L’anarcafemminismo amplia il concetto tradizionale di anarchia, applicandolo all’analisi delle dinamiche di potere, con particolare attenzione alle questioni di genere. Non si limita a contestare l’autorità statale e il dominio economico, ma si oppone a tutte le forme di oppressione, comprese quelle basate sul patriarcato. L’anarcafemminismo, oltre a garantire alle donne l’accesso al potere esistente, mira a smantellare ogni gerarchia e a costruire nuove strutture sociali basate sull’uguaglianza e sulla giustizia per tutte le persone.
Tra le voci più rilevanti dell’anarcafemminismo contemporaneo, la filosofa Chiara Bottici offre una critica approfondita del capitalismo, evidenziandone la natura sfruttatrice, soprattutto nei confronti del lavoro femminile. Secondo Bottici, il capitalismo si regge non solo sul lavoro retribuito, ma anche – e soprattutto – sul lavoro riproduttivo non retribuito, che resta invisibile e sottovalutato. Il capitalismo sfrutta il lavoro riproduttivo non retribuito per abbassare i costi della riproduzione sociale, scaricando sulle famiglie e sulle donne il peso della cura. In questo modo, rafforza la tradizionale divisione di genere del lavoro: le donne vengono relegate alla sfera privata, mentre gli uomini dominano quella pubblica e produttiva. Questa logica è funzionale al sistema economico, poiché garantisce una forza lavoro sempre disponibile, senza che le imprese debbano sostenere i costi reali della sua riproduzione. La riflessione di Bottici sottolinea l’importanza del lavoro riproduttivo non retribuito, ovvero tutte quelle attività necessarie per la cura della famiglia e della comunità: cucinare, pulire, accudire i figli e gli anziani, fornire supporto emotivo e affettivo. Questa logica è funzionale al sistema economico, poiché garantisce una forza lavoro sempre disponibile senza che le imprese debbano sostenere i costi reali della sua riproduzione; dal momento che le donne svolgono gran parte delle attività di cura e di gestione domestica senza alcun riconoscimento economico, il sistema capitalistico può ridurre i propri costi e massimizzare i profitti. Questa analisi si collega direttamente alle riflessioni di Silvia Federici, che ha mostrato come la divisione sessuale del lavoro sia stata una condizione necessaria per la nascita e il consolidamento del capitalismo. Federici evidenzia come il capitalismo abbia naturalizzato il lavoro domestico delle donne, trasformandolo in un dovere “innato”, anziché in un’attività sociale ed economica da riconoscere e redistribuire. La sua analisi mostra che questa svalutazione del lavoro di cura è tutt’altro che un fenomeno casuale, bensì una strategia sistematica del capitalismo per garantire la riproduzione della forza lavoro a costo zero. Attraverso il suo lavoro, Federici dimostra che il rifiuto di riconoscere economicamente il lavoro riproduttivo è una forma di oppressione strutturale che perpetua la subordinazione femminile e rafforza le disuguaglianze di genere.
Emerge, dunque, una contraddizione fondamentale del capitalismo: sebbene si presenti come un sistema basato sulla libertà e sull’uguaglianza, in realtà si regge su meccanismi di sfruttamento che penalizzano le donne e fanno permanere delle gerarchie di potere. Il fatto che il lavoro domestico e di cura sia considerato “naturale” per le donne è una costruzione ideologica che giustifica la sua invisibilità e la sua mancanza di riconoscimento economico. Di fronte a queste contraddizioni, l’anarcafemminismo propone un ripensamento radicale dell’organizzazione economica e sociale. È necessario riconoscere il valore di tutte le forme di lavoro, redistribuire equamente le responsabilità di cura e superare la divisione di genere imposta dal capitalismo. Solo mettendo in discussione queste strutture sarà possibile costruire una società più equa, in cui nessuna persona sia sfruttata o relegata a un ruolo subordinato in base al proprio genere.
Marina Palumbieri
Fonti:
- Bottici Chiara, ANARCHAFEMINISM: An Introduction and Guide (2021).
- Federici Silvia, Calibano e la strega: le donne, il corpo e l’accumulazione originaria (2004).
- Federici Silvia, Genere e Capitale. Per una rilettura femminista di Marx (2020).
- Bottici Chiara, Nessuna Sottomissione: il femminismo come critica dell’ordine sociale (2023).
