La gestazione per altri (spiegata bene)

Gli anni passano, ma il dibattito non si placa. Nonostante si tratti di una pratica largamente diffusa su scala internazionale e in molti paesi sia normalizzata, la gestazione per altri (GPA) in Italia sembra ancora essere lontana da una remota accettazione. C’è chi la definisce “maternità surrogata”, chi “utero in affitto”… ma di cosa si tratta esattamente?

Chi ha amato la serie tv statunitense Friends sicuramente ricorderà gli episodi in cui Phoebe si offre di portare in grembo i figli di suo fratello e sua moglie, definendo il suo gesto altruistico come “il miglior regalo che si possa fare”. La GPA è tra le modalità di procreazione medicalmente assistita (PMA) più diffuse, nonostante le numerose controversie e i numerosi tentativi di criminalizzarla. Prevede, in sintesi, che una donna porti avanti una gravidanza per conto di altre persone, le quali, in seguito a un accordo sancito attraverso un contratto, acquisiranno la responsabilità genitoriale sul nascituro. La più diffusa è la GPA gestazionale, dove gli ovuli fecondati possono provenire dai genitori intenzionali (coloro che hanno fatto ricorso alla pratica) oppure da altri donatori, ma non dalla madre surrogata, che non presenterà alcun legame genetico con il bambino.

Potenzialmente chiunque può fare ricorso alla gestazione per altri, inclusi single e coppie omosessuali, ma sono le coppie eterosessuali a farne maggiormente uso (sono circa l’80%). Tuttavia, in alcuni paesi, come la Grecia, la surrogazione è consentita solo sotto alcune condizioni e solo a coppie eterosessuali, mentre sono ancora parecchi gli stati che la vietano (tra cui l’Italia). Questo porta alla necessità di alcune persone desiderose di diventare genitori di compiere la pratica all’estero.

Tra i numerosi dibattiti sulla GPA, spesso si solleva la preoccupazione circa il possibile rischio di sfruttamento delle madri surrogate, soprattutto nei paesi in cui esse si sottopongono alla pratica non per “altruismo”, ma ricevendo un compenso economico. Infatti, mentre in Inghilterra la pratica è legale purché non sia fatta a scopo di lucro, sono parecchi i paesi in cui essa è a pagamento. Negli Stati Uniti, ad esempio, i costi vanno dai 100mila ai 150mila dollari, ma è importante tenere a mente che il processo è controllato da agenzie specializzate (come la Open Arms Surrogacy), che mettono in contatto i richiedenti con le donne gestanti. Inoltre, queste agenzie attuano processi di selezione severissimi per coloro che vogliono proporsi come surrogate per assicurarsi che non lo facciano per necessità economica ma per scelta personale.

Questo però non significa che tutte le donne siano tutelate da questo punto di vista. In alcuni paesi più poveri, come l’India e il Messico, risulta difficile parlare di “libera scelta”, in parte a causa del contesto sociale ed economico e in parte a causa di una mancanza di riferimenti normativi che regolino la GPA.  

In Italia la GPA è vietata dalla legge 40 del 2004, approvata durante il secondo governo Berlusconi, anche se rimane possibile fare ricorso alla maternità surrogata all’estero. Ma ora non basta più: l’attuale Presidente del Consiglio Giorgia Meloni punta a rendere la pratica reato universale, facendo sì che risulti impossibile usufruirne, anche se all’estero. Diversi esponenti del governo l’hanno definita una “compravendita di bambini” e una “mercificazione del corpo della donna”, omettendo il fatto che in numerosi casi la pratica sia regolamentata. E non manca la convergenza del dibattito contro ”l’utero in affitto” con le ideologie anti-LGBT+ nonostante, ricordiamo, siano pochissime le coppie omosessuali a fare ricorso alla gestazione per altri. Viene quasi naturale chiedersi fino a che punto vi sia una reale volontà di tutela della libertà e della dignità delle donne, considerando anche quanto sia attualmente a rischio il diritto all’aborto, e dove questa sfoci in propaganda politica.

Monica Poletti

Immagine di copertina: Pinterest

2 commenti Aggiungi il tuo

  1. Avatar di luisa sax luisa sax ha detto:

    Anni fa un gruppo di donne amiche, ultrafemministe e lesbiche, mi chiesero di firmare una carta che condannava pubblicamente la GPA vista da loro come sfruttamento della donna ridotta a mero utero, spesso gestito da organizzazioni che ci lucravano sopra…a costo di alienarmi le loro simpatie, e pur con molti dubbi, non firmai. Troppo importante per me la libertà di scelta e la non imposizione di dogmi. Il corpo è mio …

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    1. Avatar di monicapoletti monicapoletti ha detto:

      Io avrei fatto esattamente come te, la libertà è sacra

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