“Riciclare” è, o per meglio dire, dovrebbe essere la parola d’ordine del periodo storico che stiamo vivendo. Secondo il rapporto 2023 dell’organizzazione non-profit EA Environmental Action, il 28 luglio 2023 è stato il Plastic Overshoot Day, giorno in cui “la quantità di rifiuti in plastica ha superato la capacità di gestirli degli attuali sistemi di smaltimento”. Ogni anno tonnellate di rifiuti finiscono nei nostri mari, mentre continuiamo senza sosta a consumare risorse naturali senza preoccuparci del loro esaurimento. Il riciclo è solo una piccola, ma fondamentale soluzione, che ciascuno di noi può fare per contrastare il problema dello smaltimento dei rifiuti e l’inquinamento ambientale che ne deriva. Quindi perché non riciclare creando arte? È ciò che fa El Anatsui, scultore e artista ghanese che realizza opere d’arte da materiali riciclati, conciliando la metafora ambientalista con l’arte della tradizione africana.
El Anatsui è un artista ghanese che ha lavorato per gran parte della sua vita in Nigeria. Ha studiato presso il College of Art, Università di Scienza e Tecnologia a Kumasi, nel Ghana centrale. Inizialmente ha cominciato a intagliare il legno come hobby e a creare sculture in argilla per tenere vive le tradizioni ghanesi con cui era cresciuto; successivamente ha iniziato a dedicarsi alla produzione di installazioni più grandi, utilizzando materiali di riciclo. Nella sua arte la scultura si unisce alla pittura e alla tradizione tessile ghanese: se da una parte El Anatsui è lo scultore che plasma e modella le forme delle sue opere, dall’altra l’attenta cura nella scelta dei colori e nella loro disposizione lo rende un pittore che non dipinge un quadro, bensì lo tesse, cucendo pezzo per pezzo la trama di un tessuto. Attraverso l’intreccio di migliaia di tappi di bottiglia colorati con fili di rame, le sue sculture si trasformano in grandi mantelli metallici che non solo ricordano gli antichi arazzi dei palazzi signorili europei, ma si riconciliano anche alla tradizione dei tessuti africani. Le sue opere, infatti, si ispirano al Kente, tessuto di seta e cotone tipico del Ghana – prodotto con strisce di tessuto intrecciate che creano motivi geometrici vivaci – il quale, attraverso la sua arte, diventa un simbolo potente delle tradizioni, delle credenze e dei valori del suo Paese.

Ma perché El Anatsui ha deciso di creare la sua arte a partire da materiali riciclati, e soprattutto dai tappi di bottiglia?
I motivi sono diversi: ambientali, storici e culturali. Tutto comincia nel 1998. El Anatsui trova sul ciglio della strada una borsa piena di tappi di birra schiacciati. Da qui inizia a sperimentare: modella i tappi a suo piacimento, li taglia, li lega, li intreccia tra di loro. Quest’intreccio di tappi simboleggia l’essenza e i colori dell’Africa e, allo stesso tempo, il colonialismo europeo del continente.
L’alcol è il filo conduttore che collega l’Europa all’Africa e in parte anche all’America. L’alcol era uno dei prodotti portati dagli europei fin dal 1700 per scambiare le merci in Africa e divenne ben presto uno dei pagamenti utilizzati nel commercio transatlantico degli schiavi che venivano condotti nelle piantagioni di canna da zucchero in America, in cui veniva prodotto il rum che, a sua volta, veniva esportato in Europa, per poi tornare in Africa. I tappi di bottiglia sono un forte riferimento alla storia dell’Africa, dalle origini del colonialismo fino all’epoca recente. Le sculture di El Anatsui, infatti, rappresentano la difficoltà, se non l’impossibilità, in alcune zone dell’Africa, dello smaltimento di rifiuti, che spesso vengono lasciati nelle strade e accumulati senza possibilità di riciclo.
L’arte diventa così la collezione di piccoli “scarti” dei frammenti della quotidiana umanità, una collezione di momenti ed emozioni di persone che attraverso dei semplici tappi ricostruiscono pezzo per pezzo la storia e la cultura dell’Africa, mantenendo uno sguardo aperto e consapevole della modernità e della lotta ambientalista.
Lorenza Re
Fonte immagine di copertina: https://www.newyorker.com/magazine/2021/01/18/how-el-anatsui-broke-the-seal-on-contemporary-art
