Lo scontro tra Zelens’kyj e Trump del 28 febbraio scorso ha segnato un punto di svolta nei rapporti diplomatici tra i vari attori in gioco nella guerra in Ucraina, non solo Stati Uniti, Ucraina e Russia, ma anche l’Unione Europea, che ha dovuto riflettere sul proprio ruolo nei negoziati: il peso dell’UE nel conflitto, infatti, sembra essersi indebolito, portando gli Stati membri a riflettere sulla possibilità del riarmo. Dopo l’incontro con Trump, Zelens’kyj si è diretto a Londra per un summit con i rappresentanti degli Stati membri, dove è stata presa la decisione di rafforzare gli aiuti militari all’Ucraina in caso di un ritiro del supporto di Washington.
Tutti i Paesi europei sono favorevoli al riarmo?
È una questione astiosa che vede punti di vista diversi tra i vari Stati membri: il presidente francese Emmanuel Macron ritiene che ogni paese membro dovrebbe aumentare le spese militari fino al 3,5% del PIL, per garantire all’Europa una maggiore indipendenza strategica dagli Stati Uniti. Al momento nella Nato solo un paese spende più di questa cifra, ossia la Polonia: pochi altri Stati spendono sopra il 3%, mentre gli altri spendono una cifra decisamente inferiore, come l’Italia, la cui spesa militare è del 1,49% del PIL (Consilium Europa).
Il ruolo del Patto di Stabilità
Per poter aumentare la spesa militare, è necessario che i Paesi dell’Unione si indebitino, ma così facendo andrebbero contro il Patto di Stabilità e Crescita dell’Unione Europea (1997): questo patto stabilisce che il rapporto tra deficit di spesa e PIL non superi il 3% e che il debito pubblico rimanga sotto il 60% del PIL, in modo che i Paesi non accumulino un debito ingente.
“ReArm Europe”
Viste le difficoltà che sorgerebbero nell’implementare queste spese, due settimane fa a Bruxelles la presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, ha presentato il piano “ReArm Europe”, che ha come obiettivo una spesa pari a ottocento miliardi di euro per sostenere il riarmo dell’Unione Europea, soluzione che secondo la Presidente è “sempre più necessaria nel periodo attuale”.
Questo piano prevede cinque punti per essere attuato: sarà permessa una maggiore spesa per la difesa, senza che questa violi il Patto di Stabilità, in modo che i Paesi possano contrarre debito senza incorrere in procedure di infrazione; inoltre, la Commissione ha intenzione di mettere a disposizione dei Paesi un fondo da 150 miliardi in prestiti, anche se non è ancora ben chiaro da dove provengano questi soldi, che per ora si pensa siano fondi del PNRR rimasti inutilizzati. I punti restanti del patto fanno riferimento al fatto che potrebbero essere utilizzati nel piano di riarmo anche i fondi dell’Unione Europea, oltre alla possibilità di prestiti da capitali privati.
Il tutto è stato approvato da tutti i 27 Paesi membri in modo informale, tra due settimane la proposta verrà ridiscussa e si scoprirà se verrà formalmente accettata.
…e in Italia?
Il dibattito politico è piuttosto frammentato riguardo al piano di riarmo europeo: da una parte Forza Italia e Fratelli d’Italia sono favorevoli al piano, mentre Lega, PD e il Movimento 5 Stelle sono contrari.
Se il piano venisse approvato, l’Italia, che spende nella difesa 33 miliardi di euro annui, dovrebbe arrivare in quattro anni a 70 miliardi di euro, intorno al 3% del PIL. Alcuni deputati di Fratelli d’Italia hanno anche presentato un emendamento per far sì che il nome del piano cambiasse in “Defend Europe”, proposta che è stata però respinta.
L’obiettivo del piano
Resta il fatto che il piano di riarmo verrà attuato in funzione deterrente e difensiva, come affermato dalla stessa Presidente della Commissione Europea
“se scateniamo il nostro potere industriale, possiamo ripristinare la deterrenza contro coloro che cercano di farci del male“ (Euronews)
riferendosi alla Russia, le cui spese militari negli ultimi anni sono state il doppio di quelle europee.
Dalla nascita della Nato ad oggi
Dalla formazione della Nato, l’Europa ha in qualche modo vissuto sotto l’ombrello di protezione degli Stati Uniti, che godevano di forze militari nettamente maggiori. Adesso il governo Trump sta ribaltando tutte le carte in gioco, non solo non garantendo più questo tipo di protezione, ma intimando anche la conquista di altri territori, come la Groenlandia. Quella del riarmo europeo è una soluzione spaventosa, ma sembra l’unica risposta davanti a un mondo che sta cambiando, in cui la stabilità geopolitica non è più così garantita. La sfida per l’Europa sarà quella di trovare un punto di equilibrio tra deterrenza e diplomazia, senza aumentare le tensioni globali.
Serena Spirlì
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