Miserando atque eligendo: il pontificato di Francesco

Il papa è morto alle 7:35 dello scorso lunedì 21 aprile. Appena ne è stata annunciata la scomparsa, è emersa con fragore la spaccatura nell’opinione pubblica, che ha caratterizzato tutto il suo ministero pastorale: per alcuni è stato un riformatore, un uomo del cambiamento, il volto di una Chiesa proiettata alla modernità, per altri, invece, un conservatore, che nell’ultimo periodo ha dato prova di sempre maggiore distanza dai veri problemi di una parte dei propri stessi fedeli. Ma che papa è stato Jorge Mario Bergoglio, conosciuto col nome pontificale di Francesco?

L’imponente folla che ha presenziato ai funerali di papa Francesco. Cortesia di Fanpage.
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Il motto in latino, che fa da titolo a quest’articolo, fu scelto da Bergoglio al momento della nomina ad arcivescovo di Buenos Aires, nel 1998, per mano dell’allora papa Giovanni Paolo II. Si tratta di un motto tipicamente francescano, tratto da un’omelia di Beda il venerabile, dottore della Chiesa vissuto tra VII e VIII secolo d.C., che recita:

«[Cristo] vide un pubblicano [Matteo] e, guardandolo con amore e scegliendolo, gli disse: “Seguimi”. […]».

“Guardando con amore e scegliendo” è dunque una possibile traduzione di questo motto, che indica l’intento pastorale dell’allora vescovo Bergoglio: un ministero improntato al servizio e all’umiltà. Al netto di un rapporto ambiguo con la dittatura argentina (alcuni dicono derivante dalla sua formazione gesuita), tale intento fu bene o male rispettato: Bergoglio si muoveva coi mezzi pubblici e viveva in solitudine, preparandosi i pasti da solo. Una volta diventato papa, questo atteggiamento fece ben presto gridare all’ipocrisia, da parte dei più critici verso l’istituzione ecclesiastica; il suo «Buonasera!», con cui salutò i fedeli dal balcone di San Pietro, al momento dell’elezione, la scelta di avere un bastone pastorale d’argento e non d’oro e i paramenti semplici furono visti, da costoro, come in contrasto con l’opulenza e l’influenza della Chiesa Cattolica, mentre i più favorevoli salutarono con gioia questa scelta, volta a dare semplicità e umanità alla cattedra di San Pietro.

La prima apparizione pubblica di papa Francesco, nel marzo 2013. Cortesia di Sky TG24.
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Gli aspetti realmente progressisti di papa Francesco, a un’analisi approfondita, si inseriscono nel solco dei ministeri dei suoi predecessori: contrarietà alla guerra (già dai tempi di Benedetto XV, durante la prima guerra mondiale), attenzione per i poveri (fin da Leone XIII, a fine ‘800), viaggi pastorali costanti e molto lunghi, a sottolineare l’universalità dell’orbe cattolico (tradizione già avviata da papa Giovanni Paolo II). Se proprio bisogna cercare un elemento di eccezionalità, sicuramente lo si può individuare nell’essere stato meno allineato rispetto ad altri alle decisioni del cosiddetto mondo occidentale, pur sempre con la morbidezza e la mediazione che hanno caratterizzato l’intera sua attività pastorale. Proprio questa tendenza a stare nel mezzo, nelle questioni più scottanti, è stata oggetto di accese critiche, sia dal lato più conservatore che da quello più progressista. Quest’ultimo, inoltre, si è ulteriormente allontanato dal papa dopo che egli si è espresso in modo piuttosto ostile sui diritti civili. Vale la pena ricordare alcune sue dichiarazioni, quali che nella Chiesa ci sia «troppa frociaggine (!)», che sia «brutto quando una donna vuol fare l’uomo», che «l’ideologia gender è il pericolo più brutto del nostro tempo» e che «l’aborto è omicidio e chi lo pratica è un sicario». Tutte considerazioni in netto contrasto con le rivendicazioni delle sinistre internazionali, alcune provenienti dall’interno della stessa Chiesa Cattolica, ma anche con altre dichiarazioni dello stesso papa, come quando disse che le persone queer sono «figlie di Dio».

Murale dell’artista Laika. Cortesia di Leggo.it
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Per concludere, si può dire che il Romano Pontefice appena scomparso sia stato una figura complessa, ambigua, sempre sospesa tra due fuochi, quello della tradizione e quello della modernità. Si è trattato di un pontificato di mediazione, che secondo molti non è stato capace di risolvere i problemi strutturali della Santa Romana Chiesa, da qualsiasi prospettiva li si consideri (conservatrice o progressista). L’attenzione alla povertà e la contrarietà alla guerra non sono bastate ad avvicinare i più sensibili a queste tematiche (malgrado in questi giorni, sui social, anche pagine di sinistra abbiano mostrato cordoglio), ma l’assoluta chiusura verso qualsiasi diritto civile, d’altro canto, non ha accontentato l’area più passatista e intransigente. L’impressione generale è dunque quella di un papa di transizione. Resta da chiedersi, a questo punto, che tipo di vescovo di Roma sarà espresso da un conclave che rappresenta una Chiesa (e una società) tanto divisa.

Vincenzo Ferreri Mastrocinque

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  1. Avatar di Paola Stella Paola Stella ha detto:

    🎀 Concordo sulle valutazioni ~ Credo che sia in atto, forse, la fine del vecchio Cristianesimo trascendente, e l’inizio di un Cristianesimo immanente, coperto con la veste ideologica della globaluzzazione progressista ~ Pasolini aveva previsto questo transito, sul cui risultato esistono controverse ipotesi ~ Bergoglio non ha ben armonizzato i valori e le forti pressioni su di essi.
    Buona giornata!

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