Pochi giorni fa è stata annunciata l’uscita di un nuovo documentario, Shine On – The forgotten Shining location, il quale racconterà la realizzazione del noto capolavoro di Stanley Kubrick, Shining, film tratto dall’omonimo libro di Stephen King. Sarà disponibile su YouTube a partire dal 26 luglio 2024, in occasione del compleanno del regista, e includerà interviste a produttori, cast e famigliari.
Questa inaspettata notizia, che senza dubbio avrà reso felice numerosi fan del regista, porta inevitabilmente con sé una patina amara difficile da rimuovere, caratterizzata dall’ombra della recente scomparsa dell’attrice Shelley Duvall, avvenuta lo scorso 11 luglio. Non occorre essere un cinefilo e nemmeno aver “divorato” modeste quantità di film e serie tv per riconoscere nell’immediato il volto dell’attrice: occhi grandi dallo sguardo dolce, sorriso caratteristico e capelli corvini. Nata a Houston nel 1949, la carriera di Shelley Duvall iniziò con alcuni ruoli significativi in Io e Annie e in Nashville, negli anni ’70; fu poi scoperta dal regista Robert Altman, interpretando Millie nel film Tre donne, ruolo che le valse il Premio come miglior attrice al Festival di Cannes. Ma il ruolo che l’ha resa famosa a livello mondiale è, ovviamente, quello di Wendy Torrance, coprotagonista del film Shining. La stessa occasione che l’ha resa una vera e propria stella del cinema è stata al tempo stesso una maledizione che ha bruscamente interrotto (e distrutto) la sua carriera.
La causa è stata proprio Stanley Kubrick, icona cult del cinema, visionario, genio, ma anche controverso, malato, maniaco. Sono due le facce che emergono quando si parla di lui; però, a quanto pare, ancora oggi molti scelgono di non vedere la seconda, oppure la sottovalutano. Insomma, la narrazione comune e semplicistica che se ne fa è quella di un genio con “manie di perfezionismo”, aventi come conseguenze “metodi poco ortodossi”.
Ma torniamo a Shelley, quella che probabilmente, tra tutti gli attori, ha subito maggiori vessazioni, con danni psicologici irreversibili. Infatti, al fine di ottenere verosimiglianza, il regista era noto per portare allo sfinimento i suoi attori, arrivando a causare veri e propri traumi. La sua vittima preferita fu senza dubbio Duvall, il cui personaggio doveva risultare insicuro, debole e succube; pertanto, l’attrice si ritrovò a subire continui insulti e derisioni da parte di Kubrick, affinché la sua autostima si abbassasse a quella di Wendy, arrivando a provare sensi di colpa per qualunque cosa andasse storta sul set.
Le scene più note e più spaventose sono quelle in cui Wendy, terrorizzata, scappa dal marito (interpretato da Jack Nicholson) finito in preda alla follia. Furono girate e rigirate per mesi, a causa delle manie di perfezionismo del regista che obbligava Duvall a ripeterle all’infinito, per dodici ore al giorno, pressandola e rimproverandola ogni volta, affinché l’attrice incanalasse al meglio i sentimenti di ansia e inquietudine che doveva rendere nel film. La scena di Jack che sfascia la porta con l’ascia venne girata 60 volte, mentre quella della mazza da baseball ben 127 volte!
Inutile sottolineare che l’attrice subì veri e propri abusi psicologici che la segnarono nel profondo. Infatti, dopo alcune piccole produzioni, alla fine degli anni ’90 Duvall si ritirò dalle scene, annunciando poi in seguito di soffrire di problemi mentali. Da allora furono poche le apparizioni e solo in occasioni di interviste, nelle quali non esitò a ricordare i brutti momenti trascorsi sul set:
Ho lavorato a questo film sul set per tredici mesi. Sono dovuta andare in terapia: in una giornata di lavoro dovevo piangere per dodici ore al giorno! Oltre a ciò, dopo tutto quel lavoro, quasi nessuno ha scritto niente riguardo la mia performance. Le recensioni erano tutte per Kubrick, era come se non fossi mai stata lì.
Nonostante all’inizio venne sommerso da numerose critiche negative, nel tempo Shining è emerso come uno dei più grandi capolavori del cinema hollywoodiano. Ne sarà valsa la pena? Ancora oggi Kubrick è ammirato in tutto il mondo, ma la scelta di non vedere il lato negativo del regista pare essere ancora preponderante. D’altronde, alla notizia della morte di Shelley Duvall sono seguiti numerosi omaggi e ricordi del suo celebre ruolo in Shining, ma quasi nessuno ha ricordato il duro prezzo che ha dovuto pagare.
Non resta che vedere se Shine On – The forgotten Shining location getterà una nuova luce sul regista, ridimensionando la sua figura.
Monica Poletti
Fonte immagine in evidenza: https://x.com/ScholarsCinema/status/1809392481902932038

🎀 Kubrick e’ una mente polimorfa dal dinamismo accelerato e dalla gittata incommensurabile: presenta strati di realta’ profondi, direi abissali.
"Mi piace"Piace a 2 people
Concordo!
"Mi piace""Mi piace"
Grazie per il tuo commento 🙂
"Mi piace"Piace a 1 persona