Gli esplosivi anni ’20 (e il loro innesco)

Come ha fatto il mondo a passare da una relativa stabilità al caos alla confusione del nostro presente? Sembra siano di colpo tutti impazziti, ma sotto c’è molto di più.

Se gli anni ’20 del ’900 sono noti come gli anni ruggenti per il boom economico-finanziario poi interrotto dalla crisi del 1929, gli anni ’20 del nostro secolo si possono definire esplosivi, a causa dei conflitti che sembrano scoppiare ogni giorno.

Il 15 gennaio scorso, il Bild ha fatto trapelare quello che pare essere un piano di guerra della Bundeswehr, l’esercito tedesco, in cui si legge che «300’000 soldati saranno mobilitati in un’operazione NATO verso il fianco orientale, di cui 30’000 dei nostri». Il motivo? Un attacco di Putin entro il 2025 al corridoio di Suwalki, che separa la Bielorussia dall’exclave russa di Kaliningrad.

Il corridoio di Suwalki.
Cortesia di Euractiv. https://www.euractiv.com/wp-content/uploads/sites/2/2022/06/Suwalki-Gap.-Source-stratfor.com_-800×450.jpg

Ria Novosti, agenzia di stampa del Cremlino, ha risposto che: «Non ha interesse ad attaccare i Paesi NATO, [ma non] potrà ignorare le provocazioni.», in più pretende di essere trattata in maniera paritaria nel processo di pace e, che i Paesi “occidentali”, interrompano la loro militarizzazione.

È poi notizia recente che, dopo iniziali esitazioni, Italia, Francia e Germania avvieranno la missione congiunta Aspides che si affianca a Prosperity Guardian, l’operazione militare angloamericana che, dall’inizio di gennaio, cerca di pacificare l’area del Mar Rosso, in crisi a causa degli attacchi dei ribelli yemeniti Houthi alle navi dirette verso Israele. Si tratterebbe del primo esperimento interforze europeo, che scalda ulteriormente la situazione in Medio Oriente, già pesante per la guerra tra Israele e Hamas e il disastro umanitario che sta provocando a danno delle popolazioni palestinesi, oggetto del processo del Sudafrica contro Israele alla Corte Internazionale di giustizia dell’Aja. Per la prima volta, lo Stato ebraico viene apertamente accusato di genocidio.

L’ipotetica tattica della missione Aspides.
Cortesia del Quotidiano Nazionale. https://www.quotidiano.net/image-service/version/c:OTBkMDBjM2EtNjg2YS00:MDlhYWNi/la-missione-aspides-sara-dislocata-nel-mar-rosso-e-golfo-di-aden.webp?f=3%3A2&q=1&w=1560

Il biennio 2022-2024, che ha visto il ritorno della guerra di campagna, impossibile per i sostenitori della “fine della storia” à la Fukuyama, e il riacuirsi delle tensioni in un’area strategica per il mercato globale, provoca instabilità considerevoli. Per capirne le ragioni, si può risalire alla grande incertezza geopolitica avviata dalle cosiddette “primavere arabe”, tra 2010 e 2011. Col crollo di alleati storici (Gheddafi in Libia e Mubarak in Egitto) e lo scoppio di guerre civili in altri Paesi partner (la Siria di Assad e l’Iraq), la Russia vede infatti ridursi molto il proprio spazio di azione. La situazione si aggrava con la caduta di Berlusconi, tramite tra Putin e lo spazio europeo, e con l’adesione alla NATO di Croazia, Montenegro, Macedonia e Albania, tutti Stati vicini alla Serbia, da sempre amica del Cremlino.

Scoppia nel 2016 Russiagate, scandalo in cui si accusa la Russia di aver influenzato le elezioni presidenziali USA tramite trollfarm, gruppi di account che postassero meme, commenti e contenuti pro-Trump. A ciò si somma Moscopoli, inchiesta sui finanziamenti illegali forse percepiti dalla Lega Nord attraverso “scatole cinesi” legate al colosso petrolifero russo Gazprom.

In uno scenario di crescente sospetto reciproco, la pandemia da Covid-19 peggiora i già precari rapporti, con la proliferazione di fake news e di accuse vicendevoli, premesse di uno scontro al di là dell’ambito politico-commerciale. Il punto di non ritorno è l’avvicinamento del presidente ucraino Zelens’kyj alla NATO.

Vladimir Putin dichiara l’“operazione speciale” in Ucraina, 24 febbraio 2022.
Cortesia dell’Atlantic Council. https://www.atlanticcouncil.org/wp-content/uploads/2023/02/2022-09-22T185943Z_188467086_OWEPRPTVE0HPWKGB89GZKBOF8VEYI6_RTRMADP_BASEIMAGE-960X540_RUSSIA-PUTIN-UKRAINE.jpg

Accanto ai due grandi colossi (Stati Uniti e Russia), si affacciano al contempo nuovi attori; economie rampanti spesso rette da governi autoritari, quindi stabili, che iniziano ad essere visti come pacieri efficaci e credibili. Sia nella guerra d’Ucraina che in quella tra Israele e Hamas, infatti, sono intervenuti Stati prima marginali, come Turchia, Qatar, Iran, Arabia Saudita. Tutti loro hanno politiche internazionali spesso imprevedibili e stringono alleanze bilaterali coi Paesi del Vecchio Continente che bypassano le consuetudini UE. Le posizioni anti-israeliane assunte dopo lo scoppio del conflitto a Gaza sono una prova di ciò.

Il risultato è uno scenario in cui gli equilibri successivi alla seconda guerra mondiale sono messi in dubbio. I vecchi giganti intervengono con armi e investimenti, mentre nuovi soggetti cercano un posto al sole o perduto o mai avuto. La struttura di alleanze e di giochi diplomatici che ha sorretto il mondo per settant’anni sta ormai esplodendo, con esiti disastrosi in termini umanitari, sociali, economici. Non resta che una sola domanda: quale sarà il mondo di domani?

Vincenzo Ferreri Mastrocinque

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