Ogni anno arriva una data che imprese, governi e cittadini dovrebbero cerchiare in rosso sul calendario non per festeggiare, ma per riflettere profondamente: si tratta dell’Earth Overshoot Day (EOD).
Questa ricorrenza, caduta il 24 luglio nel 2025, indica il momento esatto in cui l’umanità ha consumato interamente le risorse naturali che la Terra è in grado di rigenerare nell’arco di un intero anno. Da questo momento in poi, la popolazione vive in un pericoloso debito ecologico, consumando le risorse naturali che spetterebbero alle generazioni future e accumulando rifiuti che la Terra non riesce più ad assorbire.
L’Earth Overshoot Day non è semplicemente un avvertimento ambientalista: infatti, si tratta di un dato economico strategico che testimonia l’insostenibilità del nostro attuale modello di sviluppo economico lineare, basato sul “prendi, produci, usa e getta”, e del nostro conseguente stile di vita.

https://www.abbanews.eu/notizie-spettinate/overshoot-day-italiano-risorse/
Ma come si predice il “Giorno del Deficit”?
A calcolare questa data cruciale è il Global Footprint Network, un’organizzazione no-profit internazionale che sviluppa strumenti per promuovere la sostenibilità. Il calcolo si basa sul bilanciamento di due concetti fondamentali.
- La bio-capacità del pianeta: la quantità di risorse che la Terra è in grado di generare annualmente e la capacità degli ecosistemi di assorbire i nostri scarti
- L’impronta ecologica dell’umanità: la quantità di superficie terrestre e marina necessaria per produrre tutte le risorse che consumiamo e per assorbire i rifiuti che generiamo.
La formula è concisa e potente:
EOD = (Biocapacità annuale del Pianeta / Impronta Ecologica annuale dell’Umanità) × 365 giorni (o 366 negli anni bisestili).
Affinché la data sia “rilevante” (che indichi un deficit), il rapporto tra bio-capacità e impronta ecologica deve essere inferiore all’unità.
Una storia di costante anticipo
La storia dell’Earth Overshoot Day è una cronaca preoccupante del nostro crescente sovrasfruttamento. Negli anni ’70, l’EOD cadeva ancora nel mese di dicembre. Nel 1971, ad esempio, è stato il 29 dicembre: eravamo quindi quasi in pari con le risorse generate dalla natura.
Da allora, la data si è spostata inesorabilmente sempre più a ritroso, allontanandosi dal termine dell’anno.
Nel 2000, il “debito” iniziava già il 16 settembre.
Negli anni 2010, la ricorrenza ha iniziato a cadere nel mese di agosto.
Negli ultimi 50 anni, l’unica eccezione si è registrata nel 2020 quando l’EOD era stato predetto per il 9 agosto, dopo due anni in cui invece cadeva nel mese di luglio. Grazie alle misure adottate durante la pandemia e alla limitata attività economica, la data fu posticipata di circa tre settimane rispetto all’anno precedente. Tuttavia, questa inversione di tendenza non si rivelò duratura, e già nel 2021 l’Overshoot Day tornò al 29 luglio. Nel 2024, la data stabilita è stata il 25 luglio, e per il 2025 il 24 dello stesso mese.
In soli 54 anni, dal 1971, abbiamo anticipato il giorno del sovraconsumo di ben 5 mesi. Se procediamo di questo passo, si stima che intorno al 2050 l’umanità consumerà ben il doppio di quanto la Terra produce. Entro il 2050, con una popolazione stimata di 9,7 miliardi di persone, consumeremo ogni anno una quantità di risorse equivalenti a quelle di tre pianeti.
Ma perché il calendario ecologico continua a correre all’indietro?
Le cause di sono molteplici e interconnesse. Da un lato, la crescita demografica e l’aumento del benessere portano a un incremento costante dei consumi. Dall’altro, gli ecosistemi naturali – fondamentali per la bio-capacità della Terra – vengono sempre più trasformati in terreni agricoli, zone industriali e aree urbane.
A ciò si aggiunge la nostra forte dipendenza dai combustibili fossili e la struttura del nostro sistema alimentare: l’agricoltura intensiva consuma, infatti, il 70% dell’acqua dolce e produce gas serra, mentre l’allevamento, pur fornendo solo il 18% delle calorie globali, genera quasi il 60% delle emissioni alimentari e utilizza il 70% dei terreni agricoli.
Infine, l’estrazione e l’uso eccessivo di risorse naturali, lo sfruttamento intensivo del suolo e la produzione di rifiuti aggravano ulteriormente la situazione.
L’ingiustizia globale è protagonista anche in questo caso
Questa pressione varia però da Paese a Paese. L’Earth Overshoot Day non cade nello stesso momento in tutto il mondo: nei Paesi ad alto reddito arriva molto prima, a causa di consumi e stili di vita più impattanti. Nel 2025, ad esempio, il Qatar ha esaurito le proprie risorse già il 6 febbraio, seguito da Lussemburgo (17 febbraio), Singapore (26 febbraio) e Stati Uniti (13 marzo), che – se presi come modello – richiederebbero cinque pianeti per sostenere l’intera umanità.

L’Italia, in particolare, ha registrato un peggioramento: nel 2025 il nostro Overshoot Day è caduto il 6 maggio, ben 13 giorni prima rispetto al 2024. Se tutti vivessero come un italiano medio, sarebbero necessarie quasi 2,9 Terre.
Tuttavia, non tutti i Paesi sono in debito ecologico: nazioni come Uruguay, Suriname, Guyana, Gabon e Repubblica Centrafricana consumano meno di quanto la loro biocapacità permetta – l’Uruguay, ad esempio, entrerà in debito solo il 17 dicembre 2025.
Ciò mette in luce una profonda ingiustizia globale: i Paesi del Nord, principali responsabili del sovraconsumo, stanno sottraendo risorse e futuro alle regioni meno sviluppate.
Le conseguenze economiche del sovrasfruttamento
Vivere sistematicamente oltre i limiti ecologici del pianeta comporta gravi conseguenze, anche dal punto di vista economico: l’aumento dei costi e della volatilità delle materie prime, l’interruzione delle catene di approvvigionamento a causa di eventi climatici estremi, desertificazione e perdita di biodiversità, e infine rischi normativi e reputazionali per le aziende. Come afferma Mathis Wackernagel, fondatore del Global Footprint Network, oggi la sostenibilità non è più un ideale etico, ma una condizione necessaria per la sopravvivenza stessa delle imprese in un mondo dalle risorse limitate.
Fortunatamente, è possibile cambiare rotta e “spostare la data” (#MoveTheDate) dell’Overshoot Day, come propone la campagna globale del Global Footprint Network.

https://www.hdblog.it/green/articoli/n583429/overshoot-day-italia-2024-traporti-alimenti/
Tre sono le leve fondamentali: efficienza – usare meglio le risorse riducendo sprechi e consumi energetici – coerenza – attraverso la transizione da un’economia lineare a una circolare fondata sul riuso e sulle energie rinnovabili – e sobrietà – l’adozione di stili di vita più sostenibili in cui il benessere si misura nella soddisfazione dei bisogni essenziali.
Gli effetti potenziali sono significativi: dimezzare le emissioni globali di CO₂ farebbe guadagnare 89 giorni, mentre ridurre del 50% gli spostamenti in auto aggiungerebbe 10 giorni. Il 75% di energia da fonti rinnovabili sposterebbe la data di 26 giorni, l’efficienza negli uffici ne guadagnerebbe 21, la riduzione dello spreco alimentare 11, e la riforestazione su 350 milioni di ettari arretrerebbe l’EOD di 8 giorni. Se si dimezzassero i consumi di carne e gli sprechi alimentari, si posticiperebbe di 30 giorni, mentre una riduzione della natalità globale a 1,8 figli per famiglia sposterebbe la data di 49 giorni.
L’Earth Overshoot Day non deve quindi essere visto come una condanna, ma come un potente indicatore del nostro presente e del nostro futuro: ci mostra dove stiamo sbagliando e quale strada intraprendere.
Spostare la data è possibile, ma richiede un cambiamento collettivo e profondo, che rimetta la Terra al centro di ogni scelta economica e politica.
Susanna Fazzi
https://www.u2y.io/blog/overshoot-day-significato-quando-accade-come-posticiparlo
https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/07/24/overshoot-day-risorse-pianeta-esaurite-notizie/8070064/
Crediti immagine di copertina: pegasoftsrl.it

per diminuire la natalità basta lasciar studiare e istruire le donne, poi dare loro la libertà di movimento e gli anticoncezionali
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