Che cosa fa rima con amore? Cuore, fiore, rossore e… San Valentino!
La festa degli innamorati è giunta come ogni anno e apre le danze a fughe di coppia, baci passionali, peluches dalle più disparate fattezze, cene a lume di candela e film romantici. Ma è questo veramente amore o, forse, si tratta di simboli che rimandano a una ricostruzione di ciò che crediamo esso sia?
Nel corso degli anni, artisti, scrittori, psicologi, filosofi, sociologi e scienziati si sono interrogati sul significato del concetto di “amore”, tanto controverso quanto curioso. In questo articolo vengono proposte tre delle risposte più emblematiche in merito.
A come antidoto: l’alfabeto emozionale di Daniel Goleman
Se l’ossigeno si respira, le emozioni si vivono e, viceversa, inducono alla vita.
Etimologicamente, il termine “emozione” deriva dal latino e-movere, ossia “muovere da” e, dunque, “spinta ad agire”.
A riprova di ciò, lo psicologo Daniel Goleman, nel saggio Intelligenza emotiva. Che cos’è e perché può renderci felici (1995), presenta l’amore come quella tendenza che si oppone alla “reazione di combattimento o fuga tipica della paura e della collera”. In questo caso, infatti, si attivano delle “risposte di rilassamento” che infondono uno stato complessivo di calma e di apertura alla cooperazione e alla soddisfazione.
Dal punto di vista psico-emotivo, l’amore è l’antidoto alla paura e alla rabbia, contro le quali combatte con le armi della tenerezza e della soddisfazione sessuale sin dalle origini della specie umana, quando il cervello era regolato esclusivamente dai sentimenti, scevri di razionalità.
A come arte: Erich Fromm e l’arte di amare
È l’amore un’arte? Allora richiede sforzo e saggezza. Oppure l’amore è una piacevole sensazione, qualcosa in cui imbattersi, è questione di fortuna?
Erich Fromm
Con questo dilemma, Erich Fromm, psicanalista e sociologo tedesco, introduce i lettori al suo saggio L’arte di amare (1956), totalmente incentrato sull’amore come prodotto artistico. Al pari di un artista, l’innamorato è colui che si impegna, perché desidera fare l’amore, procedendo per tentativi, scartando bozze e lavorando all’opera finale, spesso ritoccata perché sempre imperfetta al suo sguardo attento e meticoloso.
Nella concezione umana, tuttavia, prevale l’idea che l’amore sia, prima di tutto, “essere amati e amabili”. Un obiettivo perseguibile tramite il raggiungimento della bellezza e del successo pecuniario o lavorativo. È ampiamente diffusa la credenza secondo cui, per raggiungere il tanto anelato quanto impossibile amore, si debba apparire esteticamente “attraenti”, senza contemplare, però, che il giudizio dell’aspetto è fortemente ancorata a canoni variabili, influenzati da mode diverse, a seconda dell’epoca di riferimento.
La persona, in questo senso, viene oggettificata e, contemporaneamente, mercificata, alla stregua di un bene che, al pari di tutti gli altri, può essere consumato e acquistato. Tale prospettiva si riflette nella visione altrettanto mercificata della festa di San Valentino, sempre più basata sul principio del “do ut des“, secondo cui l’amore viene ridotto a un mero scambio di regali.
A come attimi: amare sé stessi prima di tutto
“In amore vince chi fugge” è un proverbio di lunga data correlato al tema trattato e che contempla una molteplicità di soggetti implicati. Il riferimento all’amore di coppia è implicito, ma affiora tra le righe, comunicando che dove c’è amore, vive almeno una coppia di individui (peraltro, tanto disperati da fuggire). Anche in questo modo di dire emergono numerosi stereotipi: l’idea dell’amore passionale e sofferto e la correlazione tra amore e coppia o plurimi soggetti.
Film, romanzi, locandine cinematografiche, opere d’arte, pubblicità hanno abituato i fruitori alla visione miope di un amore intriso di dispiaceri, patimenti e turbolenze. Lo storyteller Daniele Di Benedetti, invece, lo descrive nel suo bestseller Amati per amare (2019) come fonte di energia e di empowerment nella vita, perché “Il più grande superpotere vive in chi ha il coraggio di amare incondizionatamente”. E amare incondizionatamente non implica obbligatoriamente altre persone, ma soprattutto se stessi. Apprendere le proprie inclinazioni, fermarsi per ascoltarsi, praticare sport, arte e i passatempi che più si amano è la sola via per continuare a crescere personalmente e nelle altre attività che si conducono adiacentemente nella propria vita.
Il più grande superpotere vive in chi ha il coraggio di amare incondizionatamente
Daniele Di Benedetti
L’invito per questo San Valentino è, pertanto, di continuare ad amare e di farlo ogni giorno, non solo in questa data, perché l’amore è la prima lettera del nostro alfabeto emozionale. Regalatevi un San Valentino che sappia del vostro gusto preferito, che richiami i suoni che più amate e che vi riscaldi con il calore di chi o cosa veramente desiderate.
Buon San Valentino.
Alessia Congiu
