Raccontare la verità è sempre la scelta più etica, ma mai quella più facile. Bisogna essere dei bravi giornalisti per trovare il modo migliore di trasmettere le informazioni al pubblico cercando di non distorcerle e di narrarle in modo oggettivo, verificando anche le proprie fonti; e bisogna essere dei lettori o degli ascoltatori attenti per riuscire a non trarre conclusioni affrettate (e spesso errate), fermandosi solo alla prima pagina e alle parole scritte in grassetto nel titolo. E soprattutto serve coraggio per continuare a svolgere il proprio lavoro a testa alta in qualunque situazione, anche nel caso in cui molti tentino di screditarlo e sminuirlo. Nella prima parte dell’articolo (che potete trovare qui) abbiamo parlato della vicenda del giornalista Gabriele Nunziati e dell’avvocata Yifat Tomer-Yerushalmi, oggi vediamo altre due storie simili.

Crediti immagine: odg/https://www.odg.it/un-giornalista-non-puo-essere-licenziato-per-aver-posto-una-domanda-la-presa-di-posizione-del-cnog-in-solidarieta-del-collega-nunziati/63275

Crediti immagine: The Economist/https://www.economist.com/middle-east-and-africa/2025/11/05/israels-politicians-are-taking-on-its-lawyers-once-again
Il peso delle parole e il rischio della decontestualizzazione
Il primo episodio riguarda l’attivista Flavia Carlini e la pericolosità di fermarsi a un’immagine di facciata senza indagare in profondità. Carlini è amica di altre tre autrici e divulgatrici, Carlotta Vagnoli, Valeria Fonte e Benedetta Sabene: le prime due si occupano principalmente di questioni di genere, mentre Sabene lavora più in ambito storico e geopolitico. Tutte e tre sono sotto indagine con l’accusa di “stalking e diffamazione” per aver denigrato e isolato un ragazzo che aveva tradito e lasciato una loro amica e che, a causa della creazione di questo ambiente ostile, sarebbe arrivato a tentare il suicidio. Un’ulteriore denuncia per diffamazione, rivolta a Fonte e Vagnoli, arriva invece da Serena Mazzini, una social media strategist accusata dalle due attiviste di appartenere a un gruppo Telegram di dossieraggi, bodyshaming e revenge porn.
Per l’indagine sono stati sequestrati i cellulari delle donne ed è così che si è scoperto del gruppo, di cui faceva parte anche Flavia Carlini, le cui chat sono state rese pubbliche. Vari articoli che hanno riportato l’avvenimento si concentrano proprio su queste chat, piene di insulti e commenti delle ragazze su varie personalità, fra cui Mattarella, Michela Murgia, Cecilia Sala e Selvaggia Lucarelli. Nessuno sembra, però, essersi posto il dubbio su come queste conversazioni siano giunte nelle mani dei giornalisti che le hanno pubblicate e di quanto questo comporti una gravissima violazione della privacy. Vagnoli accusa infatti Lucarelli di aver usato “metodi illeciti, come i fascisti, per punire i nemici attraverso il mezzo stampa”.

Crediti immagine: culturabologna/https://www.culturabologna.it/objects/media-flavia-carlini
Un altro problema nasce dal fatto che sono numerosissime le accuse infondate contro Flavia Carlini, che faceva sì parte di questa chat, ma non è mai stata sotto processo per stalking e diffamazione come le altre tre donne. È proprio di questa ondata di odio ingiustificata che l’attivista si lamenta in un video in cui rimarca la sua posizione e giustifica le parole scritte in questo gruppo, che risalgono in certi casi a più di un anno e mezzo fa. Quello che manca, nei giornali che le hanno riportate, è la contestualizzazione. Per esempio, nessun articolo ha specificato che il momento in cui Carlini si era rivolta in modo frustrato al Presidente della Repubblica chiamandolo “vecchio di merda” era a Capodanno 2024, quando Mattarella aveva rivolto parole di biasimo alla Russia, ma aveva evitato qualsiasi commento relativo a Israele e alle migliaia di civili uccisi in Palestina.
Bisogna riconoscere che in questa chat sono state impiegate parole molto pesanti, ma è altrettanto vero che si tratta di conversazioni personali tra amici, non di attacchi pubblici. E il mettere sullo stesso piano nella stessa pagina di giornale tre persone indagate e una completamente esterna alla questione (Flavia Carlini), riportando le loro parole e i loro commenti privati in modo completamente decontestualizzato, è ben lontano dal ruolo che il giornalismo dovrebbe avere, e favorisce tra l’altro la disinformazione.
L’importanza delle verifica delle fonti e della corretta informazione
Anche il secondo episodio si collega in modo diretto e quasi inquietante al tema della fondamentale distinzione tra sfera pubblica e privata, tra ambito formale e informale. Il 18 novembre 2025 il quotidiano La Verità pubblica un articolo in cui si accusa il Quirinale, quindi il Presidente Mattarella, di aver orchestrato un complotto con lo scopo di far cadere il governo Meloni, ostacolandolo. I toni sono molto aspri e critici, si parla di “tentativo del Colle di sabotare la volontà popolare”, e la prova a supporto di questa teoria sarebbe costituita dalle parole pronunciate dal consigliere di Mattarella, Garofani, nell’ambito di una cena tra amici in un ristorante. La colpa di Garofani sarebbe stata quella di aver parlato della “necessità di un provvidenziale scossone, prima delle prossime elezioni, per far cadere Giorgia Meloni”.

Crediti immagine: La Repubblica/ https://www.repubblica.it/politica/2025/11/19/news/il_legame_nato_nella_sinistra_dc_garofani_finisce_nel_mirino-424990023/
L’esponente di Fratelli d’Italia Bignami aveva richiesto una “smentita” da parte del Quirinale, il quale aveva quindi trasmesso un comunicato rimproverando la credulità del partito di Bignami, colpevole di aver dato adito a notizie non provate, “sconfinando nel ridicolo”. Le parole di Garofani non vengono quindi negate, ma quest’ultimo ci tiene a smentire la teoria del complotto e di qualsiasi tentativo di contrastare il governo, sostenendo di “essersi sentito utilizzato per attaccare il Presidente”.
La fonte che avrebbe sentito e registrato le parole di Garofani è una persona non meglio identificata, che ha deciso di mandare una mail anonima, riportante la teoria del complotto contro Meloni, a diverse redazioni di giornali di destra. Di questi, però, solo Belpietro, direttore de La Verità, ha deciso di pubblicare l’articolo, riconoscendo la fonte come “più che autorevole”, effettuando praticamente un copia e incolla della mail ricevuta. Altri quotidiani, come Il Giornale, non hanno prestato troppa attenzione a questa mail, la quale non dava prove per sostenere le proprie parole, e non l’hanno pubblicata. Un ultimo dettaglio che si evince da una comunicazione dell’ufficio stampa del Quirinale è che l’espressione “provvidenziale scossone”, su cui si è concentrato in gran parte il dibattito, non è stata pronunciata da Garofani. Essa compare, bensì, solo nel pezzo di Belpietro. Motivo per cui il Quirinale ha invitato “a una lettura più attenta dei pezzi usciti martedì su La Verità”.
È importante quindi riportare sempre il contesto, rimarcando la differenza fra pubblico e privato. Ci si dovrebbe domandare, tuttavia, se sia giusto che personalità note, con un ruolo rilevante nella divulgazione o nella politica, come Flavia Carlini e Francesco Saverio Garofani, vengano così duramente criticate nei momenti in cui la loro vita privata confluisce nella loro immagine pubblica. Le persone note non hanno il diritto di avere una conversazione informale con i loro amici, i loro momenti di sfogo e di difficoltà? Non si tratta alla fine di persone normali, che meritano la loro privacy e i loro spazi? Queste restano questioni aperte, ma per nostra fortuna aveva ragione Ray Bradbury quando sosteneva che “Questa è la meravigliosa qualità dell’uomo: non si scoraggia né si disgusta abbastanza da rinunciare a tentare di nuovo, perché sa molto bene che è importante e ne vale la pena”. Motivo per cui i protagonisti delle storie di questi due articoli meritano di essere presi ad esempio per la loro costanza, il loro coraggio e la loro determinazione.
Francesca Salvai
Prima parte dell’articolo: https://thepasswordunito.com/2025/11/18/fake-news-e-la-paura-di-fare-la-cosa-giusta-parte-1/
Fonti:
- Post (podcast)
- https://www.corriere.it/cronache/25_novembre_01/chi-sono-carlotta-vagnoli-valeria-fonte-benedetta-sabene-3-femministe-indagate-chat-1a0d904e-8aa8-4471-a11c-cf3b09365xlk.shtml
- https://www.google.com/amp/s/www.corriere.it/cronache/25_novembre_01/carlotta-vagnoli-valeria-fonte-chat-selvaggia-lucarelli-ca9edcb0-5ca7-42b2-8e1e-5d5d99c4bxlk_amp.shtml
- https://www.instagram.com/reel/DQhWbNpCILF/?igsh=MWF5NGx6Z2tvang4aA==
- https://www.ilpost.it/2025/11/19/mattarella-garofani-verita-complotto-meloni/
- https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/25_novembre_19/garofani-accusato-del-piano-contro-meloni-amareggiato-perche-erano-chiacchiere-da-bar-il-presidente-mattarella-mi-ha-rassicurato-ed2ac2b9-4855-4186-81e3-9b4f5f49cxlk.shtml
- https://www.ilpost.it/2025/11/18/galeazzo-bignami-quirinale-presidente-mattarella-la-verita/
- https://www.laverita.info/fermare-la-meloni-2674302920.html
- https://www.ilfoglio.it/politica/2025/11/19/news/meloni-e-garofani-scontro-fdi-colle-le-ombre-sui-giochi-di-palazzo–8338521/
- https://www.ilfoglio.it/politica/2025/11/20/news/garofani-non-ha-mai-detto-che-serve-un-provvidenziale-scossone-per-fermare-meloni-8345053/
