Sweet Girl

Negli ultimi mesi una singola foto ha fatto il giro del mondo, lasciando milioni di persone a bocca aperta: l’immagine nitida del magnifico occhio blu di una megattera.
Lo scatto è stato realizzato dalla fotografa Rachel Moore, professionista del settore, nominata ambasciatrice per la Professional Association of Diving Instructors del 2022 e pubblicata in importanti riviste, quali “Forbes” e il “The Atlantic”. Il suo portfolio è dedicato proprio alla wildlife photography, in particolare agli ecosistemi marini e alle creature che li abitano.

La foto

La fotografia protagonista di questa storia, realizzata vicino a Tahiti, isola maggiore della Polinesia Francese, è Galaxies in Her Eyes, che la Moore presenta nei suoi canali social come “l’esperienza più profonda e meravigliosa di tutta la sua vita”. La fotografa vuole sottolineare come l’incontro ravvicinato dell’uomo con le megattere sia un privilegio e non un diritto, ed estende un invito al rispetto verso queste creature marine e i loro habitat. Moore racconta di come abbia visto, nel corso della sua esperienza di fotografa marina, come molte persone vogliano “poter dire di essere stati visti con le balene” piuttosto che “volerle vedere”.

Il soggetto immortalato è una giovane megattera, probabilmente tra i tre e i quattro anni, che la Moore ha denominato Sweet Girl per l’atteggiamento delicato e giocoso che il cetaceo ha sempre dimostrato nei suoi confronti, nei momenti in cui le due si sono trovate a nuotare insieme.
Come si può vedere dai filmati nelle storie in evidenza della fotografa, e come afferma lei stessa, Sweet Girl si avvicinava a lei, anche di molto, pur non sfiorandola mai, dimostrando un’incredibile capacità di controllo del proprio corpo. È quasi commovente come le due dimostrino contemporaneamente fiducia l’una per l’altra e un estremo rispetto per i reciproci spazi personali.

Ora, per quanto vorrei potervi dire che questa sia una storia a lieto fine, purtroppo non è così.
A soli due giorni dallo scatto, Sweet Girl fu colpita da un’imbarcazione, che probabilmente navigava a una velocità superiore a quella consentita, e il colpo le fu fatale. La stessa Rachel Moore comunicò la triste notizia sul suo profilo Instagram.

Una specie da salvaguardare

Se fino a 70 anni fa le megattere erano una specie in via di estinzione, oggi la popolazione ha raggiunto numeri rassicuranti, che le posizionano nella categoria di “minima preoccupazione”. Tuttavia, il sempre crescente traffico marittimo, tra navi mercantili e private, è responsabile ogni anno della morte di numerosi esemplari.
Per la risoluzione di questo problema sono stati creati, negli ultimi anni, alcuni importanti progetti, che coinvolgono le principali compagnie navali, per una navigazione più sostenibile e consapevole.
Alcune di queste: le certificazioni  Friend of the Sea e Whale-Safe e la coalizione costituita dall’IFAW (International Fund for Animal Welfare) insieme a WWF, Oceancare e il Pelagos Cetacean Research Institute.

Dopo la tragica morte di Sweet Girl, Rachel Moore stessa si impegnò attivamente pubblicizzando una petizione di change.org per spingere il Governo della Polinesia Francese all’emanazione di nuove norme che limitassero la velocità di navigazione a 12 nodi entro i due chilometri dall’area di Tahiti e Mo’orea nel periodo di arrivo delle balene.

La bellezza delle megattere

Le megattere, cetacei, unica specie del genere Megaptera, si trovano in ogni oceano del mondo e migrano annualmente percorrendo anche 16.000 chilometri, trovando cibo nelle acque polari e spostandosi invece in quelle tropicali e subtropicali per l’accoppiamento e la riproduzione.
Il termine “megaptera” deriva dal greco e significa “ala” “gigante” a indicare proprio le ampie pinne pettorali che le contraddistinguono (le più lunghe tra le balene); in età adulta alcuni esemplari possono arrivare anche ai 17 metri di lunghezza, pesare fino a 40 tonnellate e sono generalmente di colore nero sulla parte superiore e bianche striate di nero in quella inferiore.

Queste balenottere sono note per le loro splendide “acrobazie” tra cui il breaching e il flipperslapping, oltre che per il loro famigerato “canto”: vocalizzazioni tra le più elaborate nel regno animale, emesse dagli esemplari maschi per la comunicazione e l’accoppiamento. Sono proprio queste particolari caratteristiche che attraggono milioni di turisti da ogni parte del mondo per il così detto whale watching. Un’intera branca del turismo marittimo si occupa proprio di queste escursioni, fruttando milioni di dollari ogni anno.

Verrebbe da chiedersi se la specie non sia al sicuro dall’estinzione proprio per questo motivo. Diventare un’attrazione turistica è forse il prezzo da pagare?

La questione è chiaramente molto più complessa, eppure il dubbio non può che aleggiare.

Alice Musto

Fonte immagine di copertina: Canva

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