Può la bassa autostima e la mancanza di fiducia in sé stessi portare a compiere scelte sbagliate e autodistruttive? È questo uno dei quesiti che sembra nascere spontaneamente dopo aver visto la serie tv Baby Reindeer, rilasciata da Netflix in Italia l’11 aprile e diventata nel giro di poche settimane una delle serie più viste sulla piattaforma a livello mondiale.
Richard Gadd, scrittore e comico scozzese, ha infatti deciso di portare alla luce una storia oscura, fatta di stalking, abusi e dipendenze: la sua storia. Baby Reindeer è senza dubbio una gemma tra le serie tv uscite negli ultimi anni, non solo perché è scritta e recitata magnificamente, ma anche perché è il vero racconto di una sequenza di eventi accaduti allo stesso Richard Gadd, che l’ha sia ideata sia interpretata.
Il protagonista (chiamato Donny nella serie) è un barista in un pub e aspirante comico di circa trent’anni che diventa vittima di stalking quando, mosso da un forte sentimento di compassione ed empatia, offre una tazza di the a Martha (interpretata da Jessica Gunning), entrata nel suo pub visibilmente triste. Da quel momento in poi Martha si presenta ogni giorno al pub durante il turno di lavoro di Donny e inizia a mandargli centinaia di e-mail quotidianamente, convincendosi che siano in una relazione e attribuendogli il soprannome di “piccola renna”. Martha arriva poi a molestare sessualmente Donny, il quale non riesce a reagire perché il momento traumatico riaccende in lui il ricordo di abusi passati perpetrati da parte di Darrien, scrittore di una celebre serie tv conosciuto cinque anni prima. Con la promessa di avviarlo a una carriera di successo, Darrien era riuscito a manipolare Donny inducendolo a utilizzare droghe e abusando di lui quando incosciente.
Essendo la storia scritta e interpretata da colui che l’ha vissuta, ci si aspetterebbe che Gadd punti i riflettori contro Darrien e Martha evidenziando l’antitesi tra la vittima e i carnefici. Invece, il protagonista racconta questi eventi mettendosi completamente a nudo, come se la serie fosse una sorta di “confessione” catartica degli errori compiuti da lui stesso. Per l’appunto, il corso degli episodi è scandito da una serie di scelte sbagliate prese da Donny: accettare la richiesta di amicizia di Martha su Facebook (nonostante avesse già scoperto che fosse una stalker seriale), non denunciarla subito alla polizia e presentarsi ripetutamente a casa di Darrien nonostante gli abusi subiti. Donny sembra non accettarsi e pertanto mette consapevolmente in atto delle decisioni autodistruttive, spinto dalla bassa autostima, da una forte mancanza di fiducia in sé stesso e dal bisogno di approvazione e amore da parte degli altri.
Infatti, ciò sembra trovare conferma quando Donny inizia a frequentare una donna transgender di nome Teri: nonostante ne sia innamorato, decide di nascondere la sua vera identità e la loro relazione, perché imbarazzato dai sentimenti che prova e dalle sue preferenze sessuali. Nell’episodio sei, la stessa Teri lo accusa di provare piacere ad essere oggetto di stalking da parte di Martha, motivo per cui non l’ha denunciata subito. Martha infatti lo vede come lui vuole essere visto: un comico di talento, un ragazzo attraente, una persona che viene amata. Tutto ciò assecondando l’identità eteronormativa a cui Donny sembra disperatamente volersi aggrappare.
Inoltre, nell’episodio quattro (forse il più difficile da guardare), il comico racconta di come, nonostante sapesse quello che gli sarebbe accaduto accettando di passare del tempo con Darrien, non riuscisse a fare a meno di presentarsi a casa dello scrittore. Donny avverte un impellente bisogno di approvazione da parte degli altri, che secondo lui può essere soddisfatto solo dal raggiungimento del successo in ambito lavorativo. Riempiendolo di false promesse, complimenti e droghe, Darrien sembra apparentemente offrigli la chiave per cambiare il suo futuro e renderlo finalmente una persona degna di stare al mondo.
È interessante come, attraverso la serie stessa, venga sottolineato quanto sia difficile classificare le persone semplicemente come buone o cattive, e quanto sia difficile vedere la vita semplicemente come bianca o nera. Richard Gadd racconta la sua verità producendo una serie tv così accattivante che il telespettatore resta incollato allo schermo per tutti i sette episodi, rimanendo pervaso da un innegabile sentimento di compassione ed empatia nei confronti dei due protagonisti.
Maria Pia Bisceglia

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