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In foto, l’interfaccia dell’app Artifact. Fonte: The Verge
Artifact è il nuovo Tik Tok in cui il testo è protagonista. Ce lo spiega Casey Newton su The Verge, illustrando le nuove funzionalità di questa applicazione che verranno rese disponibili agli utenti nei prossimi mesi.
Artifact infatti si propone come il social media per il testo: attraverso questa piattaforma sarà possibile leggere articoli provenienti dalle principali testate accreditate e sarà proprio un algoritmo di intelligenza artificiale a capire quali argomenti ci interessano, per fornirci altri articoli correlati.
Il nuovo social è stato sviluppato dai creatori di Instagram, Kevin Systrom e Mike Krieger: i due lasciarono Facebook nelle mani di Mark Zuckerberg nel 2018 a causa di alcune tensioni con il direttivo, dopo che Instagram fu acquisito dallo stesso Zuckerberg nel 2012 per la modica cifra di 1 miliardo di dollari. Ora Kevin e Mike tornano alla ribalta, e il loro prodotto sembra promettente. Da diversi giorni è possibile iscriversi alla lista d’attesa per provare le funzionalità di Artifact e sono già moltissimi gli appassionati che hanno lasciato il proprio contatto.
Il funzionamento dell’applicazione rimane molto simile a quello di Tik Tok e Instagram: appena aperta l’app è possibile vedere un feed di notizie scelte da una lista curata di editori che vanno dalle principali organizzazioni di notizie, come il New York Times, a piccoli blog su argomenti di nicchia. Scegliendo gli articoli che ci interessano maggiormente, Artifact ce ne suggerirà altri simili in futuro, esattamente come avviene su Tik Tok nella sezione dei Per Te.
Artifact potrà funzionare?
È un social media che si posiziona in un mercato già molto affollato, in cui la nostra soglia dell’attenzione diminuisce sempre di più: mentre gli utenti sono alla ricerca continua della velocità e dell’immediatezza, prediligendo format video molto brevi e veloci o audio ascoltabili mentre si svolgono altre attività, tornare su un social media testuale sembra un “passo indietro” che può compromettere la buona riuscita di Artifact.
I due fondatori sono invece ottimisti,come raccontano a The Verge:
“ogni volta che si utilizza l’apprendimento automatico per migliorare l’esperienza del consumatore, le cose vanno bene molto rapidamente”;
Non è un caso che l’idea di Artifact si sviluppi nello stesso periodo storico in cui un’altra grande tecnologia viene resa disponibile al grande pubblico: stiamo parlando di Chat GPT-3, il servizio di Intelligenza Artificiale Generativa sviluppato da OpenAI dalle grandi potenzialità che grazie alla tecnologia NLP (Natural Language Processing) permette alla macchina di elaborare in maniera rapidissima una quantità enorme di materiale testuale e di fornire risposte molto accurate e precise partendo da un semplice comando.
Allo stesso modo, social media come Facebook e Twitter non utilizzano (ancora) l’intelligenza artificiale all’interno del funzionamento delle loro piattaforme, ma basano il loro algoritmo sul numero di follower: una “mancanza” che secondo Kevin Systrom e Mike Krieger sarà la chiave per la buona riuscita della loro applicazione.
I due fondatori di Instagram stanno aprendo uno spiraglio che potrebbe davvero cambiare il nostro modo di informarci e di informare: l’industria editoriale e il settore del giornalismo soffrono già da tempo di notevoli problemi in merito all’effettivo sostegno economico dell’informazione e sono davvero poche le testate che riescono a sostenersi economicamente dalla vendita delle proprie copie; allo stesso modo le cosiddette testate “digitali” fanno fatica ad affermarsi come autorevoli e necessitano di un luogo in cui riconoscersi.
L’arrivo di Artifact potrebbe perciò mettere in discussione tutto questo, nel bene e nel male: mettere sullo stesso piano intellettuale le varie testate da un lato, e mandare in crisi l’intero business della carta stampata dall’altro. Molte domande rimangono senza risposta completa al momento, ma dovremo attendere il lancio di Artifact sugli store per scoprire se questa app ci offrirà un modo unico di informarci sul mondo che ci circonda, rispetto a come siamo abituati.
Erika Bruno
