Attualmente, non si parla d’altro.
A partire dal mese di maggio di quest’anno, gli sceneggiatori hanno iniziato una protesta e, poco dopo, si sono aggiunti anche alcuni attori. È stato definito il più grande sciopero di Hollywood degli ultimi anni: l’ultima volta avvenne nel 1960 quando attori e sceneggiatori scioperarono insieme.
Cosa successe all’epoca?
Lo sciopero degli sceneggiatori della Writers Guild of America del 1960 fu una manifestazione devastante – non per la durata ma proprio per il fatto che anche gli attori si unirono al dissenso. Al tempo, fu indetta dai sindacati Writers Guild of America, West, Writers Guild of America, East e Association of Motion Picture Producers contro gli studi cinematografici e, successivamente, anche contro le reti televisive.
La causa?
Il basso salario previsto per gli sceneggiatori – e specularmente per gli attori. E ci fu anche la richiesta di ottenere e mantenere i diritti cinematografici di un film che, all’epoca, andavano solo ed esclusivamente alle case cinematografiche e ai grandi distributori senza che essi sborsassero un centesimo per la troupe di sceneggiatura e attoriale.
Chi sciopera oggi e perché?
Lo sciopero è stato indetto il 13 luglio dal sindacato degli attori americani Sag-Aftra dopo la rottura delle trattative con l’AMPTP (Alliance of Motion Picture and Television Producers) che rappresenta “il capo supremo” degli studios hollywoodiani.
L’ultimo accordo tra i due enti è stato firmato a luglio 2020 e la scadenza era prevista per il 30 giugno 2023, per cui a inizio luglio, iniziarono le trattative.
Attori e sceneggiatori chiesero, in primis, un aumento dei diritti residuali ai servizi di streaming – aumentare, dunque, le royalty (percentuali fisse di guadagno) che vengono pagate quando un film o una serie tv si trasmettono sulle piattaforme. In passato, se di una serie tv venivano trasmesse delle repliche in televisione, attori e sceneggiatori ricevevano alte e cospicue royalty residuali.
Al giorno d’oggi, invece, esse sono diminuite – a tratti sparite –, così il sindacato chiede che i diritti residuali vengano, al contrario, ristabiliti e si introducano per le piattoforme svettanti nella classifica di quelle più scaricate e con più abbonati: Netflix, Amazon, Disney.
L’altra richiesta riguarda il minor uso dell’intelligenza artificiale nelle produzioni cinematografiche poiché annienta quasi completamente la presenza di una persona fisica.
Chi è la guida della protesta?
Si tratta della leader del sindacato Fran Drescher che, con stoccate precise e prive di significati fraintendibili, ha attaccato i capi degli studios. Di seguito, le sue testuali parole:
“We are the victims here. We are being victimised by a very greedy entity. I am shocked by the way the people that we have been in business with are treating us. I cannot believe it, quite frankly, how far apart we are on so many things. How they plead poverty, that they’re losing money left and right when giving hundreds of millions of dollars to their CEOs. It is disgusting. Shame on them. They stand on the wrong side of history.”
“Siamo noi qui le vittime. Veniamo colpiti dall’avidità altrui. Sono scioccata dal modo in cui le persone con cui siamo in affari da tempo ci stanno trattando. Non posso crederci, onestamente, quanto lunghi ci siamo andati con certe questioni. Si definiscono poveri, che stanno perdendo denaro a destra e a manca quando però regalano milioni di dollari ai loro amministratori delegati. È disgustoso. Che si vergognassero. Si trovano dalla parte sbagliata della storia.”
Queste frasi dure, concise e senza alcun preambolo sono l’emblema di una stanchezza interna del sindacato che si ritiene non più disposto ad accettare condizioni parziali.
“I’m not anti-making-money, don’t get me wrong. I don’t think making money is a bad thing, per se. But it has to be calibrated within the spectrum of what’s a true value.”
“Non sono una persona contro l’idea di “fare soldi”, non fraintendetemi. Non penso che fare soldi sia sbagliato di per sé. Ma tutto questo dev’essere calibrato nell’idea e nel rispetto di sani principi.”
Inoltre, i primi a sostenere lo sciopero sono nomi apprezzati e conosciuti a livello mondiale: Meryl Streep, Jennifer Lawrence, Charlize Theron, Joaquin Phoenix, George Clooney, Matt Damon, Olivia Wilde.
Qual è il verdetto?
Non sappiamo come andrà a finire, ma la Sag-Aftra sta facendo di tutto per farsi ascoltare e vedere realizzati i propri prospetti anche grazie gli attori che, con la visibilità maggiore rispetto agli sceneggiatori, assieme al sindacato stanno lottando incessantemente per ottenere i loro diritti. Il fermo degli attori, però, comporta notevoli ritardi per l’uscita delle serie tv che quindi dovranno aspettare mesi – o anni – per vedere la luce. Situazione che i fan non hanno preso benissimo, pur apprezzando la presa di posizione e l’impegno dei loro beniamini.
Cosa comporta lo stop attoriale?
La conseguenza più grave non sono i set bloccati quanto il divieto per gli attori di promuovere – su qualsiasi social/piattaforma – serie e film già realizzati. Stessa storia per festival, fiere, eventi, prime e tutto quanto possa essere legato al merchandising di un prodotto.
Dunque, solo i registi potranno parlare delle opere, evitando spoiler, anticipazioni; non potranno neppure far riferimento a date di uscita o programmi futuri. Tutto deve rimanere sul vago.
Ci si augura che questa pausa sia momentanea e che tutto ritorni alla normalità in tempi brevi.
Erika Morrone
Crediti per info e foto:
https://www.vanityfair.it/article/sciopero-attori-hollywood-tutto-quello-che-ce-da-sapere
Hollywood paralizzata: migliaia di sceneggiatori in sciopero
