Una nuova mostra approda alla GAM, Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, una delle eccellenze museali della città sabauda. Questa volta la protagonista è la scultura, forma artistica che ha da offrire spunti concettuali e derive molto creative e sperimentali. Viaggio al termine della statuaria ha proprio questo intento: mostrare come pochi decenni, quelli che vanno dal 1940 al 1980, si pongano come rivoluzionari per l’arte plastica nel nostro paese, portando a forme nuove e impensabili che hanno stravolto i canoni tradizionali a cui questa tecnica era da tempo vincolata, e portando alla definizione di un vero e proprio “nuovo statuto della scultura“. La mostra, curata da Riccardo Passoni, presenta ben 50 opere di 40 artisti diversi, alcune appartenenti alla collezione della Galleria, altre concesse grazie al contributo di Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT e Fondazione Guido ed Ettore De Fornaris.
L’allestimento è essenziale, ma efficace nel confluire tutta la potenza evocativa delle opere, dalle più svariate forme e dai più diversi materiali. Queste si stagliano nel seminterrato bianco e ampio della Galleria, ricordando quasi una sorta di magazzino d’antiquario, collezionista di opere andate perdute nel tempo. Ma qui non regna il caos e il disordine, anzi: le opere si presentano al pubblico in un percorso cronologico, che ben fa capire l’evoluzione e i cambiamenti linguistici e iconografici che hanno interessato la scultura italiana, anche a distanza di pochissimi anni. A colpire subito il visitatore è il confronto artistico e immaginario posto tra due figure femminili, quella del Ritratto di Eva di Edoardo Rubino, che trasmette solennità e classicità, con La pazza di Sandro Cherchi, soggetto umile emblema di un implosivo espressionismo.
Le opere successive rappresentano appieno la serie di svolte di grande portata a cui la scultura andò in contro verso la fine degli anni ’40, soprattutto abbandonando un certo stile monumentale e privilegiando soggetti più sperimentali: esempi ne sono Cherchi di Giuseppe Tarantino, Miracolo [Olocausto] di Marino Marini o i bronzi dinamici di Umberto Mastroianni e di Pietro Consagra. Non si può non citare poi Lucio Fontana, che con l’opera Concetto spaziale, caratterizzata da piattezza e vivacità del colore, scardina la nozione di scultura stessa. Lo sguardo del visitatore quindi può ammirare il progredire di stili e derive sempre più variegate: la scultura d’assemblaggio con materiali di recupero e scarto, di cui Ettore Colla è emblema; l’uso privilegiato del metallo come l’opera di Dadamaino Oggetto ottico-cinetico, che fa da copertina a questa mostra; o ancora la rappresentazione di una natura morta scultorea con La Zuccaia di Piero Gilardi – da poco scomparso e a cui la GAM vuole rendere omaggio – che vuole criticare la mercificazione dell’ambiente. A concludere la mostra colpisce l’opera di Nanda Vigo del 1976 Frammenti di riflessione [exoteric gate], che più che sull’opera plastica in sé punta l’attenzione sul ripensamento dello spazio, attraverso un’installazione di vetro, ferro, specchi e neon che crea un ambiente quasi surreale.






Una mostra, dunque, che fa immergere in espressioni artistiche poco conosciute e ed è in grado di farci capire quanto la scultura come forma artistica possa manifestarsi in stili ed esiti molto rivoluzionari e portatori di significati più profondi.
La mostra è visitabile dal 4 Aprile al 10 Settembre di quest’anno: per informazioni su orari e tariffe consultare il sito della GAM : https://www.gamtorino.it/it/
Rachele Gatto
