Se c’è una cosa che ha sempre accomunato i live-action prodotti a partire da anime giapponesi è il loro perenne fallimento: da Death Note a Nana, da Tokyo Ghoul a Bleach… Tutte produzioni che sono state negli anni fortemente demolite dalla critica e dagli spettatori appassionati del mondo anime.
Cast, sceneggiatura, costumi, dialoghi, ambientazioni… Non si salva proprio nulla, è una tragedia su tutti fronti e gli incassi, di conseguenza, rispecchiano questa versione catastrofica dei fatti.
Eppure nell’agosto 2023 la piattaforma streaming Netflix ci presenta One Piece live-action composto da otto puntate, serie nippo-statunitense creata da Matt Owens e Steven Maeda che omaggia la famosa e vastissima opera di Eiichirō Oda.
Al contrario di quanto preventivato, la serie piace; non a tutti chiaramente, ma ottiene comunque un dignitosissimo consenso, raggiungendo in soli quattro giorni quasi 20 milioni di visualizzazioni e 140 milioni di ore di streaming.

Perché?
Questa è la domanda che si fanno un po’ tutti. Come mai questa produzione funziona? Cosa la distingue dalle sue precedenti? Cerchiamo di capirlo.
Come primo punto, forse il più banale, parliamo comunque di ben 150 milioni di dollari stanziati per la realizzazione di un progetto costituito da 8 puntate, circa 18 milioni a episodio, per intenderci. Possiamo affermare, infatti, che si tratta del live-action più costoso prodotto da Netflix. Budget decisamente giustificato, vista la complessità delle ambientazioni e la quantità di dettagli e di elementi fantastici presenti nell’opera originale.
Altro elemento fondamentale è stato indubbiamente la partecipazione di Oda stesso nella realizzazione della serie, in particolare per quanto riguarda la scelta dei personaggi, che sembrano saltati fuori dalle pagine del suo fumetto.
In un intervento Oda confessò che il suo più grande timore fosse quello di non riuscire a trovare un attore adeguato per Luffy, il suo protagonista. Quando però arrivò il turno del giovane Inaki Godoy, non ci furono dubbi. Il giorno in cui il mangaka lo incontrò di persona a Tokyo, si espresse così: “Stavo guardando varie audizioni, e quando ti ho visto Godoy, ho iniziato a ridere. Allora ho pensato ‘Questo è Luffy!‘ Sono così felice che tu possa portarlo in vita“.

Così Luffy, Zoro, Nami, Usopp e Sanji e altri personaggi sono stati scelti con l’aiuto del loro stesso creatore e questo fatto ha convinto i fan. Inoltre, i giovani protagonisti sembrano sinceramente appassionati e desiderosi di rendere giustizia all’opera originale. Nelle interviste si mostrano solari e affiatati e sembrano anche rispecchiare alcuni aspetti caratteriali dei loro personaggi. Aggiungerei pure che i doppiatori nella versione giapponese sono gli stessi dell’anime, una sorpresa certamente gradita.
Un altro punto a favore del live-action è stata l’attenzione ai dettagli: i costumi dei personaggi, le sceneggiature, la creazione della amatissima Going Merry. Tutto sembra esser stato pensato con attenzione e amore per la fonte originale dell’opera.
One Piece è probabilmente una delle opere più complesse da trasporre in live-action e non era certo facile rendergli giustizia!
In conclusione, possiamo dire che, benché la serie non sia perfetta, questa ha avuto un discreto successo e molti fan (ma non solo) l’hanno apprezzata. Parte della magia di One Piece, che ti fa sognare terre lontane, amicizie sincere e tesori nascosti, traspare dallo schermo e fa commuovere a distanza di più di vent’anni dalla pubblicazione del suo primo volume.
Proprio ad agosto 2023, come coronamento dell’uscita della serie Netflix, la casa editrice giapponese di One Piece annuncia un nuovo record mondiale, con oltre 500 milioni di copie vendute in tutto il mondo.
Alice Musto
Fonte immagini: Google
