchi informatici russi, ma anche da parte di Cina e India, in quanto i due paesi hanno recentemente ampliato le proprie reti satellitari. 

Quest’anno, nella simulazione, sono stati impiegati quattromila dispositivi, distribuiti in uno spazio virtuale e progettati in modo da rappresentare quattordici diversi tipi di minaccia e ventitré situazioni di pericolo possibili. Uno degli esercizi include un potenziale satellite ostile, munito di braccia robotiche per lotte fisiche in orbita, programmato per danneggiare nodi di comunicazione di un paese alleato.

Per la prima volta l’esercitazione ha visto coinvolti paesi “extra-occidentali”: accanto a Francia, Germania, Italia, Spagna, Portogallo, Belgio, Austria, Polonia, Romania, Regno Unito, Stati Uniti e Canada, troviamo infatti Emirati Arabi Uniti, Australia, Giappone e Corea del Sud, i quali concordano nell’individuare nell’asse Mosca-Pechino il comune avversario.

Al di là dello spazio extra-atmosferico, le preoccupazioni dovute alla concretezza progressiva che assume l’ipotesi di una guerra nucleare non sono del tutto infondate: la Tass (agenzia di stampa ufficiale russa) ha annunciato la realizzazione da parte degli scienziati dell’Accademia Militare “Khrulev” di un simulatore atomico, sostituto dell’”U-59” in disuso dal 1984, che riproduce quanto avvenuto a Hiroshima e Nagasaki. Tritolo, liquidi infiammabili e sostanze chimiche ricreano il fungo di fuoco, il lampo di luce abbagliante e l’onda d’urto che si propaga per chilometri, senza radiazioni, con l’obiettivo di testare gli effetti delle esplosioni nucleari e svolgere attività di addestramento delle unità militari.

Pur trattandosi di esercitazioni e supposizioni, si auspica che le autorità competenti stiano lavorando per scongiurare l’ipotesi di un conflitto nucleare. A essere certo è solo il fatto che la NATO, per ora, continuerà a fornire armi all’Ucraina, senza inserirsi direttamente nel conflitto.

Gaia Romano

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