Come ormai, per fortuna, tutti noi stiamo iniziando a capire, la violenza non si esprime solamente in maniera fisica ed evidente, ma anche in modi piú sottili, subdoli e nascosti. Uno di questi è un fenomeno antichissimo che, finora, è stato talmente ignorato da non possedere nemmeno un termine per definirlo. Si tratta del sistematico occultamento dell’apporto femminile allo sviluppo della società nei più diversi ambiti in cui siano in gioco potere e prestigio sociale: dalle arti alla scienza, dalla politica al mondo aziendale. Ci hanno pensato il professor Carles Padilla e la professoressa e poeta Begonya Pozo i quali, nel febbraio del 2020, dopo averci riflettuto, sono approdati al neologismo “criptoginia”, un termine che può essere facilmente compreso e tradotto in moltissime lingue, essendo formato da due termini di origine greca che ricorrono in numerose parole di uso comune, crypto, nascondere, e gyne, donna. Entrambi gli studiosi sono valenciani, anche per questo il termine si è rapidamente diffuso, in ambito accademico ma anche sui social, nelle diverse lingue di Spagna, arrivando anche in Francia. L’obiettivo è quello di farlo girare il più possibile e farlo approdare nei dizionari perché la coscienza sociale si forma anche “attraverso i silenzi e le parole: ciò che non si include nel dizionari apparentemente non esiste“.
C’è un caso concreto che rende perfettamente l’idea del funzionamento di questo fenomeno. Si tratta della storia della teorizzazione dell’effetto Harriet/Matilda. La dottoranda Harriet Zuckermann, per la sua tesi dimostrò come gli studiosi che riuscivano a veder riconosciuto il loro merito fin dai primi anni, poi, fossero più facilitati a vederselo riconosciuto ancora nel corso della loro carriera. Gli diede il nome di effetto Matteo, a partire da un versetto del Vangelo di Matteo. Ne fu vittima essa stessa, visto che il direttore del suo gruppo di ricerca si limitò a citarla nelle note a piè di pagina e che tuttora il concetto viene attribuito a Robert K. Merton. La storica della scienza Margareth W. Rossiter, 25 anni dopo, riporta alla luce questo caso e mette in evidenza come, alla discriminazione sulla base dell’anzianità, si sommi quella sulla base del sesso. Decide quindi di nominare questa pratica a partire dall’attivista femminista Matilda Joselyn Gage. L’effetto Matilda si applica all’ambito scientifico, mentre il neologismo “criptoginia” è in grado di tenere insieme una generalità di ambiti.
I due filologi che hanno coniato il termine propongono una strategia da mettere in atto all’interno delle università, essendo convinti che i progressi ottenuti a un livello superiore di insegnamento possano ricadere a cascata sugli altri livelli, creando nuova consapevolezza – nella classe politica come nel mondo editoriale e in quello della divulgazione culturale – nuove strutture e una futura classe docente più sensibile all’uguaglianza di genere. I passi concreti consigliati vanno dalla creazione di premi per tesi che abbiano incorporato nella loro ricerca una prospettiva di genere, a quella di giornate di formazione e di studio dove poter discutere dei più recenti contributi in tale ambito, con la partecipazione congiunta di professori e studenti, fino alla formazione di gruppi di ricerca attraverso i quali docenti universitari, ma anche delle scuole primarie e secondarie, avrebbero la possibilità di creare contenuti in grado di dare visibilità al contributo femminile nella storia. A tal proposito si può già consultare il progetto online “Woman’s Legacy: our cultural heritage to equity”, in continuo aggiornamento.
Un’altra strategia di cambiamento è quella che si mette in atto prendendo la parola nello spazio pubblico, uno spazio strettamente connesso sia alla visibilità data dal merito e dall’eccellenza, sia all’idea di autorità e, per questi motivi, uno spazio di potere.
È quello che fa la stessa Begonya Pozo nella sua attività di professoressa di Letteratura italiana, nella quale ha deciso di dare la giusta importanza alle letterate donne e, in particolare, a un gruppo di letterate che, in base al modello dell’intersezionalità, subisce un secondo livello di discriminazione: le scrittrici migranti. Begonya, poi, si espone pubblicamente in prima persona attraverso il suo ruolo di poeta – termine intenzionalmente preferito a quello di poetessa – infatti, tornando sul tema della migrazione, Begonya fa parte della Compagnia delle poete, nata nel 2009, un gruppo che riunisce poete delle più diverse nazionalità, accomunate dal fatto di scrivere in italiano. I loro spettacoli si accompagnano ad artisti internazionali nella sperimentazione e armonizzazione di diverse esperienze e diversi linguaggi, riportando la poesia al suo antico ruolo di “oralità condivisa”, e dando risonanza alla letteratura transnazionale, “la vera avanguardia letteraria di questo secolo”. La Compagnia si esibisce in tutto il mondo, la prossima data sarà il 1 aprile all’Università di San Paolo, in Brasile.
In conclusione, ognuno di noi può mettersi in gioco e dare il suo contributo nella diffusione del nuovo termine “criptoginia” e nella lotta contro il fenomeno che questo termine rappresenta.
Giulia Menzio
