L’erasmus non lo puoi spiegare. Quando cercavo di spiegarlo le persone mi hanno sempre guardato male, come se fossi un pazzo che parla di emozioni e sentimenti senza un filo logico, senza dire qualcosa di concreto. Ebbene e così. L’Erasmus non lo puoi raccontare. Lo devi provare. Lo devi vivere.
-Alessandro

Tutti sanno cosa sia l’Erasmus, più o meno. Il programma Erasmus, (European Region Action Scheme for the Mobility of University Students), da oltre 27 anni, dà la possibilità agli studenti delle università europee di trascorrere un periodo di permanenza a fini accademici in un altro Paese dell’Unione. Il nome del programma deriva dall’ olandese Erasmo da Rotterdam, umanista e teologo, noto anche per i suoi viaggi in giro per l’Europa, alla scoperta delle innumerevoli culture che essa racchiude. Fino a qui, tutti d’accordo… Ma cos’è l’Erasmus davvero? Cosa si prova a viverlo in prima persona?
Ho raccolto alcune testimonianze per darvi più o meno l’idea di una “storia” dello studente tipo che parte, vive e torna da questa esperienza che cambia la vita.
Erasmus è…qualcosa di indescrivibile, un’emozione inspiegabile, che per capirla bisogna viverla.
C’è qualcosa di magico e allo stesso tempo terrificante nel tenere in mano il biglietto che ti porterà verso la tua destinazione, la meta di un viaggio che, anche se non ancora iniziato, è già così tangibile. Che sia vicina o lontana, che sia quella che avevi scelto o un’altra, la meta del tuo Erasmus sarà, da quel momento in poi, per sempre parte di te. Hai lavorato, studiato, hai fatto sacrifici e dato esami, hai compilato la domanda e hai pregato per passare la selezione e quando finalmente hai ricevuto la risposta, non riesci a crederci! Parti!
Quando arriva quel giorno ti sembra quasi di vivere una vita non tua, un sogno che ti allontana dalla realtà… Ed è un po’ così… Per mesi sarai lontano dal tuo mondo, lontano dagli amici, dalla famiglia, dal tuo Paese. Lontano da casa. E non sai cosa ti aspetta. Passi il viaggio ad immaginare e a cercare di recuperare un po’ di sonno perso dopo le notti in bianco riempite dall’agitazione. Ma non avresti mai potuto immaginare ciò che ti aspetta davvero.
E infine eccoti, sei arrivato. Trovi la tua nuova casa, i tuoi futuri amici, i compagni, la tua nuova vita. E inizi a perderti in tutto questo. È tutto così veloce. Sei catapultato in un vortice di novità ed esperienze nuove. Cose che non potevi immaginare e altre che ti aspettavi, ma non sapevi come sarebbero state. Persino andare all’università in quella città sconosciuta sembra strano. Segui le lezioni, impari la lingua, conosci persone provenienti da ogni parte del mondo. Ogni cosa va così alla grande che sembra di non vivere nel mondo reale. Ma è vero.
Poi arriva la nostalgia, la malinconia, la mancanza di casa. Ci sono giorni in cui vorresti tornare, ma trovi la forza di andare avanti e piano piano superi anche questa fase, grazie agli amici e a tutto ciò che ti circonda; tutto ciò che forma il tuo mondo da studente all’estero.
Così ti abitui: metti in un cassetto la malinconia, cercando di tenerla a bada, anche se sai che sarà sempre li, la sostituisci con il pensiero che ti dice “presto avrò nostalgia di tutto questo, non posso perdermene nemmeno un secondo” e così il vortice ti trascina e ogni cosa diventa più vera. Ogni giorno è più intenso e lo vivi al massimo per imprimere ogni attimo nella memoria, creando ricordi che saranno poi tra i migliori della tua giovinezza.
Hai imparato a crescere e sopravvivere in un ambiente diverso, straniero, con una lingua nuova, persone e luoghi che non conoscevi, esperienze che ti rimarranno dentro.
Alla fine arriva il giorno del ritorno. Non ti sembra vero di dover partire, lasciando tutto ciò che hai costruito con così tanta fatica. Devi dire addio a quella casa, quel letto bitorzoluto, quella cucina troppo piccola che odiavi, ma che ora sai ti mancherà. Saluti gli amici e i nemici, saluti il barista del locale di sempre, i professori, i compagni di esami, i coinquilini.
Il viaggio di ritorno sembra interminabile e quando torni a casa appare tutto così diverso, così strano… Conosciuto, sì, ma irreale. Cerchi di ricordare ciò che facevi prima di partire, e ogni cosa è come se la facessi per la prima volta. Intanto i ricordi assalgono la mente e ogni angolo, ogni parola, ogni gesto ti ricorda il passato in Erasmus.

Piano piano riprendi la routine, che ti calza sempre più stretta. Hai voglia di ripartire e tornare alla tua vita da viaggiatore. Nel frattempo, ogni giorno che passa, ti rendi conto di essere più grande, più consapevole, più maturo. La tua mente è più aperta e i tuoi orizzonti sono più estesi, proiettati al mondo. Riconosci quali sono le cose importanti e i veri amici, realizzi il senso di una realtà che prima sembrava così scontata. Sei cresciuto e devi tutto questo al tuo viaggio in Erasmus.
Ma non temere, è solo l’inizio.
Non ho mai saputo spiegare quello che ti lascia l’erasmus, quello che ti dà, come ti cambia. Mi chiedi una frase, ma l’unica frase è che non c’è una frase.
-Carolina
Ci penso spesso, a volte prima di addormentarti mi vengono in mente alcuni ricordi di quando ero via, e quando mi capita ho quasi la sensazione di provare le stesse emozioni e gli stessi sentimenti che provavo nel momento in cui li stavo vivendo. Strano, credo che l’unica parola che possa in qualche modo definire il mio erasmus sia ‘vita’. Si perché in Erasmus vivi nel vero senso della parola. Inizi una nuova vita dal primo momento in cui sali su quel fottuto aereo verso un luogo che prima di quel momento hai potuto vedere in poche foto su internet o del quale hai solo potuto immaginare come potesse essere
Difficile riassumere tutto ciò in un messaggio, potrei andare avanti ore e ore. Potrei raccontarti esperienze, potrei raccontarti di persone, posti nuovi, feste, divertimento, ma ogni singola cosa che potrei raccontati non sarebbe esaustiva. -Alessandro
I 10 comandamenti dello studente in Erasmus:
1. Apri gli occhi e guarda la vita, apprezza ciò che ti circonda perchè non durerà per sempre.
2. Fatti degli amici, più si è meglio è. E meglio ancora se sono del posto.
3. Impara la lingua meglio che puoi, sarà tra i tuoi bagagli migliori al ritorno.
4. Non lasciare che la malinconia ti prenda, ma se devi piangere, ogni tanto, piangi.
5. Mangia, bevi, chissene frega della dieta.
6. Non dimenticarti di studiare e di seguire le procedure per l’univeristà.
7. Rimani in contatto con la famiglia e gli amici, loro non vivono ciò che vivi tu. Gli manchi.
8. Ama, non importa chi o come, ma ama. Le persone, i popoli vanno amati per apprezzarli davvero.
9. Ringrazia chi ti ha dato l’opportunità di essere in Erasmus.
10. Divertiti, ridi, sfogati, urla, fai tutto ciò che ritieni giusto in quel momento. Vivi giorno per giorno. Non avrai rimpianti.
di Giulia Bobba
Pubblicato da giuliabobba
Intraprendente, estroversa, divertente, permalosa, solare, grintosa, ambiziosa, disordinata, impulsiva, emotiva, perfezionista, autoritaria, incostante, vanitosa, drammatica, sognatrice, romantica. Questi sono solo alcuni aggettivi che possono descrivermi. Sono una persona complicata ed eccentrica. Sono la pigrizia in persona ma amo avere mille cose da fare segnate sull’agenda (si, l’agenda, quella di carta. Non me ne separo mai). Sono tutto e il contrario di tutto, una contraddizione in termini ambulante.
Mi ritengono matura per i miei 20 anni, ma io, più che altro, mi reputo diversa. Sono stata educata “all’antica” ed ho avuto la possibilità di capire ed apprezzare molte cose (a differenza di altri miei coetanei) grazie a questo indirizzo formativo familiare, ma anche grazie alle esperienze che ho vissuto. Penso di poter vantare uno spiccato spirito critico ed una grande forza d’animo. Ho la brutta abitudine di contare su me stessa in tutto e per tutto e trovo difficile fare affidamento sugl’altri proprio a causa della mia indole autoritaria ed un tantino egocentrica. Mi piace fare il capo, data la mia attitudine alla leadership, ma preferisco essere un capo democratico, perché non sopporterei un “ammutinamento”.
La mia voglia di indipendenza mi ha portata ad affrontare una lunga esperienza negli Stati Uniti, tra i 17 e i 19 anni, durante i quali mi sono diplomata in Illinois ed ho frequentato un bimestre nell’Università di Edwardsville, Illinois, studiando lingue.
I miei anni in America sono stati per me, fino ad ora, i più importanti e formativi sia in campo scolastico ma, per lo più, in ambito personale e devo dire grazie ai miei genitori per questa opportunità, ma soprattutto, come sempre, a me stessa, per essere stata in grado di affrontarli al massimo delle mie capacità, nonostante varie difficoltà ed ostacoli. I miei ricordi più cari sono tuttora legati a quel periodo.
Dopo il mio ritorno in patria ho terminato nei tempi canonici il liceo linguistico, (diplomandomi alla faccia di chi diceva che non ce l’avrei mai fatta),e nel 2013 ho iniziato a frequentare il corso di laurea in mediazione linguistica presso l’Università di Torino. Non vado pazza per gli studi che ho scelto, anche a causa di problematiche legate alla gestione dell’Univeristà e al fatto che detesto studiare argomenti che non mi interessano. Inoltre ho una soglia dell’attenzione molto bassa e mi annoio troppo facilmente, tanto da addormentarmi a lezione (motivo per cui non frequento quasi nessun corso).
Per ora mi accontento di laurearmi il prima possibile e continuare per la mia strada, che spero mi porterà molto lontano, possibilmente all’estero, e chissà, sta volta, in quali vesti.
Sono molto flessibile in ambito professionale. Le mie aspirazioni sono ampie e la mia ambizione è in continua crescita, per questo ho difficoltà a prefissarmi un traguardo unico e non riesco a decidere cosa voglio fare “da grande”. Però il mio sogno (uno dei tanti, ma questo è quello più lungamente cogitato) è di diventare wedding planner ed event manager, aprire una mia agenzia in una grande città ed organizzare eventi e matrimoni di alto livello.
Certo è che, guardando al futuro, mi vedo innanzi tutto come una donna in carriera, ma non a scapito della vita privata.
Nonostante tutto, sono una sognatrice compulsiva, spesso con la testa fra le nuvole, distratta e incostante. Amo l’amore, ma penso che lui non ami me. Se mi chiedessero che favola Disney potrei essere, risponderei dicendo Cenerentola, anche se sarei una Cenerentola che, al principe, la scarpetta l’ha tirata in fronte.
Ho la passione per il lusso, lo shopping, la moda e tutto ciò che riguarda le dolci frivolezze femminili, ma spesso passo le mie giornate in pigiama, coi capelli sfatti e il viso segnato dalle occhiaie.
Sono una di quelle che “sì, l’aspetto conta e la prima impressione è fondamentale; ma ancora di più lo è ciò che siamo dentro.”
Amo leggere, scrivere, disegnare, cantare, ballare, guardare film di ogni genere; amo i negozi di arredamento e la creatività manuale, l’arte mi affascina ma sono troppo pigra per seguirla o andare in giro per musei. Adoro il cioccolato e la cucina è uno dei miei (innumerevoli e ingestibili) hobby. I cani sono i miei animali preferiti, senza distinzioni tra razze; sono animalista e ambientalista al punto giusto. Odio gli sprechi e le persone vuote, vittimiste e pessimiste. L’ottimismo è uno dei miei pregi migliori. Mi piace parlare e stare a contatto con la gente. Ho adorato il periodo in cui facevo la barista in un pub della mia città, proprio perché mi dava modo di farlo continuamente.
Senza dubbio viaggiare è la cosa che più mi appaga e mi rende felice al mondo. Credo che ogni viaggio, lungo o breve, e per qualsiasi motivazione, sia l’esperienza che maggiormente arricchisce la mente umana e ci faccia capire quanto c’è da scoprire intorno a noi. Ci fa sentire grandi, parti di qualcosa, ma, allo stesso tempo, troppo piccoli e insignificanti per avere qualsiasi importanza in un disegno più ampio.
Attualmente faccio parte del Leo Club, un’associazione internazionale di beneficenza, e ne vado fiera. Nel tempo libero faccio l’insegnate privata di inglese e materie umanistiche, e i “miei bambini” mi danno le più grandi soddisfazioni.
Sono una dei “veterani” di The Password e sono orgogliosa di fare parte di questo progetto e dei suoi sviluppi. Ho sempre voluto avere la possibilità di scrivere e pubblicare ciò che penso e farlo all’interno di un progetto così ambizioso, gestito da giovani, direi che è una grande opportunità.
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Since I feel like English is almost my mother tongue in some ways... I add another version of the above self presentation, in English.
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About me...
...there would be a lot to say... but...in synthesis
I live in Piedomont, Italy, I love reading books, music, cinema, art, and I have a passionate admiration for weddings. I want to become a wedding planner and event manager.
I have lived in Illinois, USA, for over a year and I remember that as the most important and life-changing experience of my life.
I love tattoos, Christmas and every american festivity, I am a fashion fan and I like everything connected to beauty and style.
I study languages at Univeristy of Turin and I write for "The Password", an online blog/news paper about culture and arts. I teach English and I am member of the Leo Club Interational of Santhià.
I am exteremely outgoing and I enjoy spending time with friends. I am also a solitary person when needed and I feel comfortable with that. I'm a leader-oriented person, I like being the boss, but I try not to be too bossy.
I am very lazy, but I love having many things to do and keep myself busy in projects and events.
I am everything and all the opposite of it.
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Sicuramente, ogni volta che ci allontaniamo da casa impariamo qualcosa sul mondo e sui noi stessi e scopriamo i nostri limiti e le nostre capacità. E questo non dipende dall’età o dal tempo, ma solo da ciò che affrontiamo. Ogni età vive diversamente le situazioni che la vita ci pone davanti e tutto ciò che bisogna fare è saper cogliere le opportunità e mettere a frutto gli insegnamenti, godendosi ogni momento, ogni piccola grande cosa di un’esperienza che rimarrà per sempre con noi, che sarà parte di noi.
Grazie mille di aver condiviso con noi la tua esperienza, lafruvainamerica!
Spero che l’articolo ti sia piaciuto e che continuerai a seguire ThePassword!
Giulia
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Io sto facendo quest’esperienza adesso, dopo la laurea, dopo 3 anni di Scuola di Specialità. Forse fare un’esperienza da ventenni dieci anni dopo rende tutto un po’ diverso, ma le piccole e grandi cose che affronti lontano da casa, mentre le persone che abitualmente ti davano una mano stanno dormendo per via del fuso orario, credo ti diano semplicemente la consapevolezza di te stesso, delle tue capacità, dei tuoi limiti.
Dall’altra parte dell’Oceano scopri che puoi fare molto di più di quello che pensavi, ed hai la sensazione di essere una sorta di supereroe: puoi arrampicarti sui palazzi e sparare ragnatele, e il tuo morso di ragno si é presentato sotto forma di biglietto economy per New York.
Probabilmente é solo un modo per tirare fuori quello che già abbiamo dentro di noi, ma che rimane abitualmente sepolto sotto strati di genitori premurosi, amici affettuosi e parole conosciute.
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