Se passate da Copenaghen, uno dei luoghi che vale sicuramente la pena vedere è Christiania, il famoso quartiere anarchico-hippie della città. Presente su ogni guida turistica, è sicuramente una tappa obbligatoria per chi vuole conoscere un altro lato della città danese e approfondire una parte importante della sua storia, fatta di creatività e tolleranza.
Origini e ideali
Il 26 settembre del 1971, un gruppo di hippie, influenzato dal giornalista Jacob Ludvigsen (che scriveva per il giornale anarchico Hovedbladet), occupò una vecchia base militare abbandonata e proclamò la nascita della Fristaden Christiania, ovvero la “Città libera di Christiania”, dal nome del distretto in cui si trova. L’obiettivo degli squatters era quello di creare una società alternativa, guidata dai principi della pace e dell’amore, un luogo in cui le decisioni dovevano essere prese collettivamente e non venivano applicate le leggi danesi, incluso il pagamento delle tasse. Erano inoltre vietate le forze dell’ordine e l’ingresso nell’enclave delle automobili. La vendita di cannabis era liberamente tollerata, tanto che al centro della comune era (ed è tuttora) presente la pusher street; una via che comprende numerose bancarelle dove avviene la compravendita di droghe leggere.

Oggi: l’accordo con il governo danese
Dopo innumerevoli tentativi da parte delle autorità danesi di espellere gli abitanti e mettere fine alla loro occupazione, nel 2012 raggiunsero un accordo: il governo avrebbe venduto ai residenti la maggior parte della proprietà di Christiania (85 acri) ad un prezzo conveniente (circa 12 milioni di euro) in modo da garantire la sopravvivenza alla comune. Anche se con qualche reticenza (gli abitanti non volevano possedere proprietà private), accettarono il compromesso, ma sempre a modo loro: nessun singolo avrebbe infatti controllato il proprio terreno, ma venne creata una fondazione con un suo consiglio di amministrazione e successivamente vennero vendute delle “quote sociali” per comprare il terreno, a cui si aggiungevano i prestiti.

La vita a Christiania
Ad oggi i residenti ammontano a circa 900 persone, che comprendono artisti, attivisti, anarchici e hippie. Sono presenti più di 50 attività attive: a Christiania ci sono negozi d’artigianato, un asilo, una panetteria, una sauna, una fabbrica di biciclette, una tipografia, una radio libera, un cinema, un teatro, diversi bar e ristoranti. L’atmosfera è tranquilla, ed è una zona frequentata anche da famiglie con bambini per la sua posizione immersa nel verde. Nel tempo è diventata un’attrazione unica per i turisti, al punto da farla diventare uno dei luoghi più visitati di Copenaghen, con 1 milione e mezzo circa di visitatori all’anno. Per visitarla è necessario però non scattare fotografie, soprattutto nei pressi dei banchetti dello spaccio, per rispetto nei confronti delle persone che ci abitano.
La pusher street
Molto criticata e discussa è invece la sua famosa pusher street. Nonostante le droghe leggere siano illegali in Danimarca, qui ne vengono lo stesso tollerate la vendita e il consumo. Questo è il principale problema di Christiania, perchè negli ultimi anni i conflitti con la polizia hanno esacerbato la quiete della comune. Nel 2016 uno spacciatore aprì il fuoco contro due poliziotti, ferendoli gravemente, e gli abitanti andarono ad abbattere i banchetti della pusher street, per protestare contro questo tipo di violenze all’interno dell’enclave.
Da tempo la vendita dell’hashish è in mano ad alcune gang criminali e stanno creando sempre più problemi alla sicurezza dei cittadini. L’ultimo omicidio di uno spacciatore risale al 2022, e si registrano numerosi accoltellamenti. La polizia tra il 2020 e il 2021 ha confiscato una tonnellata di marijuana, stimando un giro d’affari da 150 milioni di euro all’anno. La sindaca di Copenaghen a fine giugno di quest’anno ha confermato che la sua volontà e quella dei residenti di Christiania è quella di chiudere definitivamente la pusher street, in seguito alle insostenibili violenze sfociate negli ultimi mesi; si teme infatti che possa nascere una guerra tra gang nel cuore dell’enclave. Molti sostengono inoltre che si potrebbero eliminare le infiltrazioni criminali se il governo danese legalizzasse le droghe leggere, in modo da poterne controllare la vendita, strada che però incontra l’opposizione della politica e di una parte di opinione pubblica.
Resistenza
Nonostante le difficoltà e il turismo di massa sempre più ingombrante per il piccolo microstato, Christiania resiste ormai da più di 50 anni, il che rende la comune l’esperimento sociale più lungo e, tutto sommato, riuscito della storia, il che non è poco.
Gli ideali di anarco-pacifismo sono forse sbiaditi dietro alle necessità economiche dei nostri tempi, ma resta comunque un simbolo di Copenaghen e un importante motivo di orgoglio per i danesi.
Fabrizio Mogni
