Ci sono volte in cui, nella marea di pubblicazioni del mercato editoriale, capita di incontrare un libro su cui bisogna soffermarsi. Al contrario di quella che è la più diffusa (e più superficiale) convinzione, tale fenomeno non avviene solo con in classici, ma anche con lavori freschi, giovani, moderni. Per chi scrive, ciò è avvenuto con il romanzo citato nel titolo, uscito il 21 febbraio scorso ed edito da Solferino.

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Quest’opera ha la sonorità di un concerto racchiusa in un lavoro di narrativa, grazie alla sua divisione in due grandi sezioni: la storia di Lidia, giovane violoncellista palermitana, e quella di Leo, ragazzo in cerca di se stesso per le strade di Praga. La prosa è asciutta, ma non è essenziale e tantomeno semplicistica: il ritmo divide bene i momenti più introspettivi da quelli più d’azione, grazie alla lunghezza dei periodi e a una certa ricercatezza nella metrica, malgrado non sia in versi. Palermo viene presentata con una molle nostalgia, simile al caldo dei pomeriggi di agosto, mentre leggendo di Praga si può sentire il freddo e la pioggia della città centroeuropea. Il filo della narrazione procede spedito senza mettere fretta e costringe ad entrare nella mente di Lidia, Leo e dei loro comprimari: Dalila, la fidanzata di Lidia; Matteo, un loro conoscente; Lucien, fiamma impetuosa di Leo; Tancredi, uno spartiacque nella storia di Lidia. Tutte componenti di un quadro a tinte estremamente cangianti, che va osservato con attenzione, per non perdersi alcun dettaglio, e che sono raccontate con agrodolce delicatezza. Non ci troviamo di fronte a descrizioni lunghe ed approfondite in stile russo o francese, ma ad immagini fugaci che restano impresse, similmente a quadri impressionisti o a fotografie street. Non c’è nemmeno il nervosismo americano della beat generation, ma una certa calma, nonostante le tante vicende in cui incorrono i due protagonisti. Palermo è bella, ma è soffocante, mentre Praga è ostile, violenta e spaesante: tuttavia, il modo in cui sono raccontate sembra quasi lo specchio dell’animo dei protagonisti, una lente attraverso cui cogliere le loro sensazioni.

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La storia di Variazioni sul tema parla di identità. Per tutta la lunghezza del romanzo, si sente – in Leo come in Lidia – un bisogno spasmodico di trovare una direzione nella propria vita, un senso alla propria esistenza, al proprio sé, in un susseguirsi di vicende che possono apparire caotiche e dagli echi quasi kafkiani, ma che costituiscono un inno alla vita, nel bene e nel male. La sensazione che si ha leggendo le avventure di questi due protagonisti è che non abbiano un posto, o che quantomeno non riescano a trovarlo, a ritagliarsi un proprio spazio, forse perché nemmeno loro sanno esattamente dove andare. Le loro sono storie di scoperta, di paura, di dubbi, di incertezze e proprio per questo sono in grado di parlare assai da vicino ai lettori delle nuove generazioni (e, si spera, di insegnare qualcosa a quelli delle vecchie): è un testo ambivalente, colmo sia di dolore che di speranza, in cui si percepisce una profonda solitudine, un’incomprensione di fondo tra i protagonisti e il resto del mondo, persino nei confronti di chi sono abituati ad avere attorno. La transessualità e il corpo sono due temi importanti, ma non appaiono come il fine della narrazione, bensì come un mezzo per parlare di questioni più ampie, più generali, che inducono a guardare il mondo in cui tutti noi viviamo con occhio critico, analitico. In ogni pagina è ben intuibile uno studio approfondito, un’indagine accurata non solo nel mero ambito terminologico, ma soprattutto in quello umano. Giordano interroga i propri personaggi senza concedere loro tregua, ma al tempo stesso li tratta con dolcezza, ne comprende le vicende e le narra col timore di chi spera che vengano capite. Un tratto giovanile, nella sua scrittura, eppure proprio questo rende piacevole lasciarsi andare tra le righe, esattamente come durante un concerto, in cui si chiudono gli occhi e ci si abbandona alla musica.

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Variazioni sul tema è un lavoro scorrevole, giovanile e brillante, che intrattiene e cattura senza annoiare mai, grazie alla sua intensità e all’attualità dei suoi temi, che sono esposti senza risultare pedanti. In questo suo primo romanzo, Giordano conferma una grande profondità, già espressa nel suo racconto breve pubblicato nella raccolta Quasi di nascosto. 12 autori sotto i 25, edito da Accento Editore nel 2022. Una storia al passo coi tempi, insomma, che obbliga a molte riflessioni e che, ultimata la lettura, non lascia indifferenti.
Vincenzo Ferreri Mastrocinque
