“La Vegetariana”: quando il rifiuto diventa sovversione 

La protagonista Yeong-hie è una donna assolutamente ordinaria, in tutto e per tutto”, come suo marito stesso afferma. Un giorno qualsiasi, tuttavia, fa un sogno, da cui nasce ogni cosa: la volontà di cambiare, di scoprire se stessa, di voltare le spalle a ciò in cui aveva creduto prima.

La carne, non solo una scelta alimentare

Una mattina come le altre Yeong-hie si sveglia, ma è frastornata e diversa agli occhi del marito.

“Ho fatto un sogno”

ripete davanti all’uomo, durante il quale ha visto sangue, carne, sofferenza e poi il suo riflesso in una pozza d’acqua, intriso di sangue. Da quel sogno in avanti, Yeong-hie si rifiuta di mangiare o cucinare carne, innescando una serie di reazioni a catena nella sua famiglia poiché nessuno riesce ad accettare questa decisione.

Quella della carne è una metafora disturbante che attraversa ogni pagina del libro: non è soltanto una scelta alimentare, ma una presa di posizione nei confronti del suo corpo rispetto a una società che vorrebbe credere di sapere meglio di lei cosa farne. Ma perché decidere di eliminare proprio la carne?

Le immagini che Yeong-hie vede nel sogno rappresentano la brutalità e la violenza della società, che in lei creano un senso di disgusto irrefrenabile: la carne diventa la rappresentazione della violenza, così normalizzata all’interno della società tanto da arrivare a essere invisibile ma comunque onnipresente. Il consumo di carne può essere letto quindi come un segno di accettazione passiva alle regole, per poter essere considerati “normali”.

A una cena con i familiari, il rifiuto della carne viene vissuto come una sfida nei confronti dell’autorità paterna: il padre di Yeong-hie la forza a mangiare e la colpisce quando lei si rifiuta di obbedire. In questo senso, la carne assume metaforicamente anche le caratteristiche di un’adesione alle norme patriarcali e familiari.

Il suo rifiuto della carne quindi, dopo la violenza del padre, diventa anche un rifiuto di essere un corpo docile (una moglie ottemperante, una figlia disciplinata) trasformandosi in una forma di trasgressione silenziosa ma potentissima. Il vegetarianismo di Yeong-hie non verrà mai capito dagli altri personaggi, ma assumerà il valore di un atto politico, un modo per sfidare l’ordine costituito e dire “no”.

Il corpo e la riappropriazione del sé

La scelta di rifiutare la carne si estremizza man mano nel libro. Si arriva infatti a un rifiuto completo del cibo, che fa sì che il corpo di Yeong-hie si assottigli sempre di più, diventando sempre più magra fino a costringere i suoi familiari a farla ricoverare. Anche durante il ricovero Yeong-hie rifiuta le proteine che le vengono somministrate attraverso un sondino: non vuole più cibarsi,

“voglio mettere le radici”

dirà alla sorella.

Il rifiuto del cibo può essere visto come un tentativo estremo di riappropriazione di sè e della propria fisicità, rifiutando il proprio corpo e scegliendo di diventare una pianta.

Il patriarcato come possessore

Il romanzo è ricco di figure maschili che cercano di possedere Yeong-hie in qualche modo, a partire proprio da suo marito:

“Non aveva nulla di speciale. Non era particolarmente attraente, né dotata di talento. […] La sua più grande virtù era la moderazione.” 

Un marito che aveva scelto di sposarla proprio per la sua normalità e per il suo “non dare problemi”, dinamica che cambia nel momento in cui Yeong-hie inizia a rifiutare la carne, assumendo un comportamento strano e sfuggendo al suo controllo.

Un’altra figura che cerca di rivendicare autorità sul corpo di Yeong-hie è suo padre, quando la obbliga a mangiare carne. Piuttosto che sottomettersi alla volontà del padre, la protagonista si ribella con un gesto estremo, facendosi un profondo taglio sul braccio con un coltello.

L’ultima figura maschile che rivendica una qualche sorta di dominio nei confronti di Yeong-hie è infine suo cognato che, nascondendosi dietro all’ispirazione artistica, sviluppa un’ossessione per lei. Il suo sogno diventa filmare Yeong-hie senza vestiti e dipinta di fiori: interesse dietro al quale si cela quello di voler possedere il corpo di Yeong-hie approfittando del suo stato mentale e fisico.

Il romanzo è così, infine, un inno alla ribellione dal ruolo di figlia, di sorella, di moglie e di comune membro della società, per riprendere silenziosamente in mano il proprio corpo e il proprio essere, indipendentemente dal giudizio altrui.

Serena Spirlì

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