Fin dagli albori l’essere umano, attraverso l’agricoltura e la costruzione di abitazioni o di manufatti, ha modificato l’ambiente in cui era immerso, ma non solo, in quanto ha imparato ad apportare modifiche al proprio corpo. Tra queste ve ne sono alcune piccole, come i tatuaggi, altre decisamente significative, che sono state elaborate grazie al progresso scientifico, per esempio con la chirurgia, in particolare con i trapianti (che consistono nell’inserire parti di un corpo all’interno di un altro) e con le operazioni per la riassegnazione di sesso. A questo elenco è necessario aggiungere i vaccini, che intervengono sul sistema immunitario e che sono una delle scoperte scientifiche più importanti degli ultimi due secoli, in quanto, oltre a salvare delle vite, hanno permesso di debellare alcune malattie. Tuttavia, i vaccini destano ancora perplessità e vengono considerati innaturali da molte persone. È lecito per l’umanità partire da elementi già esistenti (un virus o il pus di una mucca infetta da vaiolo, nel caso del primo vaccino mai sperimentato) e rimaneggiarli per creare qualcosa di nuovo, che, una volta iniettato, rende diversi gli organismi delle persone, cioè in grado di difendersi da un virus che in precedenza sarebbe stato mortale? Prima di porsi questa domanda, bisognerebbe chiedersi se ancora valga la pena stabilire un confine netto tra ciò che è naturale e ciò che è artificiale.
La tradizionale definizione di artificiale raggruppa tutti quei processi che imitano o sostituiscono l’aspetto, il prodotto o il fenomeno naturale, quindi quello che è creato dall’uomo tramite un artificio; mentre per naturale si intende tutto ciò che attiene alla natura, governato da leggi che non hanno a che fare con l’intervento dell’uomo. Esiste però una classificazione differente e più particolare, che però vale la pena considerare, quella dell’artista e filosofo Koert van Mensvoort. Propone infatti una teoria che riassume con il nome Next Nature, per mezzo della quale la tradizionale visione tra ciò che è naturale e ciò che è artificiale è ribaltata. Perché la costruzione di un nido da parte di un volatile che utilizza materiali già presenti, pur creando qualcosa che prima non c’era, è considerato naturale, mentre l’edificazione di una casa da parte dell’essere umano non lo è? Se si reputa l’essere umano parte integrante della natura, tutto ciò che produce è naturale, anche se non esisteva precedentemente. Ciò che van Mensvoort presenta è un differente tipo di classificazione, appurato il fatto che il confine tra ciò che è naturale e ciò che è artificiale è molto labile. La sua proposta è di considerare artificiale tutto ciò su cui abbiamo un controllo e naturale ciò che ha una sua autonomia e trascende le facoltà umane. Con questo tipo di divisione i pomodori coltivati in una serra diventano “artificiali” perché ne controlliamo la coltivazione in ogni sua fase, mentre un ingorgo stradale o un virus informatico sono ritenuti “naturali”, in quanto imprevedibili. Nonostante la teoria di van Mensvoort sia piuttosto azzardata, costituisce un buon punto di partenza per riflettere sul fatto che la definizione artificiale-naturale oggi non è chiara e non ha più senso chiedersi quale sia il grado di naturalezza e di artificialità di alcune modifiche (vaccini, protesi, chirurgia estetica…).
Forse, anziché cercare di delineare un confine che ormai è molto sfumato, nel caso dei vaccini bisogna porre l’attenzione su un aspetto differente: a prescindere dalla loro artificialità o meno, esiste un fattore sociale, poiché, oltre a essere una decisione individuale, i vaccini hanno effetto se la maggioranza della popolazione li effettua, il che non è da trascurare, come si è visto nel caso della pandemia di Covid-19.
Laura Marchese
