22 marzo: studenti in piazza contro riforma, repressione e genocidio

Il 22 marzo studenti e studentesse sono scesi nelle piazze italiane per manifestare contro la nuova riforma della scuola — firmata dal ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara — il genocidio palestinese, e la repressione che gli studenti di Pisa, Catania e Firenze hanno incontrato manifestando per questa causa.

La riforma Valditara, di cui avevamo già parlato in questo articolo, prevede un aumento delle ore di PCTO negli istituti tecnici e professionali, passando da 210 a 400. Il 30% di questi istituti, poi, seguendo la sperimentazione della riforma, potrà modificare la durata del percorso scolastico, passando quindi da 5 a 4 anni. Gli stage non retribuiti inizieranno quindi al secondo anno del percorso scolastico: l’intento del ministro è quello di «avvicinare il mondo dell’istruzione a quello del lavoro», anche mediante la realizzazione di campus scuola-azienda. Il 31 gennaio 2024, al Senato, è stato approvato inoltre un disegno di legge relativo a un nuovo modello per le scuole citate in precedenza, il cosidetto 4+2, dove lo studente, dopo aver finito i quattro anni, dovrà completare la sua istruzione in un ITS Academy.

In aggiunta, chi si troverà a fine anno con il 6 in condotta verrà sottoposto a un esame riparativo a settembre, che consisterà nella stesura di un elaborato scritto di educazione civica; con meno del 9 in condotta, invece, non sarà possibile accedere alla fascia massima di crediti per l’esame di maturità. Inoltre, proprio per quanto riguarda il voto in condotta, è previsto un allargamento delle ragioni che possano motivare l’assegnazione dell’insufficienza, e quindi la bocciatura. Lo stesso ministro Valditara ha affermato che il governo sta lavorando per inserire una norma che possa punire gli studenti che non riescono dimostrare di non essere “colpevoli” dell’occupazione, dicendo in proposito che «chi occupa, chi compie un atto illecito, deve rispondere dei danni. Questa è una mia riflessione personale: credo che studenti di questo tipo non possano essere promossi all’anno successivo».

Prima di proseguire nella lettura dell’articolo, ricordiamo a lettori e lettrici che, secondo l’ordinamento giuridico italiano, «l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva», articolo 27, comma 2, della Costituzione, che il ministro ha giurato di osservare lealmente.

Le manifestazioni del 22 marzo sono state organizzate dal Fronte della Gioventù Comunista, in risposta alla petizione lanciata da Caterina Mansueto, presidente della consulta provinciale di Torino.

Le parole della presidente, condivise da quasi 3000 persone che hanno firmato la petizione, sono chiare e severe: «la riforma Valditara, che continua quelle che furono le linee guida della “Buona Scuola” renziana, è una riforma del sistema scolastico nettamente peggiorativa. L’accorciamento della durata del percorso scolastico a parità di programma creerà non pochi problemi, e anche gli aspetti che riguardano la revisione e la più stringente applicazione dei codici comportamentali d’istituto presentano delle criticità».

Giulia Ferrari, vice presidente della consulta, aggiunge che «oggi siamo scesi in piazza anche contro la repressione che gli studenti hanno subito a Pisa, Catania e Firenze, e che abbiamo visto sulla nostra pelle essere propria di governi di qualsiasi colore. Siamo qui, poi, per denunciare l’inaccettabile e atroce genocidio palestinese da parte delle forze israeliane».

Insieme agli studenti delle superiori, a Torino hanno partecipato in solidarietà alla manifestazione anche studenti universitari e giovani lavoratori. «Il governo che vota riforma Valditara è lo stesso governo che si rende complice del genocidio palestinese, e che reprime con la violenza il dissenso di coloro che si oppongono a questo massacro», viene spiegato da uno di questi durante un intervento. “Soldi alla scuola, non alla guerra” è uno degli slogan che si leggono sui cartelli dei ragazzi.

Una giovane lavoratrice della grande distribuzione organizzata dichiara invece che è giusto essere in piazza con gli studenti perché «i manganelli della repressione non li assaggiano solo gli studenti, ma anche lavoratori e lavoratrici che osano alzare la testa e chiedere un lavoro dignitoso. Gli studenti di oggi sono i lavoratori di domani».

«Il governo vuole far passare questa riforma in silenzio, – conclude Caterina Mansueto — ma noi studenti non ci stiamo. La nuova riforma rafforzerà l’integrazione tra scuole e imprese e l’alternanza scuola-lavoro, che nel 2022 ha ucciso 3 studenti. Questo è uno schiaffo a Lorenzo, Giuseppe e Giuliano, e a tutti gli studenti che, nell’inverno 2022, sono scesi in piazza contro il sistema dell’alternanza. Le nostre scuole non sono aziende!»

Erica Bonanno

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