Una giovane attrice intelligente

«Aiutare gli altri è la più bella cosa, ma, per farlo, bisognerebbe essere puri d’ogni colpa (chi è senza peccato, scagli la prima pietra); e come si potrebbe aiutare senza trovare nulla da ridire? […] “Rendetevi utili per essere amati, siate amati per essere felici”. Non c’è altra massima che racchiuda in sé tanta carità di vita e di amore come questa. Vorrei che fosse il mio motto, ma è tanto bella e tanto difficile».

Quella che voglio raccontarvi è una storia di coraggio e di amicizia. Si tratta di una storia vera, la cui protagonista si chiama Lucia Sarzi, nata nel 1920 ad Acquanegra sul Chiese, un paese fra Mantova e Cremona, e morta nel 1968 a Modena. Figlia di Linda Bozzi e Francesco Sarzi e sorella di Otello Sarzi, vive con una famiglia di attori itineranti, specializzati nell’arte dei burattini.

Le sue origini sono impregnate dalla cultura variopinta del teatro popolare e rappresentano l’ambiente in cui Lucia trascorre la sua infanzia, circondata da innumerevoli stimoli. Il nomadismo che l’accompagna fin dalla più tenera età, motivato dal lavoro dei suoi genitori, che girovagano fra le piazze delle contrade emiliane, la porta a conoscere diverse realtà geografiche e sociali.

La sua culla è il palcoscenico e lei inizia a recitare da giovanissima. Tra i vari spettacoli portati in scena dalla compagnia Sarzi-Allegrini, troviamo drammi storici, religiosi e cavallereschi, i classici di Shakespeare e le commedie borghesi di Dario Niccodemi.

Durante il ventennio fascista, i Sarzi sviluppano una progressiva avversione al regime: tramite le proprie esibizioni, volutamente satiriche, fomentano il pubblico e lo spingono ad un’azione oppositiva. Lucia, di religione cattolica, si avvicina al partito comunista e opera attivamente nella Resistenza, in due occasioni viene anche arrestata.

Nel 1941 Lucia Sarzi conosce Aldo Cervi; da quel momento le rispettive famiglie saranno legate da una profonda amicizia e dalla militanza antifascista. In quel periodo, la giovane donna incontra Genoeffa Cocconi, madre dei fratelli Cervi. Si tratta di due donne diverse, una sedentaria e l’altra vagabonda, una fedele alla casa e l’altra desiderosa di esplorare il mondo, ma accomunate dalla convinzione che la cultura abbia una forza civile.

È opportuno riflettere sulle ragioni per cui Lucia Sarzi diventa una partigiana: a spingerla non è un’ideologia politica, come si potrebbe suppore, bensì un’emancipazione intellettuale, che deriva da, e a sua volta lo determina, un confronto umano con altri ragazzi. Lucia, come tanti giovani del suo tempo, sceglie di entrare nella Resistenza perché si vede sottrarre l’ossigeno della libertà, imprescindibile per sopravvivere. Non prende questa decisione da sola, ma insieme ai suoi coetanei, con cui ha la possibilità di dialogare e di creare un dibattito costruttivo, in cui sentirsi inclusa e, soprattutto, compresa.

Per capire il pensiero della Lucia ventenne, è indispensabile soffermarsi sul suo carteggio, pubblicato nel 2021 dall’editore Viella e intitolato Una giovane attrice intelligente. Lettere di Lucia Sarzi (1938-1940), a cura di Laura Artioli e Luciano Canali.

Il carteggio, trovato nel fascicolo giudiziario del prefetto di Alessandria e risalente al gennaio del 1940, in occasione del primo arresto di Lucia, ha come principale destinatario Peppino, soprannome di Giuseppe Rossini, e comprende una serie di lettere scritte fra il 1938 e il 1940. L’autrice è una ragazza carismatica e dall’atteggiamento romantico, che tende a emulare il linguaggio dei ruoli che lei stessa interpreta.

In un orizzonte culturale oppresso dalla censura, in cui ogni opera dev’essere vagliata dal Minculpop, Lucia Sarzi utilizza l’arte per elaborare un pensiero critico. Questa giovane attrice intelligente non possiede alcuna certezza, ma crede che affidarsi alla solidarietà e alla letteratura sia la giusta strada per rivendicare i propri diritti.

«Ne sono colma, sono tutta una speranza, non mi abbandona mai, mi precede sempre nel cammino e non scema mai, non si muta mai in rassegnazione, quand’anche questa abbisognasse talvolta. Anche se i fatti materiali non mi daranno ragione mai, che importa: io la seguirò sempre, con ardore; vivrò di essa. Non mi lamenterò se il seguirla mi costasse sacrifici. […] Dunque, vedete che le disillusioni si trasformano in illusioni forse».

Crediti: https://gazzettadimantova.gelocal.it/cultura-e-spettacoli/2023/03/15/news/attrice_di_strada_e_partigiana_ecco_chi_fu_la_mantovana_lucia_sarzi-12695115/

Anna Baracco

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