La favola della rabbia femminile: il caso di Jennifer’s Body

Jennifer’s Body è un film del 2009 diretto da Karyn Kusama, con protagoniste Amanda Seyfried nel ruolo di Needy Lesnicki e Megan Fox in quello di Jennifer Check. Inizialmente distrutto dalla critica al tempo della sua uscita, il film racconta la storia horror in salsa dark comedy di due amiche liceali, Needy, la nerd, e Jennifer, la cheerleader popolare. Quando la seconda viene trasformata in un demone mangia-uomini da un gruppo musicale che ha cercato di sacrificarla al diavolo per ottenere in cambio l’ambita fama, la prima si attiva per fermarla prima che uccida tutti i ragazzi nella sua scuola. Recentemente, soprattutto durante gli inizi del movimento #MeToo, il film è stato rivalutato sotto una lente femminista: l’allegoria di un gruppo di uomini adulti che approfitta di una liceale dalla mente giovane e malleabile è chiara. Non è stata l’unica nuova lettura, però. Infatti l’opera è stata rivalutata da zero anche artisticamente, ed ora è associata anche al topic meno affrontato delle amicizie tossiche (quella di Needy e Jennifer è mostrata più volte come tale) e della rabbia femminile, uno degli ultimi argomenti più parlati dell’internet, soprattutto se legata alla visione femminista della pellicola.

Megan Fox nel ruolo di Jennifer Check (s) e Amanda Seyfried nel ruolo di Needy Lesnicki (d) (Fonte: https://www.film-rezensionen.de/2022/01/jennifers-body-jungs-nach-ihrem-geschmack/)

Jennifer Check, insieme ad altri personaggi femminili horror e non come Carrie (Carrie – Lo sguardo di Satana), Ginger (Licantropia Evolution in Italia, Ginger Snaps in originale), Elaine (The Love Witch) e Beatrix Kiddo (Kill Bill), sono diventate le poster girl di una nuova rivendicazione femminile, quella di poter esprimere la propria rabbia come le loro controparti maschili e tutte le emozioni ad essa collegate che per anni sono state viste come, da un estremo, impossibili da esprimere per una donna in quanto percepita come creatura gentile e docile di natura e, dall’altro, sono state catalogate medicamente come isteria o viste come reazioni esagerate ad esperienze potenzialmente traumatiche come catcalling e molestie sessuali. Soprattutto con Jennifer Check che nel film uccide i ragazzi della propria scuola indiscriminatamente da come si comportano o trattano le donne per mantenersi giovane e bella, la rabbia è mischiata con la promiscuità che ci si aspetta da una ragazza della sua età nel pieno della crescita ormonale, e non viene mai trattata come “meno” in quanto tale, nemmeno da Needy, che ha ed ha avuto un solo ragazzo nella sua vita a differenza della migliore amica. Allo stesso modo, però, se il demone e le sue azioni sanguinolente sono anche allegorie della “fame” sessuale femminile, le cose iniziano a complicarsi: l’arte è negli occhi di chi la guarda, e le opere con più livelli di lettura come Jennifer’s Body saranno interpretate in modi differente da persone diverse con altrettante diverse esperienze.

Ma la rabbia di Jennifer è davvero femminista? Sì e no – anche qui, la risposta dipende dalla persona. Come già detto in precedenza, Jennifer uccide i ragazzi della sua scuola in quanto uomini che possono nutrire la sua natura da succube, non in quanto molestatori o malvagi come quelli che l’hanno sacrificata alla sua nuova esistenza. Infatti non la vediamo mai cercare di rintracciarli o di cacciarli. La rabbia di Jennifer attribuitale dall’internet per ciò che le è stato fatto è verso il genere maschile in generale, che include i responsabili del suo trauma ma, per qualche motivo, anche se restano nella prossimità della sua città, non cerca mai di vendicarsi di loro. Potrebbe anche essere, semmai, che l’emozione rappresentativa di Jennifer non sia per niente la rabbia, ma prettamente la lussuria e la vanità, con il suo uccidere per mantenersi bella – ci sono segni di una lettura di superficie più femminista del personaggio (come una scena tagliata ma presente nei trailer dove, al “Stai uccidendo persone!” di Needy, l’altra risponde con un sonoro “No, sto uccidendo ragazzi”), ma alla fine Jennifer viene più usata come allegoria sessuale che altro. Il suo iconico “I am a God” mentre testa i suoi poteri rigenerativi al telefono con Needy indica anche un ché di mania del potere tipica di una reginetta della scuola e il comportamento narcisista dello stereotipo cinematografico teen associato ad essa, il ché potrebbe anche indicare che, semplicemente, Jennifer non è altro che una esagerazione in stile horror del trope della teen queen che è stato letto con una profondità che il tono e il minutaggio del film non poteva sostenere. Tornando alla questione principale, si potrebbe dire che semmai Needy è il vero personaggio portatore della female rage del film: è lei che alla fine si vendica della band per la sua migliore amica senza contenere la sua rabbia e la sua violenza e il framing è celebrativo, al contrario dell’uccisione e tortura delle vittime di Jennifer, mostrate come le tragedie che sono. In sostanza, il tema della rabbia femminile del film sembra essere stato captato e proiettato sul personaggio sbagliato.

“Sono Dio” (Fonte: https://www.buzzfeednews.com/article/louispeitzman/jennifers-body-diablo-cody-karyn-kusama-feminist-horror)

L’iconicità della performance di Megan Fox, ora decantata a differenza del 2009, ha elevato il personaggio di Jennifer a pop icon femminista e camp, una proiezione esagerata del sentimento di vendetta di molte donne chdi fronte ai propri traumi si sono sentite piccole, una fantasia cannibalistica e catartico. Ciò spiegherebbe perché non sia stata Needy ad essere inquadrata così: la sua rabbia è fredda e calcolata e non miete vittime innocenti, quella di Jennifer tutto il contrario. Il film di Karyn Kusama rimane, oltre al suo recente impatto, una piccola gemma slasher da potersi godere questo Ottobre senza pretese.

Gaia Sposari

Lascia un commento