Le balene sono pesci. E noi?

Sicuramente tutti ci saremo sentiti dire, almeno una volta nella vita, che le balene non sono pesci, ma mammiferi, proprio come noi. Ma se vi dicessi che quell’affermazione non è del tutto corretta?

No, non sto mettendo in discussione il fatto che le balene siano mammiferi, e sicuramente più imparentate con noi che con un pesce rosso, ma siamo proprio sicuri che con quest’ultimo non abbiano proprio niente a che fare?

Ebbene sì, sia gli esseri umani, che le balene, che tutti gli altri vertebrati terrestri sono segretamente dei pesci… ma forse lo sono un po’ meno segretamente di quanto ci si possa aspettare.

In effetti, nel nostro corpo, come in quello di tanti altri animali, sono presenti relitti evolutivi che testimoniano il nostro passato acquatico. Ma prima di parlare di queste strutture, vediamo che cosa si intende quando si dice che siamo pesci.

In tassonomia, la disciplina che si occupa di classificare gli esseri viventi, si considerano parte di un unico raggruppamento, chiamato “clade”, tutti i discendenti di un certo organismo. Siccome tutti i tetrapodi discendono da un pesce osseo, cioè un pesce dotato di uno scheletro interno fatto di ossa anziché di cartilagine (evitiamo fraintendimenti: non era un pesce rosso, ma un pesce dalle pinne carnose simile al Tiktaalik roseae), tutti questi vertebrati sono a loro volta pesci ossei.

Per quanto questo approccio, a volte, possa sembrare assurdo, è stato molto utile ai tassonomisti per classificare gli esseri viventi mettendo in risalto le loro relazioni di parentela. In questa sede, invece, farà comodo per spiegare alcune tra quelle caratteristiche comuni a noi e ai pesci la cui esistenza abbiamo menzionato poco fa.

Tra questi aspetti, uno dei meno ovvi è la struttura degli arti.
È facile notare la somiglianza delle nostre braccia e gambe con quelle di animali come altri mammiferi o dei rettili, dovuta al fatto che sono strutture omologhe, cioè sono variazioni della stessa forma presente in un antenato comune. È però di gran lunga più sorprendente il fatto che le ossa presenti nel nostro braccio siano le stesse che si trovano nelle pinne pettorali dei pesci dalle pinne lobate. Addirittura, in alcuni casi, come in quello del sopra citato Tiktaalik, la struttura interna degli arti è più simile a quella dei nostri che a quella di altri animali comunemente definiti “pesci”.

Qualcosa di più strano ancora è molto evidente nei vertebrati dal collo lungo, come le giraffe, anche se accade lo stesso per tutto il resto dei tetrapodi.
Il nervo che collega la laringe al cervello in questi animali è lungo fino a cinque metri, nonostante questi due organi siano distanti tra loro al più qualche decina di centimetri. Questo accade perché il nervo passa dietro l’aorta, un tratto derivato dalla mancanza di collo dei pesci, nei quali questo arrangiamento è perfettamente sensato, siccome il cuore e la laringe si trovano a una brevissima distanza.
Questo ci mostra come l’evoluzione lavori in maniera cieca, solo con ciò che ha già a disposizione, nonostante a volte i risultati siano quasi divertenti.

Sempre nella gola, ma un po’ più su, si trova la faringe, un altro organo che mostra chiari indizi sulla nostra natura di pesci. È importante notare, però, che questa caratteristica è osservabile solo prima che l’individuo nasca.
Agli inizi dello sviluppo embrionale, nei vertebrati (ma non solo), sono presenti, ai lati della faringe, delle fessure branchiali. Mentre nei nostri antenati acquatici queste davano origine alle branchie, nei tetrapodi quasi tutte regrediscono man mano che la crescita prosegue, tranne la prima che dà origine all’orecchio esterno e a parte del timpano.
Questo è un esempio di “exattamento“, il fenomeno per il quale una struttura preesistente si adatta a svolgere una nuova funzione.

Insomma, non solo, a quanto pare, siamo davvero pesci, ma anche piuttosto interessanti, dato che su di noi si vedono all’opera tanti dei numerosi meccanismi che guidano il groviglio di rami dell’evoluzione.

Mario Colabello

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