La storia di Alice Guy viene gran parte delle volte dimenticata dai libri di storia e dai manuali di cinema, per dare spazio invece ad altri nomi considerati più rilevanti, come i fratelli Lumière, che nel 1895 proiettarono a Parigi quella che viene considerata la prima pellicola della storia, L’uscita dalle officine Lumière. O ancora, vengono ricordati registi come Georges Méliès, per l’uso di particolari effetti speciali all’interno dei suoi film, o David Wark Griffith, per essere stato il primo ad aver inventato il primo piano e il montaggio alternato. Ma chi era veramente Alice Guy? E perché è bene ricordare la pioniera del cinema?
Alice Guy nacque il 1 luglio 1873 a Saint-Mandé, in provincia di Parigi. Ebbe un’infanzia difficile, segnata dalla morte del padre e dalle difficoltà economiche della madre: dopo diversi lavori come segretaria, prima presso una fabbrica di apparecchi fotografici e in seguito presso l’impresa di Léon Gaumont (casa di produzione nata da poco), Alice si fece lentamente spazio nel mondo della settima arte, seppur rimanendo oscurata dai suoi colleghi. Nel 1896 Alice riuscì a pubblicare il suo primo cortometraggio, La fée aux choux (“La fata dei cavoli”), un adattamento popolare di un racconto europeo che vede una fatina, in un piccolo orto, intenta a far nascere i bambini dai cavoli.
A lei si devono una serie di primati parecchio importanti per il cinema che noi tutti conosciamo e amiamo: oltre a essere stata la prima regista donna della storia, fu la prima donna a introdurre il concetto del “Be Natural”, dell’essere naturali e sé stessi davanti alla macchina da presa, motto che la regista era solita rivolgere ai suoi attori e da cui verrà tratto un documentario del 2018 diretto da Pamela B. Green, Be Natural: The Untold Story of Alice Guy-Blaché, e narrato da Jodie Foster. Si stima che tra il 1902 e il 1907 la regista francese abbia diretto più di cento fonoscene girate per il cronografo, un apparecchio che permetteva di sincronizzare immagini e suoni registrati (il sonoro inizierà ad affermarsi solamente dal 1927). Inoltre, fu la prima donna a dirigere e possedere un proprio studio cinematografico, la Solax Company, assieme all’ex marito. Secondo diversi storici, però, uno dei contributi maggiori di Alice Guy nel mondo del cinema fu proprio l’uso degli effetti speciali, che ottenne usando la tecnica di doppia esposizione, sia filmando sequenze a ritroso, sia usando la sovrimpressione.
Degno di nota è il cortometraggio biblico del 1906, La nascita, la vita e la morte di Cristo, della durata di 30 minuti e considerato da molti un vero e proprio colossal, per via del numero di set (circa venticinque) e la presenza di numerose comparse (più di 300). Nella filmografia della regista e produttrice francese non mancano di certo film con protagoniste donne. Citiamo per esempio il corto fantascientifico del 1906, Nell’anno 2000, dove si parla di una società nella quale i ruoli delle donne e degli uomini vengono completamente ribaltati: gli uomini si prendono cura della casa e dei figli, mentre le donne bevono e corteggiano gli uomini, esercitando un potere assoluto. O, ancora, nel 1907, scopriamo La signora e le sue voglie, un corto nel quale una donna incinta è attratta da diversi oggetti che ha modo di vedere per strada, come la pipa di un signore, un bicchiere di assenzio, un lecca-lecca di una bambina, che la donna assapora, beve e lecca, quasi a mostrare allo spettatore un’esplorazione intima del desiderio sessuale femminile. In A Fool and His Money, pubblicato nel 1912, ci troviamo di fronte a un cast composto esclusivamente da attori afro-americani. Il film è importante non tanto per la trama in sé, quanto per la scelta di Guy di evitare i classici stereotipi e di optare per una rappresentazione umana dei personaggi stessi: in quegli anni, infatti, non erano di certo rare le derisioni e le ridicolizzazioni degli uomini e delle donne nere.
Nel 1953 Alice Guy ricevette la Legione d’onore, il riconoscimento più alto del governo francese, ma nonostante ciò, nel 1964, quattro anni prima della sua morte (avvenuta nell’anonimato più assoluto), Alice decise di tornare negli Stati Uniti, pronta a recuperare la propria filmografia. Purtroppo non ritrovò quasi nessuna delle sue pellicole e le poche che riuscì a localizzare vennero tutte attribuite a registi ed ex colleghi maschi, incluso il suo ex marito, che prese i meriti di molti suoi film.
Alice Guy è solamente una delle tante donne a essere nate nel momento storico sbagliato, in un’epoca in cui inseguire i propri sogni (e realizzarli) era un atto ribelle e addirittura provocatorio nei confronti dell’uomo; in un’epoca in cui alle donne non venivano riconosciute le proprie capacità; in un’epoca in cui le donne dovevano per forza adattarsi alla loro vita già scritta e segnata e obbedire, tacere, sottomettersi. Oggi più che mai, ricordare questa grande personalità è un modo non soltanto per ridare voce alla pioniera invisibile del cinema, ma anche per dare nuovamente vita e riconoscimento a tutte coloro la storia ha messo a tacere, per il semplice fatto di essere nate donne.
Deborah Solinas
